In Italia le città sono sempre più in affanno nel raggiungere performance ambientali sostenibili. La classifica dei 106 capoluoghi di provincia stilata da Ecosistema Urbano, il report annuale di Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, restituisce per il 2024 una fotografia in chiaroscuro. Ancora nessuna città raggiunge il punteggio del 100% e cala al 54,24% la media del punteggio raggiunta dai capoluoghi, registrando un -3,8% rispetto a due anni fa quando si attestava al 56,41%. Se si guarda ai singoli capoluoghi, nel 2024 sono Trento (79,78 %) e Mantova (78,74%) le uniche città a superare la soglia di 75 punti e a dominare la classifica di Ecosistema Urbano ottenendo rispettivamente il primo e secondo posto. Trento torna sul gradino più alto (nel 2023 era seconda) rappresentando il meglio della vivibilità in città. Mantova ottiene la medaglia d’argento risalendo la classifica di cinque posizioni (nel 2023 era 7 settimana), grazie ad alcuni risultati negli indici più significativi come il calo dei consumi idrici e delle perdite idriche e la raccolta differenziata che è all’84%. Dietro di loro si piazza Bergamo, al terzo posto con un punteggio del 71,82%, risalendo la classifica di ben 13 posizioni. Bolzano, quarta, seguita da Pordenone, Reggio Emilia, Parma, Rimini, Bologna, Forlì. Tutte aree urbane del nord Italia, con Bologna, al 9° posto, che si conferma la migliore tra le grandi città anche se perde una posizione rispetto alla passata edizione.
Il Sud è sempre in grande affanno, ad eccezione di Cosenza, 16esima in classifica, unica città del Meridione nella top 20 anche se rispetto alla passata edizione perde 3 posizioni (era 13esima).
In fondo alla classifica ci sono nove città del sud – Caltanissetta (97°), Caserta (98°), Catania (100°), Palermo (101°), Catanzaro (102°), Napoli (103°), Crotone (104°), Vibo Valentia (105°), Reggio Calabria (106°) – che non arrivano a toccare il 35% del punteggio. Crotone, Vibo Valentia, Reggio Calabria sono addirittura al di sotto dei 25 punti su 100.
“La nuova edizione del rapporto Ecosistema urbano ci racconta che le città calabresi sono sempre meno vivibili: Crotone e Vibo Valentia sono in fondo alla classifica, Reggio Calabria è ultima in assoluto, Catanzaro è soltanto 102esima. Cosenza è l’unica città del Sud tra le prime venti posizioni (16esima), ma sta, anch’essa, subendo uno scivolamento costante negli anni verso il basso” commenta Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria. “Pesano, in particolare, – continua Parretta – le persistenti difficoltà del ciclo dei rifiuti, la mancanza di servizi di mobilità sostenibile, le carenze nella gestione della preziosa risorsa acqua insieme all’opacità dovuta alle mancate risposte su alcuni parametri come quelli legati agli inquinanti atmosferici o al numero di alberi su suolo pubblico”. “I dati sono spietati – prosegue -, ma la loro analisi deve indurre i decisori politici locali a lavorare celermente per bilanciare gli errori del passato e riqualificare le città della nostra regione, così aumentando il benessere dei cittadini e la qualità ambientale. Non è più assolutamente accettabile che la Calabria continui a perdere, nei suoi principali contesti urbani, le sfide che la crisi climatica sta rendendo sempre più importanti ed urgenti”.
Criticità urbane: Smog e rete idrica colabrodo restano le principali criticità da affrontare per i capoluoghi di provincia. Diminuiscono troppo lentamente le città con perdite d’acqua superiori o uguali al 50%: 20 quest’anno (erano 24 nel 2023 e 27 nel 2022). Nel 2024, inoltre, cala la media della superficie urbana dedicata alle infrastrutture per la ciclabilità – 10,39 metri equivalenti ogni 100 abitanti (11,02 m eq/100 ab nella passata edizione e 10,69 due anni fa) – così come diminuisce sia l’estensione media delle isole pedonali nei comuni capoluogo passando dai 50,7 mq ogni 100 abitanti della scorsa edizione agli attuali 48,6 mq sia quella delle zone a traffico limitato che nel 2024 si attesta a 368,3 m² ogni 100 abitanti rispetto ai 406,9 della scorsa edizione. Cresce, stando i dati Ispra, il consumo di suolo nel totale dei capoluoghi: dal 2018 al 2023 è pari a circa 4500 Ha, a fronte di un calo del numero degli abitanti (-346.000 abitanti). Ne deriva una crescita del suolo impermeabilizzato per ogni abitante delle città, sempre su base quinquennale, pari a +6,3 mq/ab dal 2018 al 2023 (+3,5% rispetto al 2018), con forti variazioni da città a città.
Buone Notizie: Tra i segnali positivi che emergono dal nuovo report Ecosistema Urbano, c’è la raccolta differenziata che per la prima volta, tra i capoluoghi, supera la media del 65%. Inoltre, sono ben 15 i capoluoghi che sono oltre l’80% di RD. Cresce il numero dei passeggeri trasportati dal servizio di tpl nelle città capoluogo, anche se le performance generali sono ancora lontane dai livelli europei.
Priorità una legge nazionale per la rigenerazione urbana: Di fronte a questa fotografia, Legambiente lancia un appello al Governo Meloni chiedendo di approvare al più presto una legge nazionale per una vera rigenerazione urbana, potente deterrente anche per il consumo di nuovo suolo agricolo, e di avviare una stabilizzazione definitiva dei bonus per le ristrutturazioni edilizie senza farli scendere al di sotto del 50%. Intervento, quest’ultimo, da inserire nella legge di bilancio in discussione con le dovuta premialità per l’efficientamento energetico e per le classi sociali più deboli. La proroga di un anno sui bonus edilizi al 50% per la prima casa, che ha ottenuto il primo semaforo verde in questi giorni, è importante ma in questo modo è solo una soluzione tampone. Il Paese ha bisogno di città sostenibili, resilienti, efficienti, a zero emissioni, capaci di mettere davvero al centro la rigenerazione urbana anche per contrastare la crisi climatica in termini di adattamento e mitigazione. È su questo tema che si svolge una partita chiave anche per dare concretezza alla Direttiva case green per abbassare strutturalmente la bolletta energetica di famiglie e imprese. Temi e proposte presentate in sintesi oggi a Roma, al Palazzo Senatorio, nel corso della presentazione del report Ecosistema Urbano 2025 che quest’anno raccoglie diversi contributi a firma di esperti del settore e docenti proprio sulla rigenerazione urbana, citando anche esempi virtuosi in Italia e all’estero come Milano (riqualificazione ex area Ansaldo in un polo culturale e creativo); Bologna (avvio a quartieri misti che uniscano residenze, servizi e attività produttive leggere); Pisa (interventi riqualificazione urbana tra cui il Parco urbano di Cisanello), Lucca (messa a dimora di nuovi alberi in plessi scolastici).
“Le città italiane – commenta il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – si stanno lentamente trasformando. Sono tanti e visibili i cantieri della transizione ecologica, ma sono ancora troppi i problemi irrisolti a partire dalla mitigazione e l’adattamento delle città agli impatti della crisi climatica così come il reperimento delle risorse finanziare dopo la conclusione del PNRR. Il Paese ha bisogno di interventi normativi e strumenti per facilitare una rigenerazione urbana adeguata alla sfida climatica a partire da una legge nazionale che fermi il consumo di suolo che non è causato dal fotovoltaico a terra, oggi vietato per legge, ma da altre infrastrutture. Serve anche rivedere il sistema dei bonus edilizi per rispettare gli obiettivi della direttiva case green. Senza dimenticare che occorre anche una consapevolezza tra gli amministratori locali che devono avere il coraggio di rompere gli schemi insieme a una nuova presa di coscienza nella cittadinanza che non si deve opporre alle opere della transizione ecologica. Le città italiane possono diventare un concreto campo d’azione di quel Clean Industrial Deal lanciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen all’inizio del suo secondo mandato, ma dobbiamo crederci di più”.
Il report Ecosistema Urbano nello stilare la sua classifica annuale prende in considerazione 19 indicatori suddivisi in 6 ambiti ambientali (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia). Riguardo gli indicatori, passati da 20 a 19, Legambiente precisa che quest’anno non è stato preso in considerazione l’indice ‘vittime della strada’ perché ISTAT ha cambiato le modalità di raccolta ed elaborazione di quei dati che ora sono focalizzati principalmente verso le città metropolitane e i grandi agglomerati urbani, rendendo di fatto indisponibili dati uniformi e validati per tutti i capoluoghi.
“La fotografia che emerge quest’anno da Ecosistema Urbano – commenta Mirko Laurenti, dell’ufficio scientifico di Legambiente e responsabile del report – evidenzia come le principali città del Paese fatichino a rispondere alle emergenze urbane e a programmare interventi tesi al raggiungimento di buoni livelli di sostenibilità e contrasto alla crisi climatica. Quello che manca è una strategia nazionale in grado di programmare scelte di indirizzo capaci di cambiare davvero le nostre città, rendendole più sostenibili, al passo con i tempi e vicine alle necessità dei cittadini. Per rilanciare il Paese occorre ripensare le città guardando alle emergenze di oggi, visibili dai dati, e a quelle di domani a cominciare dalla crisi climatica”.