“La proposta di legge regionale sottoscritta dai cinque capigruppo della maggioranza di centrodestra, con la quale di fatto si vuole aumentare le poltrone, mentre formalmente si vorrebbe introdurre una incompatibilità tra la carica di consigliere e quella di assessore regionale presenta evidenti profili di illegittimità costituzionale. E’ una proposta tanto imbarazzante quanto aberrante, per il messaggio di sfiducia verso le istituzioni regionali che questa politica continua a mandare ai cittadini calabresi“. E’ la denuncia forte dei consiglieri regionali del M5S in Calabria Davide Tavernise e Francesco Afflitto, alla notizia della presentazione della proposta di legge rubricata “Introduzione incompatibilità tra la carica di Consigliere e la carica di Assessore regionale”, voluta dal centrodestra calabrese.
“E’ una proposta che richiama molto – vanno avanti Tavernise e Afflitto – quanto già tentato nel 2014, allorché vennero approvate talune modifiche e integrazioni allo statuto regionale. Nello specifico si voleva aggiungere il comma 4ter all’articolo 35 dello statuto che, così modificato, avrebbe previsto: “La nomina ad assessore di componenti del Consiglio regionale comporta la sospensione di diritto dall’incarico di consigliere regionale affidando temporaneamente la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere al candidato della stessa lista che ha riportato, dopo gli eletti, il maggior numero di voti”. Una norma impugnata, presso la Corte Costituzionale, dal Consiglio dei Ministri di allora. Secondo le rimostranze avanzate dal Governo nazionale, la norma era censurabile perché, comportante la sospensione di diritto dall’incarico di consigliere regionale e introducendo un meccanismo di supplenza, affidante temporaneamente l’esercizio delle funzioni del “consigliere – assessore” al primo dei candidati non eletti della stessa lista, risultava invasiva dell’ambito legislativo che il comma 1, dell’articolo 122 della Costituzione ha inteso riservare al legislatore regionale, nei limiti dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica. In sostanza, incideva sulla materia elettorale, rispetto alla quale non residuano margini di determinazione per l’autonomia statutaria regionale“.
“Tra i rilievi mossi, che hanno portato, poi, la Regione ad abrogare quella norma, e di conseguenza la Corte Costituzionale a dichiarare estinto il processo – proseguono Tavernise e Afflitto – anche la violazione dell’art. 67 Cost., per violazione del divieto di mandato imperativo, in quanto il meccanismo di supplenza che affida temporaneamente l’esercizio delle funzioni del consigliere-assessore al primo dei candidati non eletti della stessa lista determinerebbe la revocabilità del consigliere supplente da parte del supplito, ove questo cessi dalle funzioni di assessore“
“Quanto proposto oggi dal centrodestra – concludono Tavernise e Afflitto– sembra, dunque, la riproposizione di un film già visto che da un lato segna l’ennesima rottura nella fiducia tra cittadini ed istituzioni, e dall’altro una nuova norma regionale che va verso la censura del Governo nazionale”.