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“Sanità per tutti: un diritto negato”. A Lamezia Terme, Amalia Bruni accende i riflettori sulla crisi del sistema sanitario calabrese attraverso la presentazione del libro di Santo Gioffrè

Piazza Mazzini, cuore pulsante della città, si è trasformata in un’agorà civile e politica per discutere di uno dei temi più sentiti dai cittadini calabresi: il diritto alla salute. «Sanità per tutti: un diritto negato» non è stato solo il titolo dell’iniziativa promossa dal Partito Democratico lametino, ma anche il filo conduttore di un confronto che ha intrecciato testimonianze, denunce e proposte.

A pochi giorni dal voto, la voce dei relatori – tra cui Amalia Bruni, candidata del Pd al Consiglio regionale, e Santo Gioffrè, medico e scrittore da sempre in prima linea per la sanità pubblica – ha ridato centralità a un dibattito che troppo spesso la propaganda politica riduce a slogan vuoti.

Ha aperto i lavori Nino Campisi, coordinatore del Punto Pace di Pax Christi, ricordando come il legame tra politica internazionale e realtà locali sia imprescindibile: «La politica internazionale non è un capitolo di contorno da relegare in fondo ai giornali, ma un elemento essenziale che forma la cultura politica e la consapevolezza dei cittadini. Se ci si abitua a guardare ai grandi valori, diventa naturale poi occuparsi anche delle questioni concrete. Con Pax Christi, da oltre 25 anni, portiamo avanti la campagna Ponti e non muri, nata dopo la costruzione del muro di separazione in Palestina, dichiarato illegale dalla Corte internazionale di giustizia. Attraverso i pellegrinaggi di giustizia incontriamo persone che vivono nei territori occupati e che ci chiedono soltanto: “Raccontate la nostra sofferenza, fate sapere al mondo cosa accade qui”. Rivolgo un appello chiaro al Partito Democratico – ha concluso -: sul tema del riarmo serve coraggio e coerenza. Ambiguità o astensioni, anche in sede europea, rischiano di allontanare chi crede nei valori della pace».

Il vicesegretario cittadino democrat Francesco Carito ha sottolineato il paradosso tra la narrazione ufficiale e la realtà dei territori: «Vedo una grande partecipazione e questo mi conforta, perché la sanità tocca tutti da vicino. Ieri, dal palco, la presidente del Consiglio ha dichiarato che la Calabria è pronta a uscire dal commissariamento della sanità. Francamente non capisco su quali basi: chiunque frequenti ospedali e guardie mediche sa bene che non ci sono stati miglioramenti. Il centrodestra governa da sette anni: è lo stesso che con Scopelliti decise la chiusura di 18 ospedali, e ancora oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Quello che serve non sono annunci ma idee, programmi e coraggio. E queste qualità io le vedo chiaramente in Amalia Bruni e in Santo Gioffrè, che non solo sono tra i massimi esperti di sanità a livello regionale e nazionale, ma hanno anche dimostrato sul campo coerenza e impegno».

Il presidente del circolo Luigi Muraca ha parlato dell’ospedale lametino e della necessità di un cambio di rotta: «Amalia Bruni è una presenza ineludibile: la sua competenza e la sua lezione sono necessarie. Sostenerla significa credere che la politica possa tornare ad avere una visione. Occhiuto di sanità si parla continuamente, ma solo in chiave propagandistica: ciò che manca è un pensiero serio. Non servono nuovi ospedali nati da vecchi progetti, mentre interi reparti restano vuoti: servono servizi, medicina territoriale, risposte ai cittadini. Ho letto il libro di Gioffrè: è bello e prezioso, ma ne sono uscito sconfortato perché ci ricorda una verità amara. Le liste d’attesa infinite, la mancanza di screening, la ridotta aspettativa di vita – che in Calabria si ferma sotto i 50 anni – e quella cappa di consorterie, massonerie deviate e ‘ndrangheta in giacca e cravatta che condizionano la sanità. Questo libro ci obbliga a riflettere e ci mostra come la Calabria sia stata allontanata dalla questione meridionale: oggi siamo un caso a parte. Per questo serve una nuova classe dirigente, e figure come Amalia Bruni possono davvero smuovere le acque e restituire dignità alla politica».

Lo scrittore e medico Santo Gioffrè ha offerto uno sguardo critico e documentato:
«Ringrazio Amalia e il Partito Democratico per l’invito. Sono qui per sostenerla perché le sue battaglie in Consiglio regionale sono state coerenti e coraggiose. È intollerabile assistere a passerelle istituzionali che ignorano la realtà della sanità calabrese: negli ultimi mesi abbiamo perso giovani vite per mancanza di hub pediatrici e cardiochirurghi. Non è accettabile che trasferimenti in elisoccorso diventino la regola. Commissariamento e piano di rientro hanno prodotto chiusure di ospedali, blocco del turn over, opacità e favoritismi: il risultato è che il 44% dei calabresi si cura fuori regione, con 350 milioni di euro che ogni anno lasciano la Calabria. Servono investimenti seri: centri d’eccellenza, prevenzione oncologica, rafforzamento della medicina territoriale, stabilizzazione del personale e soprattutto una lotta senza compromessi alla corruzione che ha saccheggiato risorse pubbliche».

Tra gli interventi quello di Fiore Isabella, responsabile del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, ha ribadito: «In Calabria denunciare le criticità della sanità sembra diventato un ingombro per chi governa, ma il nostro compito è proprio quello: dare voce ai cittadini, non pettinare bambole. Continueremo a farlo, perché 150mila utenti meritano risposte e non silenzi».

A concludere un confronto molto inteso e partecipato, la consigliera regionale uscente e candidata nelle liste del Pd, Amalia Bruni:  «Sono un medico e faccio politica: per me le due cose non si escludono, fanno parte della stessa responsabilità pubblica. Non si può vivere a compartimenti stagni: le competenze e i doveri si sommano. La politica deve ritrovare la gratuità dell’agire, nel metodo e negli obiettivi: senza etica non si parla più ai cittadini e non si risolvono i problemi».

Entrando nel merito delle scelte degli ultimi anni, Bruni ha parlato di «un bilancio fallimentare: se all’inizio eravamo a zero, oggi siamo a meno cinquanta». E ha aggiunto: «Si sono inaugurati cantieri e parlato di nuovi ospedali, ma interi reparti restano vuoti e la medicina territoriale è stata abbandonata. Sui nuovi policlinici di Catanzaro e Cosenza bisogna dire con chiarezza: i soldi oggi non ci sono. L’ipotesi Inail è solo un prestito, e senza progetti definitivi non si va da nessuna parte. È come se avessero fatto pagare il Ponte Morandi ai genovesi: quella spesa l’ha sostenuta lo Stato, non i cittadini locali».

Bruni ha puntato il dito contro la gestione del PNRR: «Su 63 case di comunità programmate e 20 ospedali di comunità, a oggi siamo ancora a zero. La spesa è ferma al 5-15%. Nel 2026 cosa rendiconteremo? Le pulci».

Ma la candidata Pd ha anche indicato la via d’uscita: «La Calabria ha bisogno di un ricambio reale, fatto di squadre competenti, responsabilità condivisa e partecipazione dei cittadini. Non ce la può fare un presidente da solo, non ce la può fare un assessore da solo. Servono metodo, trasparenza e una classe dirigente migliore».

Infine, un appello che ha allargato lo sguardo oltre i confini regionali: «Un pensiero va alla flottiglia e a chi in queste ore rischia la vita. La tragedia e il genocidio che si consumano in Palestina non sono “altro” rispetto alla nostra vita: sono parte della nostra coscienza civile. Non possiamo girarci dall’altra parte. Così come non possiamo restare indifferenti qui in Calabria, dove il diritto alla salute è continuamente negato».

E in conclusione l’invito alla mobilitazione democratica: «Vi chiedo un gesto semplice ma fondamentale: adottiamo tre non votanti e accompagniamoli al seggio il 5 e 6 ottobre. Se vogliamo cambiare rotta, serve la partecipazione di tutti».

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