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Traffico di droga sull’asse Calabria-Sicilia: durante la pandemia la merce arrivava sulle ambulanze

Operazione antidroga “Acheron”: decine di arresti e perquisizioni della polizia di Stato tra le province di Trapani, e Reggio Calabria per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Un giro vorticoso all’ombra di mafia e ‘ndrangheta. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno documentato l’attivita’ di due distinte organizzazioni criminali, tra loro collegate, operanti a Trapani e provincia, in grado di garantire il funzionamento di numerose piazze di spaccio ubicate in sia nel Capoluogo che a Marsala.

Un primo gruppo, facente capo ai componenti di una nota famiglia criminale trapanese – da tempo egemone in citta’ nella gestione dei traffici di droga – secondo quanto ricostruito dal gip del Tribunale di Palermo, aveva organizzato piu’ piazze di spaccio, dislocate in diversi punti della citta’. Un secondo gruppo, con elemento di vertice il figlio di un esponente della famiglia mafiosa di Paceco e tra gli aderenti un condannato in quanto ritenuto affiliato a Cosa nostra, si occupava principalmente di garantire l’approvvigionamento delle sostanze, attraverso la raccolta del denaro, l’organizzazione dei viaggi da e per la Calabria e il mantenimento dei rapporti con esponenti vicini alle ‘ndrine attivi nel rosarnese. Quale reazione al sequestro di oltre 35 chili di hashish e 5 di cocaina, alcuni elementi di spicco dell’organizzazione che controllava le piazze di spaccio trapanesi, avevano ipotizzato di creare una sorta di cartello, in modo da far lievitare il prezzo dello stupefacente e poter cosi’ compensare le perdite subite.

Cocaina, marijuana, hashish. Erano le droghe che il gruppo di Giostra sgominato dalla Guardia di finanza di Messina faceva arrivare dalla Calabria, tramite collegamenti con base operativa a Reggio Calabria e nelle roccaforti ‘ndranghetiste di San Luca e Melito Porto Salvo. Fornitori che non si fermavano neppure durante il Covid: durante la pandemia, per eludere i controlli delle Forze di Polizia e poter beneficiare, nel contempo, di un canale di passaggio prioritario sullo Stretto, provvedevano alla consegna dello stupefacente a Messina utilizzando autoambulanze. E’ quanto emerge dall’inchiesta della Dda della Città dello Stretto.

L’agguerrito gruppo criminale che gestiva il traffico di droga tra Sicilia e Calabria, era in grado di contrattare con le organizzazioni calabresi l’acquisto di armi da guerra, come fucili mitragliatori del tipo Uzi, dotati di silenziatore. Emerge dall’operazione della Guardia di finanza di Messina che ha eseguito 61 misure cautelari.

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