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Al Liceo Telesio il mondo della scuola e le sue sfide nell’incontro confronto con lo studioso Salvatore Belvedere

Nella biblioteca Stefano Rodotà del Liceo Telesio di Cosenza presentazione e discussione attorno al libro di Salvatore Belvedere dal titolo: “Competenze e Umanesimo” orientamenti per formatori e docenti. Un seminario di formazione sulla didattica per competenze in cui ha relazionato lo stesso autore ed a cui ha preso parte personale scolastico del Telesio, del liceo Scorza di Cosenza e dell’Istituto Comprensivo di Cerisano.  Ad introdurre i lavori i professori Leonardo Spataro e Giuseppe Milito, entrambi docenti di storia e filosofia del Bernardino cui è spettato il compito di conversare con l’ispettore Belvedere, presentandone preliminarmente un breve profilo. Laureato in filosofia presso l’università di Bari, Il professore Salvatore Belvedere ha dedicato la sua carriera all’insegnamento della storia della filosofia presso il liceo classico Pitagora di Crotone e nel 1998 ha assunto il ruolo di dirigente tecnico presso l’ufficio scolastico regionale della Calabria con particolare attenzione al settore storico-sociale, motivo per cui la sua esperienza e la sua produzione scientifica lo rendono un punto di riferimento nel panorama educativo italiano. Ha infatti collaborato con diverse riviste specializzate arricchendo il dibattito sull’insegnamento della filosofia e sulla trasformazione del sistema educativo. Il suo ultimo libro vuole offrire uno spunto importante per affrontare le sfide che la scuola contemporanea pone, guardando non solo alla conoscenza ma anche alle competenze. A tal proposito il Dirigente del Liceo Classico cosentino Domenico De luca ha sottolineato l’urgenza di un tale confronto evidenziando come “il Telesio si interroghi già da tempo su come ampliare ed arricchire il curriculo nel rispetto della vocazione di una scuola che non può ignorare come i tempi cambino velocemente e con essi i ragazzi. La scuola- ha proseguito De Luca- è chiamata ad aggiornarsi e ad adattarsi; quindi credo che la funzione del docente non sia più limitata ad un ambito ristretto del sapere ma trasversale a più scienze e informazioni e perciò più complessa. Bisogna trovare il modo di andare in profondità nelle cose piuttosto che limitarsi alla superficie visibile del mondo della conoscenza, della materia, dell’uomo e di tutto ciò che avviene nella sfera culturale. L’incontro di oggi ci vede insieme come una grande famiglia chiamata al gioco di squadra in vista di unico comune obiettivo”.

Rosanna Rizzo Dirigente scolastico del Liceo Scorza di Cosenza nel portare i suoi saluti ha posto in evidenza quanto sia difficile oggi farsi carico della formazione dello studente: “tutti i giorni siamo chiamati ad aiutare i nostri giovani a capire cosa vogliono fare e diventare e a dare ad alcuni di loro anche valori laddove la famiglia latita per una serie di motivazioni che la rendono sempre più distratta. È un problema sociale con cui facciamo i conti quotidianamente. In termini prettamente scolastici- ha detto la Rizzo- dobbiamo poter dare ai nostri ragazzi, che magari hanno delle problematicità, una pienezza e completezza di pensiero per quello che sarà il loro futuro di cittadini e cittadine in grado di esprimere le loro potenzialità all’interno di un contesto sociale. All’ispettore chiediamo di trovare la chiave di svolta necessaria per poter cercare la risoluzione ai loro problemi. Quella di oggi è dunque un’occasione di confronto importante perché i nostri ragazzi possano avere l’attenzione che meritano”.

Dello stesso avviso Lorenzo Ciacco Dirigente dell’Istituto comprensivo di Cerisano che nel portare i suoi saluti ha espresso parole di amicizia e sincero apprezzamento per il professore Belvedere ed il suo impegno: “Questo libro- ha precisato- è sicuramente un grande contributo che da grande studioso Belvedere ci offre. Da sempre i suoi consigli e le sue indicazioni accompagnano la mia attività. Il tema di oggi la didattica per competenze è naturalmente un tema fondamentale nella nostra scuola e in questa società in continua e tumultuosa evoluzione. Nel libro viene trattato il tema dell’orientamento come è stato concepito forse inizialmente quando si parlava ancora di alternanza scuola lavoro. Ma la scuola secondo me non deve preparare al lavoro i ragazzi deve semmai prepararli a confrontarsi con il mondo del lavoro per esserne parte attiva e dinamica. L’importanza della cultura umanistica della filosofia che emerge nel testo non vuole indicare un ritorno al passato in un mondo così evoluto, perché matematica, filosofia e scienze sono discipline molto vicine tra loro accomunate dalla logica, ma è importante indicare un comune orizzonte valoriale che stia alla base della formazione di un buon cittadino”.

Tutti spunti che hanno sollecitato l’ospite, il cui intervento ha riempito di contenuti e riflessioni l’incontro. “La competenza- ha esordito Belvedere- è stato un tema che mi ha sempre appassionato e ogni volta che ci ritornavo trovavo sempre qualcosa di nuovo in quanto coloro che ne parlavano dal punto di vista istituzionale andavano modificando la propria idea adeguandola ai tempi. Di certo la competenza ha una provenienza aziendale, si è cominciato a parlarne alla fine del taylorismo e del fordismo, cioè della concezione del lavoro dell’uomo come prolungamento della macchina di cui doveva seguire i processi produttivi. Quando poi all’idea di lavoratore si è associata l’idea di persona si è cominciato a ragionare su due elementi: la tecnica e l’umanesimo. In questo senso è arrivata anche l’alternanza scuola lavoro: il mondo del lavoro cambia e nello stesso tempo si chiede alla scuola di conciliare i tempi e gli interessi della persona con le esigenze della nuova attività lavorativa. La competenza è dunque vista- ha proseguito il prof. Belvedere- come quella capacità di produrre performance nel migliore dei modi in un mondo del lavoro che sebbene rinnovato dal punto di vista delle competenze è disorientato da questo bisogno di incontrarsi con altre culture dettato dalla globalizzazione, dall’immigrazione e dalla multiculturalità. Tant’è vero che in alcuni testi si dice che non è la domanda ad orientare l’offerta ma è la stessa offerta ad orientare la domanda. E dunque la sfida sta nella capacità di essere geniale, di trasformare le proprie idee in ideologie e quindi di cambiare il mondo. La stessa Europa con la prima raccomandazione del 2008 dedicata alle otto competenze aveva indicato come le competenze fossero la capacità di utilizzare conoscenza, scienza e potenzialità in situazioni di lavoro ma anche di vita e di studio. Poi si è capito che le profonde modificazioni del mondo non richiedevano più un lavoratore collocato in un contesto lavorativo che sarebbe cambiato in tempi velocissimi e quindi ha riportato il concetto di lavoro nell’ambito educativo e didattico ed ha aggiunto alla competenza un nuovo concetto: quello di atteggiamento. Il ragazzo per poter contestualizzare la propria attività lavorativa nel mondo in cui vive deve prima avere un’idea di questo mondo, assumere un atteggiamento verso le complessità di questo mondo. Questo è il motivo per cui si è passati dall’alternanza scuola lavoro al percorso per le competenze trasversali e l’orientamento. Dobbiamo educare i nostri giovani a saper realizzare essi stessi trasversalità- questo l’invito- cioè di fronte a problemi nuovi non più un sapere tecnico ma la consapevolezza generale che fa aggredire il problema particolare da più punti di vista. La capacità di saper organizzare i pensieri e le attività, la flessibilità, la responsabilità della scelta, la trasferibilità dei propri pensieri in diversi contesti, tutto questo aiuta nella vita. Una vita con una dimensione temporale, il che significa che non deve avere un eterno presente come vorrebbe imporre la rete oggi ma che tende verso il futuro condizionato dal passato. Vivere senza tempo in un continuo presente e benessere porta alla carenza di autorità ai vari livelli e alla perdita del senso del limite, a partire dalla famiglia per finire alla scuola, ambiti in cui deve essere chiaro cosa si può fare e cosa non si può fare, perché con l’autorevolezza si aiutano i ragazzi ad andare avanti nella vita”.

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