Ricostruire, l’iniziativa assunta da Mario Oliverio dopo le elezioni regionali del 5 e 6 ottobre scorsi che hanno registrato una nuova sconfitta del centro sinistra, ha fatto tappa ieri sera a Corigliano Rossano.
Bisogna dire che dopo un lungo periodo si è vista tanta gente affollare una sala con la voglia di partecipare e dire la propria.
Non c’erano soltanto le solite facce ma tante persone che volevano discutere del voto e delle sconfitte, tre consecutive dal 2020, per analizzare e capire le ragioni che le hanno determinate. Sconfitte pesanti che sono espressione di un preoccupante distacco dei gruppi dirigenti del Centro Sinistra dalla società calabrese. Oliverio ha introdotto il confronto partendo dal presupposto che questa volta non c’era neanche la giustificazione di uno schiarimento diviso. A sostenuto che bisogna ringraziare Tridico per essersi reso disponibile dopo una iniziale resistenza. Allora cosa non ha funzionato? A parere di Oliverio le ragioni della sconfitta sono innanzitutto da ricercarsi negli errori e nelle valutazioni sbagliate assunto nel corso di questi anni. Se l’ultima vittoria del centro sinistra risale al 2014 con il 62 %, bisogna analizzare cosa si è verificato in questi anni. Non una ma tre sconfitte consecutive a distanza di un lustro non possono essere giustificate sbrigativamente. Sicuramente l’assenza di un’iniziativa di opposizione capace di contrastare Occhiuto e la sua inadeguata e discutibile azione di governo è uno dei fattori fondamentali alla base del recente risultato elettorale. È mancata una opposizione non solo nel Consiglio Regionale ma più in generale è mancata una opposizione politica e sociale. Di fronte ad una progressiva condizione di aggravamento della condizione della Calabria segnata da una accelerazione dei processi di spopolamento e dalla fuga galoppante di giovani e ragazze, sarebbe stata e sarebbe necessaria una forte azione politica e sociale su una proposta articolata di misure necessarie ad invertire questa tendenza. Una proposta sulla quale costruire una mobilitazione politica, sociale, culturale per chiedere a Regione, Governo Nazionale, Commissione Europea l’ assunzione di politiche mirate e provvedimenti mirati e concreti a partire dalla sanità, un vitale per le persone ridotto ad una condizione di debolezza drammatica. Un servizio che non garantisce sicurezza per le persone com’è in altre regioni d’Italia, non è un caso che anche tante persone anziane lasciano la Calabria per avvicinarsi ai loro figli o parenti nel centro nord. Per non parlare delle infrastrutture: basti pensare alla incredibile vicenda dell’Alta Velocità, con la Calabria e la Sicilia tagliate fuori prima dai fondi PNRR ed ora dal programma presentato la settimana scorsa dal Commissario Europeo ai trasporti senza che da parte della Regione si dica una parola. Due soli esempi a cui se ne potrebbero aggiungere altri, per evidenziare questioni concrete sulle quali sviluppare l’iniziativa politica e sulle quali si registra un deficit colpevole anche da parte del centro sinistra.
Le forze del centro sinistra, a partire dal PD devono uscire dal pantano nel quale sono piombati. Bisogna rompere la gabbia di logiche di potere fine a sé stesse che sono diventate asfissianti e che producono allontanamento di tante energie. La sinistra muore quando si spegne la spinta alla partecipazione e vengono meno le ragioni ideali e gli obbiettivi del cambiamento. Quando tutto si riduce a logiche di posizionamento di candidature e di occupazione dei luoghi del potere, avulse da dalla politica, la sinistra è destinata a perire.
Bisogna rimettere in campo un progetto per la Calabria, Ricostruire partendo dai territori, articolare obiettivi concreti di crescita economica e sociale.
Porre al centro il bene Comune e liberarsi da personalismi. Ci sono realtà storicamente roccaforti della sinistra dove in queste ultime elezioni sono state registrate percentuali da prefisso telefonico, dove sono stati prodotte lacerazioni profonde. Realtà che evidenziano l’assenza di visione e direzione politica.
Realtà che evidenziano l’assenza di visione e direzione politica. Diversi sono stati gli interventi tra i quali Sergio De Simone, Giuseppe Graziano, Giuseppe Tagliaferri, Ranieri Filippelli, Franco Pacenza, Peppino Grano, Damiano Covelli
