di Paolo Ficara – Un capitolo chiuso, ma i cui paragrafi meritavano qualche chiarimento. Il flirt tra Massimo Ferrero e la Reggina forse non può neanche definirsi tale, dato che non è stato ricambiato. L’imprenditore romano, ai microfoni di Reggina Talk, ha spiegato i motivi – qualora non fossero abbastanza palesi – per i quali non si è presentato all’asta per il marchio. Aggiungendo dei particolari, sia precedenti che successivi alla data dello scorso 29 maggio. Circa contatti senza seguito o senza risposta, con la classe politica cittadina e con l’attuale proprietà amaranto.
“Non vado contro il mio datore di lavoro”, ha subito spiegato il presidente Ferrero a Reggina Talk. Per chi non lo sapesse o facesse finta di non saperlo, l’ex massimo dirigente della Sampdoria conduceva un programma sull’emittente radiofonica di Stefano Bandecchi: “Lui voleva andare per il marchio, non volevo mettermi in gara. Mi sono tarpato le ali. La Reggina è una bella realtà, ma lui è un gigante. Magari ci saranno altre opportunità. Se la Reggina non va in Lega Pro, forse le cose cambiano”.
“Ho provato a chiamare, iniziai parlando col sindaco. Ma si è subito acceso il disco di Mina: Parole, Parole, Parole. Altri, non mi hanno risposto al telefono. L’unico a rispondermi gentilmente al telefono per darmi informazioni, è stato quello del marchio – Ferrero si riferisce probabilmente al curatore Marcello Febert – Chiesi il permesso a Bandecchi, ma quelli della Reggina non mi hanno mai risposto al telefono. L’unico è stato il sindaco, che ho incontrato: dovevamo fare il progetto cinema, ma non è successo mai niente. Non vado ad investire in un posto in cui non sono ben accetto”.
“Ho trovato, faticando, i numeri di telefono. Una persona molto gentile è stato l’avvocato Benedetto, ma gli altri non mi hanno risposto. Reggio è una piazza importante. Virgilio Minniti? – chiede in onda il presidente Ferrero, sciorinando anche qualche cifra del numero di telefono – Ho chiamato il Papa e mi ha risposto, lui no. Lui non mi ha mai risposto. Sarà stato impegnato. O se l’è tirata. Ho mandato anche dei messaggi, volevo solo fare una chiacchierata. Per me, la Reggina è un sogno. Aspettiamo un pochino e vediamo che fanno questi signori, non credo abbiano molta fortuna”.
Le conclusioni del presidente Massimo Ferrero rappresentano un misto di speranza, amarezza e realismo: “Io verrei immediatamente a Reggio, perché amo i reggini e la Reggina. Però, in questo momento, non c’è la capacità o la voglia. Devo andare dove c’è un progetto, uno stadio, dove le istituzioni mi seguono. Perché bisogna far volare la squadra. La Reggina dovrebbe stare in Serie A. C’ho provato, ma non vado contro il presidente Bandecchi, mai nella vita. Nulla di fatto dopo i dialoghi col sindaco e con Carmelo Versace. Poi il signore che ha in mano l’ascia, non mi ha risposto al telefono. Caro presidente Minniti, lei è un grande signore: il presidente Berlusconi richiamava tutti. Poteva pure rifarsi vivo e mandarmi a quel paese. Sarei molto felice di essere presidente di questa squadra. Adesso, questi signori non mollano. Se mollano, mi chiamassero“.