“Cos’hanno in comune le luminarie di Corigliano-Rossano con le luci d’artista di Salerno, le Favole di luce di Gaeta, le ghirlande festose che rendono magica Locorotondo, le installazioni del Villaggio di Natale di Tropea, l’albero di natale più grande del mondo di Gubbio, gli spettacoli di luce di Torino e l’evento Magic Light Festival di Como? NULLA. Tutte quelle citate, infatti, indiscusse attrazioni turistiche, sono state programmate, promosse ed installate infatti nelle piazze, proiettate sui palazzi gentilizi e distribuite lungo corsi e vicoli dei centri storici di quelle destinazioni. Anche quest’anno quelle luminarie rappresentano, da settimane come ogni anno un’attrazione per migliaia di visitatori. Nella nostra Città d’Arte invece, che di centri storici ne può vantare addirittura due e con una dotazione architettonica ed identitaria distintiva di livello nazionale ed internazionale, le luci di Natale sono state accese in ritardo, non promosse da nessuna parte e, ciò che è assurdo, collocate altrove, ben lontano dai centri storici, in zone urbane sicuramente importanti ma non turisticamente attrattive e competitive. Ma non è tutto. A quale modello si è ispirata l’Amministrazione Comunale?”
Lo afferma, in una nota, il consigliere comunale Adele Olivo sollecitando gli amministratori “a spiegare inoltre, sulla base di quale ulteriore e assurdo criterio, per quelle pochissime luminarie installate in extremis nei due centri storici, sempre più abbandonati e desolati, sono state comunque preferite alcune strade, lasciandone buie altre”.
Non solo sono state installate in ritardo, senza alcuna pianificazione e rincorrendo lamentele, richieste, proteste e proposte di cittadini o consiglieri comunali, ma non si riesce a cogliere il motivo in base al quale – aggiunge – l’assessore Argentino (o forse se ne è occupato il super dirigente esterno Soda) abbia puntato tutto su alcune vie comuni del territorio cittadino invece che sul fascino dei due patrimoni delle città alte.
Per il centro storico di Rossano, per esempio, si ha una parvenza di festa solo da Piazza Santi Anargiri fino a Piazza Steri, salendo per via Martucci e scendendo per la Cattedrale. Per il resto, dalla centralissima Piazza Steri fino alla chiesa di San Domenico ed al San Marco domina il buio più totale. C’è una visione strategica dietro queste scelte?
È stato forse adottato un criterio di densità demografica? Non ci risulta. Oppure quello della maggiore o minore presenza di attività commerciali? Non lo sappiamo. O, ancora, ha prevalso una modalità nuova di risparmio energetico per zone della stessa Città o in funzione della più facile logistica negli allacci elettrici? Nessuno lo sa. Ed è per questo motivo – conclude la Olivo – che ribadendo la massima considerazione e stima per tutta la rete commerciale del centro storico che, nonostante tutto resiste e tiene in vita una luce di entusiasmo più forte di ogni luminaria, vorremmo sapere dal silente assessore al turismo quale idea di turismo sta portando avanti rispetto alle attese e potenzialità gigantesche ma sistematicamente umiliate della terza città della Calabria