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Morte Padre Fedele, Mancini: “Perdita dolorosa, rimane sua azione incessante per gli ultimi”

Ci ha lasciato Padre Fedele. Aveva 87 anni. Ed è una perdita dolorosa che lascia un grande vuoto – così Giacomo Mancini, vice presidente FGM e già parlamentare socialista.

 

 

Di vite Francesco Bisceglia ne ha vissute diverse.

 

Perde la mamma quando aveva solo sei anni. Entra in seminario chiamato dalla vocazione, ma (e soprattutto come raccontava lui) dalla passione per il calcio. 

Giocava centravanti. 

 

È sui campi in terra del seminario che comprende che attraverso al calcio e’ più facile dialogare con i più giovani.

 

Tifoso del Cosenza. Frequenta la curva. E ne diventa un simbolo. Lancia i cori. Si arrampica sui tralicci. Sfotte i rivali storici.

 

E poi organizza incontri tra il mondo ultrà, celebre quello del 1985, attraverso i quali riesce ad introdurre in quel mondo una matrice solidaristica e di vicinanza ai deboli. 

 

Saranno diversi ultrà ad accompagnarlo in Africa dove svolge da missionario un’opera straordinaria – prosegue Mancini. E incessante nella raccolta di fondi che utilizza per offrire assistenza a bambini e giovanissimi che soffrono la fame e sono vittime delle guerre.

 

Quando rientra a Cosenza dai suoi innumerevoli viaggi non ferma la sua missione. Anzi. Fonda e anima l’Oasi francescana, punto di riferimento per gli ultimi della nostra città ai quali offre un rifugio, un pasto caldo o anche una semplice, ma preziosa, parola di conforto.

 

In quegli gli anni ebbi il piacere di frequentarlo. Di conoscerlo più da vicino. Capitava spesso che si incontrasse con mio nonno – all’epoca sindaco della città – e talvolta ci fossi anche io.

 

Nel 1999 Giacomo Mancini gli conferisce la cittadinanza onorato di Cosenza.

 

Fui tra i pochi- allora ero parlamentare- che lo difesi con vigore e senza esitazione quando fu accusato di violenze da una suora. Dopo tanti anni e lunga sofferenza ne usci assolto. Completamente. 

 

Oggi che non c’è più rimane la sua azione davvero preziosa e incessante nei confronti degli ultimi. In una società dell’io, dove a farla da padrone è l’egoismo, il Monaco ha rappresentato sempre e in maniera straordinaria chi tende la mano verso gli altri. 

 

Meritando stima, affetto, rispetto tra i credenti e tra gli atei – conclude Mancini.

 

Ciao Monaco, che la terra ti sia lieve.

 

Non ti dimenticheremo.

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