“Per esercitare l’ars medica si devono possedere titoli di studio da cui non si può, ovviamente, prescindere. Titoli che devono essere riconosciuti dallo Stato. E, quindi, tirocini pre-laurea, laurea, iscrizione all’ordine dei medici e, non ultima, la conoscenza della lingua italiana. E, ancora, l’obbligatorietà dell’assicurazione. E perché questa abbia validità è necessario avere dei crediti formativi (ECM), senza dimenticare pure l’art.21 dell’Accordo Stato Regioni del 23 novembre 2017. Mentre il personale sanitario italiano, che presta la propria opera in Italia, è costretto, trattandosi di un impiego in una pubblica amministrazione, a partecipare ad un concorso (art. 97, comma 4, Cost.), [con un’attenta valutazione preventiva dei titoli di idoneità a ricoprire l’incarico, tali da ammettere gli aspiranti alle prove agonistiche] e a rispettare le norme, personale sanitario straniero, a cui si è fatto ricorso per motivi emergenziali, viene impiegato senza che debba essere sottoposto agli stessi obblighi di legge.
Ma c’è qualcosa di ancora più aberrante: attingere a quei medici che fanno parte di cooperative che operano come una sorta di agenzia di lavoro interinale. In questo caso, gli ospedali pubblici finiscono con l’assumere medici senza che questi abbiano partecipato e superato dei concorsi pubblici.
A legittimare, in qualche modo, questa nuova pratica, ci si mette pure l’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione, a cui i responsabili di Asl/Ao si rivolgono per chiedere pareri sulla congruità dei prezzi per “forniture di servizi medico-sanitari disposti in somma urgenza”. E per giustificare tutto questo viene addotta la necessità di coprire il vuoto in reparti “sensibili”, come il pronto soccorso e l’anestesia, per i quali “le Aziende sanitarie e ospedali, si trovano in grossa difficoltà operativa per mancanza di medici, e perché si possa garantire un’ adeguata assistenza questa sembra essere la strada giusta“.( G. Brusia)
Ma le prestazioni sanitarie in emergenza non si possono garantire con le cooperative che offrono un medico al prezzo più basso.
La sanità non si gestisce con l’offerta di prestazioni a prezzi modici, ma garantendo la massima competenza, la migliore preparazione, il giusto percorso medico osservando le linee guida, che sono obbligatorie. Il cittadino ha bisogno di garanzie assistenziali e percorsi lineari, in particolare nell’emergenza/urgenza, che resta il fronte della sanità quotidiana.
Chi è costretto ad entrare in un percorso emergenziale ha necessità di garanzie, e non di incertezze. La necessità di ricorrere alle cooperative è legata al fallimento di chi ha gestito in modo scoordinato e confusionario il pianeta sanitario fino ad oggi. Tante linee di comando non hanno risolto e non risolvono pragmaticamente nulla.
È necessario avere le idee chiare e possedere punti cardini ben precisi. È fondamentale creare la rete dell’emergenza urgenza, le proposte di legge ci sono, e gli esperti di questo ambito anche, ma tante teste afferenti a tenti enti istituzionali non danno risposte.
Di chi è la competenza sanitaria? Ministero Salute? Economia e Finanza? Università? Regioni (20)? ISS? AIFA? Agenas? Svimez? Adesso anche Anac? L’Italia è uno stato libero in cui chiunque può dire di tutto, ma la sanità langue e i cittadini pregano”.
Così in una nota Massimo Misiti, coordinatore regionale M5S Calabria.