Ci sono ponti di pietre. Come quelle delle colonne su cui si regge la Sicilia della leggenda. Quella di Colapesce, nato creatura e ritrovatosi quasi pesce. Poi, ci sono ponti di parole. Come quelle che Stefano d’Arrigo e Giuseppe Occhiato hanno utilizzato, dalle sponde opposte dello stretto, per inventare una lingua creola. Figlia di una mescidanza balzana, di forma e contenuto. E, infine, ci sono ponti su cui non si adagiano merci, vetture e mercuriali. Ma ponti con cui si coniugano idee, idiomi, identità. E persone che quelle idee, quegli idiomi e quella identità sposano per farne cammino comune e approdo condiviso. Perché la musica è un lessico universale che unisce popoli e lingue. Territori e cristiani. Anche quelli separati da una lingua di mare color cobalto.
Francesca Prestia e Carlo Muratori sono missionari contemporanei di Euterpe. Non hanno che un’ambizione smussata. Levigata su sonorità che restituiscono a un tempo senza tempo. A un perimetro di confine, dove anche il dialetto si fa poesia senza transitare fra le asperità del gergo.
Sono due cercatori di luce in quella nicchia di eternità che è la tradizione in cui la vulgata si fa fermento ed editto. Assioma e precetto.
Francesca Prestia e Carlo Muratori sono due artisti veri. Niente a che vedere con il prêt-à-porter di un festival di mezza estate. Loro editano e cantano storie. Vere e che sfidano le alchimie della critica e del contingente. Rinverdiscono piccole epopee suburbane dove la cifra etnografica domina per sciogliersi nella musica. E dove, invece, la cifra stilistica del pentagramma si diluisce nel costume per farsi missione e strumento.
“Mo’ vene Natale nun tengo denare me fumo na pippa e me vaco a cuccà”. Francesca Prestia e Carlo Muratori ora sembrano aver preso a nolo la vecchia filastrocca, solo che preferiscono cantare. E così s’inventano “Stretto melodico”, il Natale nelle tradizioni musicali popolari di Sicilia e Calabria.
Uno spettacolo in cui rivivono le storie del Natale popolare attraverso i loro canti e i loro racconti. In cui sui alternano sapientemente, quasi fossero in un gioco di specchi, il suono antico e solenne del siciliano e del calabrese.
Uno spettacolo che si articola in quattro quadri narrativi che vanno dal matrimonio di Giuseppe e Maria sino alla visita e all’adorazione dei Magi d’Oriente. I brani narrati, dal Muratori e dalla Prestìa, in lingua dialettale sono ispirati ai Vangeli apocrifi e sono intervallati dai canti popolari di tradizione orale siculo-calabra.
Lo spettacolo si terrà a Reggio Calabria giovedì 29 dicembre 2022 alle ore 18 presso il Cineteatro metropolitano, organizzato dall’ANPI, l’AGEDO, Amnesty International, l’ANMIL, la UISP e Unione italiana cechi.
I due artisti, così, ci faranno immergere nel cunto attraverso il suono delle loro voci e dei loro strumenti, tradizionali e classici: chitarra, chitarrina battente, flauto traverso, harmonium, bouzouki e percussioni. Perché solo il cunto, il canto e il suono sono capaci di vincere la morte e celebrare i fasti di uno sposalizio, quello fra la Sicilia e la Calabria, che affonda le radici nel mito. Lo riassapora e lo affida a due regioni che non sono stigmi di terra. Ma respiri e vita di due sorelle.
Francesca Prestìa è una cantautrice e cantastorie calabrese. E’ conosciuta per le sue ballate composte per cantare i “vinti” che resistono e denunciano la mafia (Lea Garofalo, Giuseppina Pesce, Peppino e Felicia Impastato) e che lottano per la giustizia, la libertà e il diritto al lavoro (Giuditta Levato). Si dedica da oltre vent’anni alla ricerca storico-musicale per far conoscere personaggi illustri come Gioacchino da Fiore, Tommaso Campanella, san Francesco di Paola, Mattia Preti, e le lingue minoritarie del territorio calabrese (ebraico, arberesh, calabrogreco e occitano).ù
Carlo Muratori è un cantautore, ricercatore di tradizioni popolari, produttore discografico, arrangiatore, didatta, organizzatore di eventi.
Nella sua intensa opera musicale ed artistica si coglie una evidente attrazione per l’area culturale mediterranea; riguardo al pensiero che lo ispira, ai suoni, ai ritmi, alle melodie. La parola poetica adottata nei suoi progetti alterna fra l’italiano e la lingua siciliana.