I militari del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Crotone – impegnati con un dispositivo operativo composto da oltre 30 militari coadiuvati da unità cinofile – hanno dato esecuzione, nelle prime ore della mattina del 10 dicembre, a un ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali, emessa dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di tre soggetti ritenuti a vario titolo appartenenti o collegati ad un sodalizio delinquenziale operante nella provincia di Crotone, ma con proiezioni in altre province calabresi e nazionali. L’operazione de qua rientra in un più ampio quadro investigativo coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.
L’attività ha portato alla irrogazione delle misure cautelari personali della custodia in carcere e degli arresti domiciliari a carico dei tre indagati, per ipotesi di reato riconducibili agli articoli 416-bis CP (associazione per delinquere di tipo mafioso), 110, 512-bis CP (trasferimento fraudolento di valori) e 110, 629 CP (estorsione), 110, 513 bis CP (Illecita concorrenza con minaccia o violenza), tutti aggravati dall’art. 416 bis.1 cp (aggravante mafiosa), nonché all’esecuzione di sequestri preventivi ai sensi del combinato disposto degli articoli 321 c.p.p e 240-bis c.p., ossia all’applicazione di una misura cautelare reale, finalizzata alla confisca, nei confronti di beni e utilità di cui gli indagati non possano giustificare la provenienza e di cui risultano essere – anche per interposta persona fisica o giuridica – titolari o avere la disponibilità a qualsiasi titolo, in valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato, o alla propria attività economica.
In particolare i sequestri hanno riguardato società, ditte individuali, immobili, rapporti bancari, autoveicoli e motoveicoli. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori coordinati dalla Procura distrettuale, l’organizzazione criminale di matrice ‘ndranghetista ha operato attraverso una capillare ramificazione nel settore del food e beverage, con interessi economici in noti esercizi commerciali situati sul lungomare crotonese. Le indagini hanno evidenziato l’impiego di articolate schermature societarie e di prestanome finalizzati a eludere la normativa in materia di prevenzione patrimoniale, la quale colpisce le concentrazioni di ricchezza accumulate nel tempo dalla criminalità organizzata, nonché il ricorso a condotte tipiche del metodo mafioso, caratterizzate – secondo gli elementi acquisiti – da comportamenti intimidatori e minacciosi diretti a consolidare un assetto di oligopolio commerciale nel settore di riferimento.
