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Fino al 28 agosto nel Castello della Valle di Fiumefreddo Bruzio (CS), “Esma”, la mostra fotografia di Anna Maria De Luca

Sono esposte al pubblico per la prima volta le storiche foto del processo ESMA, scattate da Anna Maria De Luca nell’aula bunker di Rebibbia per testimoniare uno dei processi per i diritti umani più importanti al mondo,  il processo ESMA – in cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri si costituì parte civile – finito con la condanna all’ergastolo dei gerarchi argentini responsabili della morte di Angela Maria Aieta, Giovanni e Susanna Pegoraro. La mostra fotografica si tiene nel Castello della Valle (Fiumefreddo Bruzio – CS) all’interno della mostra di pitttura, “Il Tempo dell’Attesa”, personale di Anna Maria De Luca, pittrice e giornalista. Per l’occasione è giunto a Fiumefreddo il pm dei tre processi ESMA, Francesco Caporale, già Procuratore Aggiunto a Roma. “Senza il lavoro di Caporale – ha scritto l’allora ministro della giustizia Oliviero Diliberto – questi processi non sarebbero mai stati possibili”.

I processi per i desaparecidos sono stati rinviati in Italia per anni, passati da archiviazione ad archiviazione, fino a quando i fascicoli finirono nelle mani del pm Caporale che, a differenza di molti altri colleghi, non solo non archiviò ma gli dedicò parte della sua vita, in un periodo in cui in Argentina non era ancora possibile portare in tribunale i militari del regime. “Il Tempo dell’Attesa – spiega Anna Maria De Luca – inquadra sia i decenni di attesa che i parenti delle vittime della dittatura hanno dovuto vivere prima che si potesse arrivare alla giustizia in tribunale, sia il tempo in cui sono nati i miei quadri, il periodo sospeso che tutti abbiamo vissuto a causa del Covid. Tra i quadri, tre sono dedicati alla scomparsa dell’identità e dei corpi, tema che sento potentemente nell’anima dato che la vicenda dei desaparecidos ha riguardato anche alcuni pezzi della mia famiglia: Angela Maria, buttata da un aereo militare nell’oceano e il figlio Jorge, morto sotto le torture, per non parlare di Dante, leader peronista nemico numero 1 del regime, incarcerato per otto anni e otto mesi senza mai un processo. Una detenzione che però gli salvò la vita: lui, che era stato già ministro a 23 anni e che era noto in tutta l’Argentina per la sua lotta contro i militari, tornò libero quando in Argentina  ci fu il governo Alfonsin, e continuò a dedicare la sua vita ai diritti degli oppressi”.

La mostra è patrocinata da Iaaps, International Association for Art and Psychology, presieduta dal prof Roberto Boccalon, psichiatra e psicanalista. “Il tempo dell’attesa, ritratto nei quadri di Anna Maria, è quello che rende possibile lo sviluppo del desiderio, letteralmente de-sidera, la percezione di lontananza dalle stelle, una nostalgia dell’infinito, una rinuncia apparente basata su uno sguardo che sa andare oltre. Questi quadri ci raccontano l’arte come tuffo nel processo creativo e nel tempo di una presa di distanza nel guardarla, che è anche il tempo di attesa necessario per arrivare all’esposizione di una mostra come questa. Nell’ottica di una ecologia della mente, l’alternanza dei ritmi di presenza  – assenza, la capacità di tollerare la frustrazione nel processo di identificazione, il tempo dell’attesa è una sorta di gravidanza psichica, è un salto di livello, una trasformazione simbolica.  Orfeo perde Euridice perché non sa tenere a bada l’impulso di guardarla: occorre avere la capacità di attendere per poter rendere possibile la trasformazione.  I quadri di Anna Maria ci raccontano questo”.

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