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Gerace tra storia e arte: successo per il III Convegno sulla Diocesi e lo Stato nei secoli XV e XVI

Si è concluso con grande successo il III Convegno di Studi sulla Diocesi e sullo Stato di Gerace nei secoli XV e XVI, un evento che ha suscitato vivo interesse sia tra i partecipanti in presenza sia tra coloro che hanno seguito, in moltissimi, le sessioni in diretta streaming. La soddisfazione degli organizzatori è stata massima, grazie alla qualità dei relatori e dei contributi, che hanno offerto nuovi e fondamentali spunti per lo studio di un periodo storico di straordinaria rilevanza, elevando il dibattito a un livello scientifico di alto prestigio.

Il convegno, promosso dal Museo Diocesano della Diocesi di Locri-Gerace, dal Comune di Gerace e dalla Deputazione della Cittadella Vescovile, ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Cultura, della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e del GAL Terre Locridee.

Sabato 25 ottobre, dalle 9:30 alle 18:00, si sono susseguite quattro intense sessioni di lavoro, intervallate da brevi pause. Le relazioni di studiosi, docenti universitari, ricercatori e specialisti hanno affrontato temi ancora poco esplorati, ma di grande valore storico, non solo per l’area geracese, ma per l’intera Calabria, suscitando grande interesse e dibattito tra i partecipanti.

Dopo i saluti istituzionali del Direttore del Museo Diocesano, che ha portato il saluto del Vescovo impossibilitato a partecipare per impegni con la Commissione Permanente della CEI, e il messaggio del Sindaco, trattenuto a Bruxelles per la firma di un importante protocollo d’intesa, ha preso avvio la sessione dei lavori.

Ad aprire i lavori è stata la Prof.ssa Marilisa Morrone, che ha presieduto e moderato tutte e quattro le sessioni, sottolineando l’alto valore scientifico e culturale dei temi trattati.

Il primo intervento è stato quello della dott.ssa Sara Siciliano, archeologa specialista di archeologia islamica presso l’Università “La Sapienza” di Roma, che ha presentato uno studio su un prezioso anello arabo del XV secolo con iscrizione in oro, rinvenuto a Gerace alla fine del XIX secolo, offrendo una nuova e affascinante chiave di lettura del manufatto.

A seguire, la dott.ssa Jessica Ottobre, dottore di ricerca in Filologia presso l’Università di Napoli “Federico II”, autrice di una tesi sui Mirabilia urbis Neapolis nella tradizione letteraria tra l’età angioina e quella aragonese, ha affascinato il pubblico con una relazione dal carattere innovativo e dai contenuti del tutto inediti: “Un umanesimo di frontiera – L’episcopato di Atanasio Calceopulo tra cultura e politica”. Nella sua esposizione ha messo in luce il ruolo eminente del presule quale raffinato mediatore e trasmettitore della cultura greca, proiettandone l’eredità verso le dinamiche intellettuali del futuro.

Elisa Maria Gervasi, formatasi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi dedicata all’indagine delle consonanze tra il pensiero artistico del cardinale Federico Borromeo e quello di Guglielmo Sirleto, ha perseguito con rigore lo studio dei rapporti intercorrenti tra la cultura borromaica e le arti nel contesto calabrese del XVI secolo. Già apprezzata relatrice nella precedente edizione del Convegno, ricopre attualmente il ruolo di referente dell’Ufficio Mostre di Palazzo dei Diamanti in Ferrara. Nel suo intervento ha illustrato il tema: “Ispirazione borromaica nella Calabria del XVI secolo”.

Nella seconda sessione era previsto l’intervento della dott.ssa Sara Bova, che avrebbe offerto una preziosa comunicazione su “Caterina Concublet, committente d’arte e di architettura nella Gerace del Quattrocento”. Purtroppo, un grave e improvviso problema familiare ne ha impedito la partecipazione, anche in modalità telematica.

A prendere poi la parola è stato il Direttore del Museo Diocesano, Giacomo Oliva, già responsabile della Biblioteca del Museo Nazionale di Reggio Calabria e docente di Storia dell’Archeologia in Calabria nei corsi di Alta Formazione per Docenti dell’Università per Stranieri di Reggio Calabria; egli ricopre, inoltre, il ruolo di membro del Comitato Permanente di Studi Bizantini e di Presidente della Fondazione del Museo San Paolo di Reggio Calabria.

Nel suo intervento, Oliva ha affrontato una tematica di particolare rilevanza storico-artistica: “Le trasformazioni della Cattedrale di Gerace nel XV secolo – il primo processo di latinizzazione tra documenti e forme architettoniche persistenti”. Si tratta di un argomento che, pur avendo suscitato  interesse da parte degli studiosi, era stato sino ad oggi solo marginalmente approfondito, e soltanto in tempi recenti oggetto di più specifica attenzione da parte di due studiose, senza tuttavia giungere a conclusioni scientificamente fondate riguardo alla lettura del monumento, nella sezione orientale e sud-orientale della Basilica.

Gran parte della storiografia si era infatti basata su cronologie tradizionali, prive di adeguato supporto documentario, e su interpretazioni storico-artistiche alquanto discutibili.

La relazione proposta da Oliva, fondata rigorosamente su dati certi, suffragati da documentazione d’archivio e da una profonda conoscenza della storia e  delle dinamiche liturgiche, ha contribuito in modo significativo a dissipare il fitto velo di mistero che da secoli avvolge l’imponente processo di trasformazione della Cattedrale nel corso del XV secolo

Affascinante e ricco di suggestioni si è rivelato l’intervento conclusivo della seconda sessione. Il dott. Gianfrancesco Solferino, insignito della laurea con il massimo dei voti, lode e dignità di stampa presso l’Università “La Sapienza” di Roma in Storia dell’Arte Moderna, nonché raffinato specialista e profondo conoscitore della scultura lignea calabrese tra XVI e XIX secolo, ha illustrato un’opera di straordinaria rilevanza e ancora inedita agli studi: “Il Cristo della Nave di Gerace”.

Si tratta dei superstiti frammenti – appena tre – di un capolavoro un tempo grandioso, il cui valore rimase a lungo misconosciuto dalla Soprintendenza negli anni Cinquanta, a causa delle numerose ridipinture che ne celavano la qualità eccelsa e la cronologia quattrocentesca. Dell’imponente crocifisso ligneo sopravvivono oggi soltanto questi preziosi lacerti, salvati con cura e custoditi con devozione dalla signora Maria Oliva Spanò alla fine degli anni Sessanta.

Attualmente il manufatto è gelosamente conservato presso Casa Oliva a Gerace, in attesa della sua collocazione definitiva nel Museo Diocesano .

Ad aprire la terza sessione, nel primo pomeriggio, è stata la dott.ssa Angela Puleio, archivista di elevata specializzazione presso la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell’Archivio Segreto Vaticano, già dirigente dell’Archivio di Stato di Messina, attualmente Direttrice dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria e delegata alla Soprintendenza Archivistica. La dott.ssa Puleio ha illustrato la straordinaria ricchezza dei documenti relativi ai secoli XV e XVI trascritti da Blasco prima della distruzione della documentazione di Gerace, in un intervento dal titolo “Nei documenti di Blasco: una lettura archivistica”. Si tratta di una fonte preziosissima giunta fino a noi grazie alla lungimiranza dell’Archivista di Stato dei primi anni del Novecento, Salvatore Blasco, il quale provvide a trascrivere i documenti relativi alla Calabria meridionale conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli, i cui originali andarono perduti a causa dei bombardamenti americani durante l’ultimo conflitto mondiale.

Successivamente, la prof.ssa Francesca Martorano, già docente presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria e studiosa di architettura fortificata calabrese, ha illustrato i sistemi difensivi della Diocesi di Gerace tra XV e XVII secolo. Il suo intervento ha posto in luce, con dati inediti, il Castello di Gerace, offrendo una lettura stratigrafica di notevole interesse. La prof.ssa Martorano ha auspicato che l’argomento possa essere ulteriormente approfondito attraverso una campagna di scavi sistematica, finora mai realizzata se non in misura assai limitata e marginale

Il Presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, prof. Giuseppe Caridi, già docente di Storia Moderna presso l’Università di Messina e autore di innumerevoli saggi di rilievo scientifico, ha tenuto un intervento sul tema “Le rivolte anti-aragonesi: repressione regia e fine dell’indipendenza del Regno di Napoli”, offrendo un vivido spaccato della società dell’epoca e dei riflessi che tali eventi ebbero sull’amministrazione e sulla gestione del territorio geracese.

Maria Carmela Spadaro, docente di Storia del Diritto Medievale e Moderno presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e altresì esperta in Diritto Comune, Storia delle Costituzioni e Codificazioni Moderne, nonché Storia delle Professioni Giuridiche, e autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, membro della Commissione d’Arte Sacra della Diocesi di Locri-Gerace, ha approfondito l’argomento “Cultura giuridica e società nello Stato di Gerace nel ‘500”, delineando con rara chiarezza professionale l’intricato e raffinato sistema giuridico del quale il Regno di Napoli si collocava all’avanguardia, testimoniando la profonda interazione tra norme, istituzioni e vita sociale del tempo.

A concludere, il Prof. Vincenzo Naymo, stimato docente di Storia Moderna presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina e dottore di ricerca in “Storia dell’Europa Mediterranea ed Economia” presso lo stesso Ateneo, socio dal 2006 della Società degli Storici di Età Moderna e Deputato di Storia Patria per la Calabria, ha presentato una brillante relazione intitolata “Notai e notariato a Gerace nel ‘500”. Il Professore ha condotto un approfondito excursus sulla figura dei diversi notai operanti a Gerace, illustrandone l’attività e la considerazione nella società dell’epoca, offrendo così al pubblico una chiara e suggestiva lettura di molteplici aspetti finora poco esplorati.

Il Convegno ha offerto nuovi spunti per la conoscenza del territorio, dando spazio anche a giovani ricercatori, locali e non, che si sono alternati ai relatori di fama nazionale e internazionale. Gli atti saranno a breve oggetto di pubblicazione.

L’appuntamento è ora fissato per il IV Convegno di Studi, che sta già suscitando grande interesse nel mondo accademico e, per l’edizione del 2026, vedrà un coinvolgimento ancora più significativo delle Università di Napoli e di Messina.

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