“La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla” - Gabriel Garcia Marquez
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Reggio, sul palco del Cineteatro metropolitano arriva lo spettacolo “Stretto melodico”

Ci sono ponti di pietre. Come quelle delle colonne su cui si regge la Sicilia della leggenda. Quella di Colapesce, nato creatura e ritrovatosi quasi pesce. Poi, ci sono ponti di parole. Come quelle che Stefano d’Arrigo e Giuseppe Occhiato hanno utilizzato, dalle sponde opposte dello stretto, per inventare una lingua creola. Figlia di una mescidanza balzana, di forma e contenuto. E, infine, ci sono ponti su cui non si adagiano merci, vetture e mercuriali. Ma ponti con cui si coniugano idee, idiomi, identità. E persone che quelle idee, quegli idiomi e quella identità sposano per farne cammino comune e approdo condiviso. Perché la musica è un lessico universale che unisce popoli e lingue. Territori e cristiani. Anche quelli separati da una lingua di mare color cobalto.

Francesca Prestia e Carlo Muratori sono missionari contemporanei di Euterpe. Non hanno che un’ambizione smussata. Levigata su sonorità che restituiscono a un tempo senza tempo. A un perimetro di confine, dove anche il dialetto si fa poesia senza transitare fra le asperità del gergo.

Sono due cercatori di luce in quella nicchia di eternità che è la tradizione in cui la vulgata si fa fermento ed editto. Assioma e precetto.

Francesca Prestia e Carlo Muratori sono due artisti veri. Niente a che vedere con il prêt-à-porter di un festival di mezza estate. Loro editano e cantano storie. Vere e che sfidano le alchimie della critica e del contingente. Rinverdiscono piccole epopee suburbane dove la cifra etnografica domina per sciogliersi nella musica. E dove, invece, la cifra stilistica del pentagramma si diluisce nel costume per farsi missione e strumento.

“Mo’ vene Natale nun tengo denare me fumo na pippa e me vaco a cuccà”. Francesca Prestia e Carlo Muratori ora sembrano aver preso a nolo la vecchia filastrocca, solo che preferiscono cantare. E così s’inventano “Stretto melodico”, il Natale nelle tradizioni musicali popolari di Sicilia e Calabria.

Uno spettacolo in cui rivivono le storie del Natale popolare attraverso i loro canti e i loro racconti. In cui sui alternano sapientemente, quasi fossero in un gioco di specchi, il suono antico e solenne del siciliano e del calabrese.

Uno spettacolo che si articola in quattro quadri narrativi che vanno dal matrimonio di Giuseppe e Maria sino alla visita e all’adorazione dei Magi d’Oriente. I brani narrati, dal Muratori e dalla Prestìa, in lingua dialettale sono ispirati ai Vangeli apocrifi e sono intervallati dai canti popolari di tradizione orale siculo-calabra.

Lo spettacolo si terrà a Reggio Calabria giovedì 29 dicembre 2022 alle ore 18 presso il Cineteatro metropolitano, organizzato dall’ANPI, l’AGEDO, Amnesty International, l’ANMIL, la UISP e Unione italiana cechi.

I due artisti, così, ci faranno immergere nel cunto attraverso il suono delle loro voci e dei loro strumenti, tradizionali e classici: chitarra, chitarrina battente, flauto traverso, harmonium, bouzouki e percussioni. Perché solo il cunto, il canto e il suono sono capaci di vincere la morte e celebrare i fasti di uno sposalizio, quello fra la Sicilia e la Calabria, che affonda le radici nel mito. Lo riassapora e lo affida a due regioni che non sono stigmi di terra. Ma respiri e vita di due sorelle.

Francesca Prestìa è una cantautrice e cantastorie calabrese. E’ conosciuta per le sue ballate composte per cantare i “vinti” che resistono e denunciano la mafia (Lea Garofalo, Giuseppina Pesce, Peppino e Felicia Impastato) e che lottano per la giustizia, la libertà e il diritto al lavoro (Giuditta Levato). Si dedica da oltre vent’anni alla ricerca storico-musicale per far conoscere personaggi illustri come Gioacchino da Fiore, Tommaso Campanella, san Francesco di Paola, Mattia Preti, e le lingue minoritarie del territorio calabrese (ebraico, arberesh, calabrogreco e occitano).ù

Carlo Muratori è un cantautore, ricercatore di tradizioni popolari, produttore discografico, arrangiatore, didatta, organizzatore di eventi.

Nella sua intensa opera musicale ed artistica si coglie una evidente attrazione per l’area culturale mediterranea; riguardo al pensiero che lo ispira, ai suoni, ai ritmi, alle melodie. La parola poetica adottata nei suoi progetti alterna fra l’italiano e la lingua siciliana.

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