“Personalmente sono assolutamente contrario alla separazione delle carriere, per due ragioni. La prima perche’ e’ stata indicata come la panacea di tutti i mali: ma non e’ la separazione delle carriere che e’ alla base del non corretto funzionamento del sistema di giustizia. L’altra ragione e’ che, invece di avvicinare il pubblico ministero, il magistrato requirente, alla cultura della giurisdizione, alla cultura della responsabilita’, alla cultura della prova, noi in questo modo lo allontaniamo”. Lo ha detto il procuratore di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, parlando con i giornalisti a margine di un incontro all’Universita’ di Catanzaro, con riferimento al tema della riforma della giustizia.
Secondo Curcio, candidato al ruolo di procuratore capo di Catanzaro, “e’ vero per carita’ che anche la novellata Carta costituzionale sul punto ribadisce l’autonomia e indipendenza del pubblico ministero ma e’ altrettanto vero che e’ un po’ difficile pensare a un pubblico ministero separato dal giudicante con due distinti organi di autogoverno e come riforma fine a se stessa, perche’ – ha sostenuto il procuratore di Lamezia Terme – il timore di tutti e’ che il passo successivo sia la costruzione piramidale gerarchica e quindi la sottoposizione della magistratura requirente al ministro di Grazia e Giustizia. Come in altri paesi, solo che in altri paesi – per esempio in Francia – le indagini serie non le fa il pubblico ministero ma le fa un organo indipendente che e’ il giudice istruttore”.
Curcio si e’ poi soffermato su altre riforme normative, come le limitazioni all’uso delle intercettazioni o l’eliminazione di alcuni reati come l’abuso d’ufficio: “In realta’ le riforme, almeno per quello che si sente dire, non toccano il profilo della criminalita’ organizzata di tipo mafioso, se vogliamo riferirci a questa. Il sistema del cosiddetto doppio binario processuale e’ rimasto pressoche’ invariato, pero’ e’ chiaro che da magistrato del pubblico ministero su tutti questi aspetti io come molti altri colleghi ho le mie riserve. E’ chiaro – ha rimarcato il procuratore di Lamezia – che se vai ad incidere sulla capacita’, sul volume di fuoco della magistratura requirente poi i risultati saranno sicuramente minori rispetto a quelli che ciascun si aspetterebbe. Quanto all’abuso d’ufficio, la questione e’ stata gia’ rimessa alla Consulta, vediamo quello che succedera’”.