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SPAc – South performing and acting, al Teatro Comunale di Badolato la storia di speranza “Fate i tuoni” (21 novembre) e “Giuseppe” (29 novembre)

Dopo il progetto “SamuJamu” che si è svolto domenica scorsa per le vie del Borgo di Badolato, entra nel vivo la programmazione della rassegna SPAc (South Performing and Acting) ideata e realizzata dal Teatro del Carro, in collaborazione con il Centro di Rilevante Interesse per la Danza Virgilio Sieni, sostenuta e finanziata da MiC / Ministero della Cultura, Regione Calabria / Cultura, e Comune di Badolato, nell’ambito delle attività della Residenza Artisti nei Territori MigraMenti.   

Venerdì 21 si torna al Teatro Comunale di Badolato con “Fate i tuoni” diretto da Marco Zordan, una storia di grande speranza, ispirata a fatti realmente accaduti a Badolato, in Calabria, nel 1997, nei giorni dello sbarco della nave Ararat. In scena Antonia Fama e Marco Zordan.

A portare in scena lo spettacolo, nato dall’omonimo romanzo di Michele D’Ignazio che ne ha curato la drammaturgia insieme ad Antonia Fama, è la compagnia Walden che darà voce, sul palco, ai due protagonisti principali della storia: Zaira e Murad.

Murad scappa dalla guerra e cerca una nuova casa, portandosi dietro un piccolo simbolo delle proprie radici. Zaira invece insegue un sogno, qualcosa di importante in cui credere e impegnarsi.

Entrambi sono alla ricerca del loro posto nel mondo. Le storie si alternano, si avvicinano, si sfiorano, si intrecciano, fino al momento emozionante dell’incontro. Ma protagonista di questa storia è anche un piccolo borgo affacciato sul Mediterraneo, che non si arrende a quello che appare un inevitabile svuotamento e vuole tornare a essere “casa” per qualcuno. Con una narrazione sognante condita di giochi di parole, “Fate i tuoni” racconta un’idea di accoglienza e di umanità, in un luogo in cui il futuro ha un cuore antico. A dispetto del più sentito “fate i buoni”, “fate i tuoni” è un incoraggiamento a farsi sentire, a mettersi in gioco in prima persona, a non aspettare, restando solo semplici spettatori. Bisogna fare i tuoni, per allontanare l’indifferenza e seminare poesia.

Sabato 29 novembre, invece, sarà il turno di Ultimi Fuochi Teatro che presenterà “Giuseppe“, liberamente ispirato alle opere di Giuseppe Bonaviri, con drammaturgia di Orazio Condorelli Alessandro Miele.

Il monologo, portato in scena da Orazio Condorelli, diretto da Alessandro Miele, presenta la figura di un giovane medico, stanco della routine familiare e della vita di provincia, decide di unirsi a una missione spaziale nel tentativo di dare un senso alla propria esistenza. Scoprirà che, anche nella vastità dello spazio, sarà difficile allontanarsi dall’orizzonte dei propri ricordi.

Giuseppe – che sarà replicato il giorno successivo alle ore 18:00 a Cosenza, al Teatro Vuozzo nel quartiere Spirito Santo nell’ambito della sesta edizione di “Voci dal sottosuolo” la rassegna realizzata dal Kollettivo Kontrora in collaborazione con Teatro del Carro – è il punto di arrivo di un percorso di ricerca condotto da Ultimi Fuochi Teatro, gruppo di artisti radicato in Salento, intorno all’opera dello scrittore Giuseppe Bonaviri, nato a Mineo, nel catanese, nel 1924. Nelle sue opere convivono mondo arcaico e mondo moderno, microcosmo e macrocosmo, il piccolo paese e la vastità dello spazio. Nello spettacolo la sua vita e i suoi testi si intrecciano con le voci raccolte in piccoli paesi del Salento, riflessioni ispirate ai temi cari a Bonaviri: memoria, sogno, natura, identità, tempo.

Entrambi gli spettacoli avranno inizio alle ore 21:15.

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