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Ospedale Cosenza, il consigliere Ciacco: “Ad Arcavacata non sorgerà nessun policlinico”

“Signor Sindaco, Signor Presidente, colleghi consiglieri, signori Assessori, dirigenti e funzionari dell’Ente, associazioni, cittadine e cittadini qui presenti e collegati online.
Chi dice, e Occhiuto lo dice, – e non è il solo a dirlo – che ad Arcavacata sorgerà il Policlinico universitario, non dice la verità. Dice una cosa non vera.
Ad Arcavacata nascerà l’Ospedale di Cosenza.
Ad Arcavacata non nascerà nessun Policlinico, perché nessun atto prevede l’istituzione del policlinico.
Mentre tutti gli atti prevedono la costruzione del nuovo ospedale di Cosenza.
E, allora, contrabbandare l’HUB di Cosenza come Policlinico universitario rischia di suonare come una vera e propria presa in giro.
Il sostantivo “policlinico” è un ingannevole artificio lessicale utilizzato per camuffare il trasferimento dell’Ospedale di Cosenza a Rende
Che cosa c’è scritto nelle carte ufficiali? Queste sono le carte ufficiali.
I decreti del Commissario ad acta e i decreti del Commissario delegato per l’edilizia sanitaria.
Questi sono gli atti ufficiali e, tutti questi atti sono rubricati “nuovo ospedale di Cosenza”.
E, di questi atti, vi leggo solo un passaggio, emblematico e che estraggo dalla Determina n. 36 del 19 settembre 2025 del Commissario delegato per l’edilizia sanitaria, nella quale c’è testualmente scritto:
“Preso atto che con il Decreto del Commissario ad acta n. 6 del 21 gennaio 2025 è stato approvato il documento di fattibilità per la realizzazione del nuovo ospedale di Cosenza, che ha individuato il suo sito nel comune di Rende alla località “Arcavacata”
Ecco smascherato lo stratagemma.
Le carte ufficiali parlano, solo e soltanto del nuovo Ospedale di Cosenza, il cui sito è stato individuato ad Arcavacata di Rende
Si, proprio così: l’Ospedale di Cosenza non sarà a Cosenza, sarà ad Arcavacata di Rende!
Ma dove si è mai visto che l’Ospedale di riferimento di una determinata Città venga realizzato in una altra città e mantenga la denominazione della città nella quale avrebbe dovuto essere costruito? Dove si è mai vista una cosa del genere?
Ma dove si è mai visto che il Consiglio comunale di un’altra città si riunisca e approvi lo schema di accordo per la realizzazione dell’ospedale di un’altra città?
Ma dove si è mai visto che il Sindaco di un’altra città vada a firmare l’accordo per la realizzazione dell’ospedale di un’altra città?
Ma dove si è mai visto che l’Azienda ospedaliera che dovrebbe gestire l’Ospedale da costruire non partecipa alla firma dell’accordo?
Ma dove si è mai visto che il consiglio comunale e il Sindaco della città di riferimento dell’ospedale da costruire non siano al tavolo?
Un paradosso colossale, che non vorrei che parlasse – e mi auguro, proprio, che non sia così – il linguaggio della faida politica.
Ad Arcavacata c’è l’OSPEDALE DELLA CITTA’ DI COSENZA.
Ad Arcavacata NON ESISTE NESSUN POLICLINICO.
Così come, a Cosenza, NON ESISTE NESSUNA AZIENDA OSPEDALIERA-UNIVERSITARIA.
E temo che, persistendo così le cose, nonostante, qualche proclama, propagandistico, l’azienda ospedaliera-universitaria, a Cosenza, non esisterà mai.
Dico questo perché un’Azienda Ospedaliera-universitaria non si crea con un colpo di bacchetta magica.
Si fa con i testi normativi alla mano.
E i testi normativi dicono che le Aziende ospedaliere universitarie non si fanno con le leggi regionali, ma si fanno con i DPCM.
Le leggi regionali presuntivamente costitutive di Aziende Ospedaliere Universitarie sono carta straccia, ritenute, dalla unanime giurisprudenza consolidatasi proprio sullo specifico punto, sprovviste di efficacia.
Le Aziende Ospedaliere universitarie, allora, si fanno con un DPCM e la loro istituzione è ancorata a un vincolo perentorio e tassativo: il vincolo della ricerca.
Non può esistere, per legge, un’Azienda ospedaliera universitaria, che non abbia al suo interno uno stabilimento che faccia ricerca.
E il nuovo Ospedale di Cosenza, che è un HUB di secondo livello, non è uno stabilimento, morfologicamente, votato alla ricerca.
I Policlinici sono votati alla ricerca. Ma ad Arcavacata non c’è il Policlinico. C’è l’HUB della città di Cosenza.
E, allora, fino a quando non si istituirà, rispettando le procedure ortodosse, un Policlinico, non potrà mai esserci l’Azienda ospedaliera – universitaria.
E nessuno si permetta il lusso di fare il furbo, confondendo e facendo credere che l’HUB e il Policlinico siano la stessa cosa.
Un HUB e un Policlinico interpretano funzioni diverse e non sovrapponibili.
L’HUB si focalizza sulla gestione di patologie complesse all’interno di un modello organizzativo a rete con gli altri “spoke”, mentre il Policlinico si distingue per l’integrazione tra assistenza iper-specialistica, didattica e ricerca scientifica.
E, allora, basta girarci intorno. Il tema reclama assoluta serietà.
Colleghi del centro destra, vi pongo una domanda semplice: ma perché l’Ospedale della città di Cosenza deve essere costruito a Rende? Perché un HUB deve essere costruito in prossimità della Facoltà di Medicina. Perché?
Ma voi, colleghi del centro destra, non eravate quelli che l’ospedale lo volevate a Cosenza, nell’area a sud della Città?
Ma voi, colleghi, non eravate quelli, che, insieme al vostro Sindaco dell’epoca, avete preteso – ed io dico giustamente – che lo studio di fattibilità, commissionato dall’allora Presidente Oliverio, avesse come esclusivo, e ripeto esclusivo, perimetro il territorio cittadino di CS?
Tant’è vero che le opzioni selezionate e valutate con quello studio di fattibilità intersecavano 3 aree, tutte dentro la città: Annunziata/Mariano Santo/Muoio; Vaglio Lise; Cupole geodetiche.
E oggi, invece, l’ospedale, non solo lo trasferite a nord ma, addirittura, lo esportate fuori della città. E Perché?
Cosenza, in tutta Italia, sarà l’unico capoluogo di provincia, che non avrà l’Ospedale. Da Aosta a Caltanissetta, l’unico in tutt’ Italia. Vi rendete conto?
Ma, davvero, pensate che la gente possa credere alla leggenda circa l’inadeguatezza idrogeologica del sito di Vaglio Lise?
Vaglio Lise era e rimane, sia pure con gli opportuni e necessari interventi manutentivi, il sito ideale, perché coniugava e coniuga, baricentricità e rigenerazione urbana. Altro che sito inadeguato!
Il sito di Arcavacata, quello sì, che è fuori contesto.
Ed è fuori contesto, non solo geograficamente (l’Ospedale di Cosenza a Rende) ed è fuori contesto non solo topograficamente (dove è scritto che gli HUB devono stare in contiguità con le Facoltà di Medicina?),
ma è una scelta fuori contesto, anche e soprattutto, perché non parla il linguaggio della programmazione sanitaria.
Parla il linguaggio della speculazione immobiliare.
È una scelta, l’HUB ad Arcavacata, che non incrocia, che non interseca la domanda di sanità.
È una scelta che penalizza, anche e finanche, la Facoltà di Medicina.
Infatti, è una scelta che stabilirà 2 record ineguagliabili:
Cosenza, sarà l’unico capoluogo di provincia, in Italia, senza l’Ospedale e
la facoltà di medicina dell’UNICAL, sarà l’unica facoltà di medicina in Italia a non avere il policlinico universitario.
E, invece, la Facoltà di Medicina ha bisogno di un Policlinico.
E noi siamo, qui, anche per dire sì al Policlinico.
Perché la Facoltà di Medicina è un patrimonio che appartiene a tutti e che tutti insieme dobbiamo sostenere e proteggere.
Noi diciamo sì al Policlinico, perché diciamo sì al potenziamento dell’offerta sanitaria.
E, proprio, la coesistenza del nuovo ospedale di Cosenza e del policlinico universitario sarebbe stata, e continuerebbe ad essere, il giusto connubio per fortificare, quantitativamente e qualitativamente, l’offerta sanitaria.
E, invece, che cosa si fa? Invece di implementare l’offerta, la si depaupera?
Riflettiamoci: a Cosenza e a Catanzaro ci sono le facoltà di Medicina; a Catanzaro c’è l’HUB Pugliese Ciaccio e c’è il Policlinico a Germaneto; a Cosenza ci sarà il deserto.
Perché la Cittadella della Salute, in termini diagnostico-terapeutici è un deserto, perché è solo un mero agglomerato di servizi socio sanitari,
Alla faccia del potenziamento dell’offerta sanitaria. Alla faccia del contenimento della migrazione sanitaria.
Ma è mai possibile, ma è mai concepibile, è mai tollerabile una sperequazione così manifesta?!
Perché, qui a Cosenza, non è replicabile il modello di Catanzaro?
Attenzione, colleghi: calibriamo bene le nostre rivendicazioni, perché non vorrei che ci si stia incastrando in un tunnel senza uscita.
Io temo, proprio, che questo ospedale ad Arcavacata sia uno specchietto per le allodole.
Della serie: ultimata la progettazione, incassati i lauti compensi della progettazione, tutto si arena nelle maglie della burocrazia.
E sapete perché? Perché il tema delle risorse è spinoso.
Colleghi, avete voi contezza del DPCM 237 del 14 settembre 2022? È questo!
Ed è rubricato così: “proposta di investimenti nel campo dell’edilizia sanitaria valutabili dall’INAIL”. VALUTABILI dall’INAIL.
Stiamo parlando dei 158 milioni per il nuovo Ospedale della Città di Cosenza. E il DPCM parla di proposta di investimenti valutabili dall’INAIL.
E, a tutt’oggi, in attesa degli elaborati progettuali, la valutazione dell’INAIL non è intervenuta.
Dunque, attenzione: il finanziamento INAIL, oggi, non è un dato acquisito. E se l’INAIL valutasse negativamente l’investimento?
Rimarremo con un pugno di mosche in mano?
E, allora, si all’innovazione, ovviamente sì al nuovo ospedale della Città di Cosenza, sì al potenziamento dell’offerta sanitaria, sì al Policlinico.
Ma c’è un altro si altrettanto fondamentale.
Infatti, sarebbe un imperdonabile e intollerabile sacrilegio, lasciare deperire, in attesa della costruzione del nuovo Ospedale, in una sorta di limbo, l’Ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza.
L’Ospedale civile dell’Annunziata non può essere consegnato a una lunga agonia.
L’ammodernamento strutturale e tecnologico dell’Ospedale civile dell’Annunziata è una priorità strategica irrinunciabile.
Anche alla luce dell’insediamento nel centro storico delle 2 facoltà universitarie, Scienze infermieristiche e Fisioterapia, assistite dal principio della residenzialità e, strettamente e imprescindibilmente, connesse all’ Ospedale civile dell’Annunziata, anche, per l’espletamento dei tirocini.
E, anche qui, rischia di lievitare un’ulteriore contraddizione: ma se l’Annunziata dovesse essere smantellata, che fine faranno le 2 facoltà?
Manderemo tutto al macero? Anche le 2 facoltà? Anche la residenza universitaria? Demoliremo, selvaggiamente, tutto? Io non ci sto.
E, allora. Colleghi consiglieri, siccome nell’ora grave che volge, noi rappresentanti delle istituzioni, non possiamo parlare al vento, io sento e voglio sollecitare, l’assunzione di un atto di responsabilità, coralmente e unanimemente condiviso.
Penso che ci sia estremamente bisogno di uno spazio di concertazione istituzionale, che metta intorno allo stesso tavolo il Comune di Cosenza, la Regione Calabria e l’Università della Calabria, il Comune di Rende, l’Azienda Ospedaliera di Cosenza, l’Azienda sanitaria provinciale.
Uno spazio, dentro il quale, il Sindaco della Città di Cosenza insieme a tutto il Consiglio comunale della Città di Cosenza, esercitino – come è giusto che sia – un reale protagonismo attivo e costruttivo, perché Cosenza, piaccia o non piaccia, è la Città capoluogo di provincia, nient’affatto subalterna a nessun protettorato. Questo sia ben chiaro a tutti.
Uno spazio, dicevo, per ricercare una soluzione, che sia, per davvero, capace, di ridisegnare, efficacemente, i nuovi assetti sanitari della Città di Cosenza e dell’intera area urbana.
Oggi, più che mai, sono in gioco gli interessi superiori della Città di Cosenza.
Ciascuno di noi ha l’obbligo di posporre le pur legittime faziosità di parte agli interessi superiori della Città
Noi ci siamo.
Grazie!”.

Questo il discorso del consigliere comunale di Cosenza Giuseppe Ciacco.

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