di Paolo Ficara – “Quando il cuore è pieno, la bocca comincia a parlare. Per tutto quello che ho detto stasera, mi ha spinto l’amore verso la Reggina e verso la nostra bella città”. Dopo oltre due anni di silenzio, il direttore Gabriele Martino ha parlato ad ampio raggio nel corso di Reggina Talk. Un parere competente, misurato ma – al tempo stesso – accorato e sferzante, come pochi possono fornire, sia sulle vicende attuali che sulle recenti peripezie.
Il primo commento del vicepresidente nazionale dell’Adise, riguarda l’avvio di campionato della Reggina: “In questa stagione, la squadra è dotata di tanti buoni calciatori. Sia tra gli esperti che tra i giovani. Però devono ancora fare squadra, in campo. Ho quasi sempre visto le partite della Reggina: con franchezza, al di là dei risultati, credo non sia ancora riuscita ad esprimersi per il valore dei giocatori. Vanno messi in condizione di esprimersi al meglio. Alcuni giocatori di mia conoscenza, tra i quasi mai utilizzati, sono buoni elementi”.
Al direttore Martino snoccioliamo i nomi dei giocatori a lui noti per esperienza diretta, ma ce ne sfugge uno: “A Lamezia ho avuto anche Laaribi. Abbiamo condiviso cinque mesi. E come gli altri, è un professionista di grandissime qualità morali, ma anche un buon giocatore. Ha qualità tecniche raffinate, vede con immediatezza il gioco. Finora, per motivi chiari evidentemente al tecnico, non ha avuto la possibilità di potersi esprimere. Ma sono convinto che darà il suo apporto per i successi di questa squadra”.
Il ds delle due promozioni in Serie A si esprime sulla gestione dei portieri: “Il tecnico conosce bene il campionato dilettanti. Probabilmente, aveva in mente di far giocare un under in quel ruolo. E tra i due, aveva valutato più pronto Lumia. Tant’è che aveva giocato in Coppa Italia e la prima di campionato. E contro la Nuova Igea, come è capitato ai portieri più forti del mondo, ha commesso qualche errore. Ma subito dopo, guarda caso, ha dovuto rescindere il contratto per motivi personali. Quindi viene riproposto un giovane come Lazar, per poi andare sull’over Martinez. Dopodiché, altro cambio, nelle ultime giornate si torna sull’under. O il tecnico non ha ancora le idee chiare, oppure sceglie di volta in volta a seconda dell’avversario”.
Interessante la ricostruzione del direttore Martino, circa le sconfitte contro Scafatese e Siracusa: “Ho grande fiducia nei giocatori. Rispetto alla passata stagione, tantissimi sono stati quelli cambiati. All’avvio del campionato, credo non fossero nella migliore condizione fisica. E probabilmente, l’allenatore non è ancora riuscito a dare un volto alla squadra. Nei 180 minuti contro Scafatese e Siracusa, gli avversari si sono espressi meglio. Arriverà il momento in cui la Reggina si esprimerà da squadra, speriamo presto. E allora può pensare anche al successo del campionato. Ma non come ha detto l’allenatore. Che qualche settimana fa, definendosi presuntuoso, ha detto che la Reggina vincerà il campionato. Da reggino e da sportivo, è l’augurio che ci facciamo tutti. Dopo due stagioni tra i dilettanti, sarebbe ora che il calcio della nostra città tornasse tra i professionisti. Mai, a mia memoria, la Reggina aveva disputato due campionati consecutivi in quarta serie. E speriamo non diventino tre”.
Gabriele Martino ha lavorato, tra le varie proprietà, anche con i Praticò. Che effetto fa vederlo nell’attuale dirigenza? “Ho sempre pensato, e rimane un mio auspicio senza alcun motivo di disprezzo verso gli attuali dirigenti, che questa città ha dimostrato di avere delle eccellenze nel calcio. Tanti calciatori reggini hanno militato in tutte le categorie professionistiche. Ma ha espresso dirigenti importanti. Dal primo presidente Pino Benedetto, a Lillo Foti. Chi può dimenticare le qualità umane e professionali del dottore Franco Iacopino? Alla Reggina si è formato Armando Calveri, oggi tra i più apprezzati segretari generali a livello europeo. Si sono formati anche dei direttori sportivi. Questa città ha dimostrato di essere dotata di eccellenze in campo calcistico. Il mio auspicio è che questa città esprima giovani appassionati di Reggina, che vogliano contribuire alla crescita della città. Cercando di prendere ancora il meglio. E ribadisco di non riferirmi alla mia persona. Seve il confronto con le eccellenze calcistiche che sono vive, lucide ed innamorate del colore amaranto. Un innamoramento che non se ne va mai. Mi auguro che i reggini si riapproprino della Reggina. Fermo restando che mi risulta ci siano nella nostra città dei giovani seri, preparati, che vorrebbero poter dare un contributo. Nella Reggina che sta giocando, ci sono tre giocatori già abilitati come direttori sportivi. Ma Coverciano non basta”.
Adesso invitiamo tutti a leggere e rileggere più volte il seguente monito, nel quale traspare tutto l’amore di Gabriele Martino verso la propria città: “Questa città non può accontentarsi di vincere la Serie D. Faccio fatica a comprendere la tifoseria. Questa città non può e non deve accontentarsi, nemmeno della Serie C. Viste tutte le eccellenze che ci sono, questa città deve saper progettare il ritorno ai massimi livelli in ambito calcistico. Ci sono tutte le condizioni. Chi può farlo, forse è arrivato il momento che si presenti. Se devo immaginare questo gruppo dirigente, così come è composto tra proprietà, gruppo dirigente, gruppo sportivo e gruppo tecnico, non riesco ad essere ottimista. Non per il ritorno in Serie C della Reggina 1914, anche se io preferisco chiamarla sempre Reggina Calcio in quanto fa calcio. Bensì per il ritorno della Reggina ai vertici del calcio nazionale. Ora tutte le proprietà stanno pensando al centro sportivo, specie i club non potentissimi. Ci vuole un gruppo dirigente adeguato a quelli che devono essere gli obiettivi della città. Non si deve vivere di circostanze. Bisogna vivere di programmi. Sicuramente dovrai modificarli in corsa, ma devi dotarti di una progettualità a medio termine. Per tornare a respirare, se non il calcio che abbiamo fatto noi in Serie A, almeno in Serie B. Questa città ha tutto per poterlo fare”.
Nel tornare sulle vicende tecniche, Martino ricorda il clamoroso esonero di Elio Gustinetti nel 1999: “Alcuni grandi successi, arrivano attraverso decisioni inaspettate e forti. La Reggina andò per la prima volta in Serie A, quando due reggini hanno avuto il coraggio a 6 giornate dalla fine, di cambiare la guida tecnica. E la Reggina andò in Serie A. Credo che questo campionato possa decidersi nelle ultime quattro, cinque o sei giornate”.