Sono state settimane intense, ricche di incontri, assemblee spontanee, momenti pubblici che, pur diversi tra loro, hanno raccontato l’esigenza di una città che vuole partecipare. Senza preclusioni politiche e senza filtri, i cittadini reggini hanno espresso bisogni, osservazioni e idee che meritano ascolto. La “Giornata dei Beni Comuni” del 26 ottobre con i suoi tavoli di discussione aperti alla cittadinanza è stata l’occasione per Onda Orange di mettere tutto questo in ordine e trasformarlo in proposte concrete per la costruzione del futuro della città.
Il primo tema emerso riguarda la gestione dei rifiuti, non più percepiti solo come un problema ma come un’opportunità. Molti cittadini chiedono sistemi che riconoscano valore alla differenziata e che permettano di creare piccole filiere locali del riciclo. A questo, si affianca la richiesta di controlli più efficaci nelle zone che soffrono di abbandoni e comportamenti scorretti. Un’attenzione maggiore viene richiesta sull’acqua pubblica con nuove fontane e la manutenzione di quelle esistenti per ridurre plastica e sprechi.
Un’altra esigenza forte riguarda il verde urbano. La città chiede ombra, frescura, luoghi dove poter stare. Dalle aree centrali ai quartieri più distanti, emerge il desiderio di una rete continua di spazi verdi, dalle aiuole di quartiere alle grandi aree come Calamizzi e Parco Caserta, oggi percepite come potenziali risorse da restituire alla comunità. I reggini immaginano una città più vivibile, capace di respirare e di offrire luoghi sicuri e gradevoli.
Il tema della mobilità si intreccia naturalmente a questa visione. Dai tavoli è arrivato il messaggio chiaro di rendere gli spostamenti più semplici e meno dipendenti dall’auto privata. I cittadini parlano di parcheggi di interscambio, collegamenti più fluidi, percorsi ciclabili finalmente continui e marciapiedi in buono stato. Una parte importante della discussione ha riguardato anche l’accessibilità, ancora troppo spesso impedita da barriere architettoniche e da un trasporto pubblico che fatica ad accogliere tutti.
Infine, dai quartieri più periferici arriva una richiesta che non può essere ignorata: servono servizi di prossimità, luoghi di aggregazione, spazi gioco e piccoli presidi di comunità che restituiscano dignità e equilibrio alla città.
Ciò che colpisce, mettendo insieme tutte queste voci, è la coerenza della visione che emerge. La città immaginata dai suoi cittadini è più verde, più inclusiva, più attenta ai bisogni quotidiani e meno disposta ad accettare degrado e disordine come condizioni inevitabili. È una città che vuole rigenerare ciò che oggi spreca, che vede nel paesaggio, nella mobilità e nell’accessibilità non dettagli tecnici ma scelte di civiltà.
Noi abbiamo raccolto tutto questo senza filtri e senza appartenenze. Lo abbiamo ascoltato, ordinato e trasformato in un documento politico che non pretende di essere esaustivo, ma che propone una direzione netta e un punto di partenza. La partecipazione non è un rito e nemmeno un titolo, è un metodo e queste settimane lo hanno dimostrato. Quando la città viene coinvolta, sa dove vuole andare.
