“Da anni ormai leggo e ascolto Venturino Lazzaro, mi confronto con lui e con gli amici del Circolo Placanica che lui presiede, perché il sentire comune consolida i rapporti e aiuta a crescere insieme. È per questo, credo, che la lettera aperta che egli indirizza al sindaco che verrà non mi suona affatto nuova.
La preoccupazione che vi traspare e che contiene di fatto un invito pressante a chi governerà Catanzaro, è la mia preoccupazione ed è la preoccupazione delle donne e degli uomini che hanno scelto di porsi, insieme con me, a disposizione della Città. Donne e uomini liberi, che non erano certo obbligati a mettersi in gioco, né tantomeno necessitati a farlo per procurarsi un comodo posto al sole.
Venturino cerca l’anima perché sa, come anche noi sappiamo, che è l’anima della città a essere andata in frantumi sotto il peso dei problemi irrisolti e che oramai si sono incancreniti. L’umiliazione che Catanzaro ha subìto in vent’anni di malgoverno, infatti, non si è tradotta solo nella perdita di ruolo e prestigio, nell’incapacità di garantire ai cittadini persino i più elementari servizi come l’acqua o la depurazione. Si è tradotta, purtroppo e soprattutto, nell’impossibilità dei cittadini di continuare a riconoscersi in una comunità, la loro comunità, in quella che giustamente il presidente del Circolo Placanica chiama “cultura” e che non è sfoggio di sapere o libri accumulati sugli scaffali della libreria, ma è il senso di appartenenza a qualcosa di molto prezioso, che non si tocca con mano ma si respira per strada ed è ossigeno che mantiene vivi. Sono i riti, le tradizioni, i contatti, la reciprocità di cui scrive Venturino Lazzaro. Sono la sicurezza di sentirti a casa, lì dove sei nato e dove la tua storia si è dipanata.
Se la casa è in rovina e la storia si dissolve, allora sei perduto. Ed è quello cha abbiamo oggi sotto gli occhi: i catanzaresi sono soli o comunque, quello che avvertono è un avvilente senso di solitudine. Ce lo hanno raccontato nel corso di questa campagna elettorale, che abbiamo voluto fare alla vecchia maniera, casa per casa, strada per strada, quartiere per quartiere, perché il nostro timore era che la Città stesse smarrendo sé stessa e dunque, parafrasando Corrado Alvaro, “voleva essere parlata”. Per questo abbiamo scelto di non parlarle solo attraverso i nostri programmi, che pure ci sono e che abbiamo affidato a persone generose e competenti nelle diverse materie. Sono programmi credibili, aperti, perché noi non siamo autoreferenziali e vogliamo la partecipazione. Ma come osserva Venturino, sono solo i programmi che abbiamo per governare Catanzaro e questo, da solo, non basta.
Anche perché il rischio che si corre è di sentirsi obiettare che in campagna elettorale tutti dicono di voler risolvere i problemi della città. Tutti dicono le medesime cose e fanno le medesime promesse. Ed è vero. Come potrebbe essere diversamente, in una città che da vent’anni non è riuscita a risolvere un solo problema? Però non basta rispondere che tutti promettono le stesse cose ma alla fine chi vince le elezioni è uno solo e che a Catanzaro, per vent’anni, hanno vinto sempre gli stessi che oggi vorrebbero continuare a occupare il potere. Non basta solo essere in pace con la propria coscienza. Occorre avere il coraggio di assumersi la responsabilità del cambiamento insieme con chi ci sta.
Noi lo abbiamo fatto, perché di Catanzaro amiamo l’anima più autentica e vera. La nostra anima comune. A quella abbiamo parlato e quella ci ha ricambiato con un risultato straordinario. Cercheremo di non deluderla e faremo di tutto, da qui al 26 giugno, per trasformare insieme con lei quel risultato straordinario in un risultato pieno. Sappiamo che è a portata di mano. Poi porteremo l’acqua nelle case dei catanzaresi. E sarà il meno che potremo fare. Perché quello a cui puntiamo anche noi è entrare in quelle case e ritrovarvi le tavole imbandite, apparecchiate con le tovaglie migliori, quelle che abbiamo visto nei cassetti delle nostre mamme, che hanno conosciuto l’orgoglio dell’appartenenza a una comunità e mai la solitudine”.