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Salvatore Turano: “Rendano operativi gli ospedali di provincia. Più sicurezza per le chemioterapie”

di Francesca Gabriele – Lo cercano tutti, lo cercano non solo per il fascino che emana e la forte empatia che riesce a creare con i pazienti. Non è una professione facile quella dell’oncologo, Salvatore Turano, che indossa il camice bianco girando, infaticabile, per il reparto di Oncologia dell’ospedale di Cosenza dove il dolore si mischia alla speranza. L’abbiamo contattato telefonicamente e tra un turno e l’altro siamo riusciti ad intervistarlo.

Dottore, la notizia girava da qualche settimana negli ambienti della Sanità cosentina e in quelli politici.  Il nuovo ospedale nella città bruzia si farà e sorgerà, tra l’altro in un punto strategico, tra la parte Nord e la parte Sud della città capoluogo. Immaginiamo l’entusiasmo tra voi sanitari…

L’ Annunziata è stata per anni un punto d riferimento per la città e la provincia. La sua ubicazione la rendeva facilmente raggiungibile e fruibile. È innegabile però che un ospedale nuovo possa offrire tanti spazi in più, costruito con criteri nuovi e sostenibili, di cui al momento c’è un gran bisogno.

Che scelta è stata quella appena commentata?

Decisamente è stata una scelta, non l’unica possibile certo ma una scelta andava fatta. Il tempo ci dirà se è stata quella giusta.

Penalizzare gli ospedali di provincia, alcuni strategici, penso per fare un esempio, all’ospedale di Rogliano, quanto ha finito per in qualche modo pesare sull’ operatività dell’Annunziata che ha finito assorbire tutta l’utenza?

L’ospedale di provincia ha necessità di esistere soprattutto per le utenze disagiate e lontane dal centro. Penso a Trebisacce, a San Marco, più che al presidio ospedaliero di Rogliano, che francamente è molto molto vicino. Mi consenta di aggiungere che per quanto riguarda l’Oncologia il discorso è un po’ diverso. Sì alla dislocazione, alle terapie orali e domiciliari, ma è importante che le chemioterapie vengano preparate in sicurezza. Penso alle farmacie e alle UFA (Unità farmaci antiblastiche), che sono un passo in avanti verso l’uniformità di trattamento e la sicurezza per i pazienti.

Nel dopo lockdown che momento vive la Sanità. Siete stati tutti in corsia per ore e ore senza risparmiarvi. Adesso è tempo di bilancio. Qual è il suo?

Abbiamo fatto il nostro. Senza se e senza ma. Non ci siamo risparmiati, la nostra AO è stata tra le poche ad aver assunto pochissimo. La Puglia, ad esempio, ne ha approfittato per fare contratti vantaggiosi ai professionisti, e la maggior parte di loro sono rimasti in pianta organica.

Dottore, durante il momento caldo della pandemia le persone hanno in tanti casi staccato la spina alla prevenzione. Lei è oncologo. Quali sono stati i danni?

Danni incalcolabili sotto questo profilo. Si è bloccato tutto. Prevenzione, interventi differibili, follow up. I numeri reali li vedremo tra qualche anno.

Con quale stato d’ animo affronta un lavoro difficilissimo qual è il suo anche per i risvolti sul piano emozionale?

Difficile rispondere in poche parole. L’empatia è un tool che si acquisisce anche sul campo, che nessuno prima ti insegnava all’università. Ora c’è più attenzione a questo aspetto, che facilita molto le iterazioni medico/paziente/familiare. Bisogna interagire.

Che cosa si prova a guardare in faccia il dolore delle persone?

Il dolore è di tutti e ognuno lo vive a modo proprio. Ci vuole un gran rispetto del dolore, fisico e dell’anima.

Quanto influisce sul privato di Salvatore Turano tutto questo dolore?

Io speriamo che me la cavo!!!

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