di Gaia Serena Ferrara
E’ l’estate del 1981: un ragazzo di 15 anni rientra da una vacanza all’estero e si accorge che la sua città, Reggio Calabria, ha una luce diversa. La luce dei Bronzi.
Sono proprio loro i nuovi protagonisti di quello scorcio d’estate e dello spettacolo, andato in scena sabato 22 e domenica 23 ottobre all’Auditorium Zanotti Bianco, dal titolo “Venuti dal mare”.
Il caldo d’agosto, il mare sullo sfondo, le luci e un adolescente che ha troppo da fare, troppo a cui pensare, e che misura mentalmente la distanza che separa Il Museo Archeologico di Reggio da casa sua.
Dopotutto è l’estate in cui Reggio si prepara a celebrare i guerrieri venuti dal mare.
Gaetano Tramontana e Alessio Laganà regalano alla compagnia di SpazioTeatro e al pubblico un’esperienza ibrida, in cui la musica fa da raccordo per tutti i fili che compongono il racconto intimo e intenso di quella che diventa una tipica storia italiana. La storia dei Bronzi, quella che li ha consacrati a mito e che non conosceremo mai davvero.
In occasione del 50ennale del loro ritrovamento, non poteva certo mancare un momento come questo. Un’occasione duplice per riportare nuovamente al centro dell’attenzione l’universo misterioso di bellezza, meraviglia e dubbi che circonda i Bronzi, in una cornice puntellata dai ricordi d’infanzia di Gaetano Tramontana dove il giovane 15enne e l’uomo adulto si fondono impercettibilmente, catturando così il pubblico.
Perché ci sono frangenti in cui la storia del mondo sembra intrecciarsi con quella di un singolo individuo, momenti globali che si intersecano con quelli intimi e personali. Così come accade nel monologo di Tramontana, come se la storia del mito che avvolge i Bronzi diventasse un unicum con le fasi decisive e memorabili della vita del protagonista.
Il loro ritrovamento, il mistero che li avvolge, la testimonianza del piccolo Nino che dalla finestra di casa sua nella notte vede degli uomini impegnati a tirare su dal mare qualcosa di molto pesante, le polemiche incessanti su quale città dovesse “averli”: tutto diventa funzionale a portare in scena le emozioni e le sensazioni di un uomo, all’epoca un ragazzo, costretto ad affrontare i cambiamenti e le novità che lo aspettano al ritorno a casa.
E anche i Bronzi stanno tornando a casa, in quell’estate del 1981.
“Volete portarli in Calabria? Non ci sono i terremoti? E la mafia? Poi il clima, il caldo. E se poi li sequestrano?”, prosegue Gaetano con sapiente ironia e umorismo sferzante, alternando ai tratti più “comici” e infantili le riflessioni di un uomo che guarda al suo passato con un velo di malinconia.
Sullo sfondo di un mondo nuovo che si appresta a cambiare, Gaetano alla fine fissa un punto fermo: “I Bronzi si portano dietro tutta la storia del mondo” e chissà che un giorno, scoprendo che la memoria resta impressa nella materia, non siano proprio loro a raccontarla.