“Ho molto apprezzato l’intervento del Ministro degli Interni, Piantedosi, sul tema dello scioglimento dei comuni, un argomento che, come molti sindaci del Sud, ritengo cruciale. Solo chi vive quotidianamente queste realtà comprende appieno la gravità di queste decisioni, troppo spesso adottate con eccessiva facilità e frettolosità.
LO DICE IL MINISTRO: IMPROROGABILE INTERVENIRE PER RIFORMARLA
Il Ministro – scrive Giovanni Macrì, già Sindaco di Tropea dal 2018 al 2024 sui suoi canali social – ha sottolineato la necessità, ormai improrogabile, di intervenire su una legge che, da misura estrema, si è trasformata in una costante, lasciata all’interpretazione soggettiva del Prefetto di turno. È evidente che una riforma è indispensabile per garantire equità e giustizia nei procedimenti.
ESTENDERE AI COMUNI COINVOLTI POSSIBILITÀ COLLABORAZIONE VIRTUOSA
Piantedosi ha avanzato una proposta significativa: estendere ai comuni, così come già avviene per le aziende oggetto di procedimenti di interdittiva antimafia, la possibilità di avviare un percorso di collaborazione virtuosa, volto a risolvere le criticità senza ricorrere necessariamente allo scioglimento. Questo rappresenterebbe di sicuro un significativo passo avanti verso una gestione un po’ più equilibrata e responsabile.
INTERDITTIVE ANTIMAFIA SOTTO LENTE CORTE EUROPEA DIRITTI
È importante, però, ricordare che la questione delle interdittive antimafia è ora sotto la lente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che ha rilevato criticità nella normativa italiana, in particolare per l’indeterminatezza dei criteri che consentono al Prefetto di emettere tali provvedimenti. La CEDU ha anche chiesto chiarimenti riguardo alla possibilità, per le imprese colpite, di sottoporre le loro contestazioni a un tribunale con piena giurisdizione, in grado di esaminare sia la legittimità che il merito delle decisioni. Questo è esattamente ciò che manca oggi per i comuni. Speriamo che le istituzioni sappiano cogliere l’urgenza di queste riforme.
NORMA SCIOGLIEMENTO COMUNI, MACRÌ: MEDIOEVALE E ANTI DEMOCRATICA
Da tempo, mi sono soffermato sull’articolo 143 del TUEL, una norma medievale, priva di garanzie e paletti, che lascia un potere eccessivo all’apparato burocratico – troppo spesso interessato – a scapito della democrazia. Una norma così iniqua susciterebbe l’indignazione perfino di un dittatore della statura di Lenin, o il suo rammarico per non averla concepita lui stesso. In questi mesi ho evidenziato numerose criticità, tra cui le enormi difficoltà per accedere agli atti presupposti del provvedimento di scioglimento, un diritto che, in qualsiasi altro giudizio, sarebbe ovvio. Qui, invece, è negato.
INCREDIBILE CHE PARLAMENTARI NON PRENDANO ATTO DI QUESTA SITUAZIONE
È incredibile che i nostri rappresentanti in Parlamento, con poche eccezioni, non comprendano neanche la portata di queste limitazioni, che sono tanto ingiuste quanto dannose. In effetti, le parti coinvolte nel procedimento, come il sindaco e gli altri ricorrenti, possono accedere agli atti solo in maniera estremamente limitata, e questo solo dopo un pronunciamento specifico del TAR. Non possono ottenere copie dei documenti, ma solo prendere appunti, e perfino questi appunti non
possono essere divulgati. Si tratta di atti classificati, il cui contenuto resta confinato esclusivamente all’ambito processuale.
MODERNA INQUISIZIONE: ACCESSO ATTI LIMITATO
Quando, tempo fa, ho riflettuto su questa assurdità, ho ipotizzato, in senso ironico, che il divieto derivasse da un imbarazzo nel rivelare alla comunità le vere motivazioni alla base di tali provvedimenti. Oggi, dopo aver avuto accesso ai documenti, posso affermare con certezza che, almeno nel mio caso, questa supposizione si è rivelata fondata. È fondamentale che la verità emerga, tuttavia sarà necessario trovare il modo per non violare l’art. 262 c.p., che prevede pene severissime.
TROPEA, TUTTI HANNO DIRITTO DI CONOSCERE LA VERITÀ SU COSA ACCADUTO
Tropea, grazie al mio operato, ha raggiunto una visibilità internazionale e la comunità e tutte le persone che la amano hanno il diritto di conoscere le ragioni che hanno portato la Commissione d’Accesso, presieduta da chi oggi è a capo di quella Straordinaria che governa la Città, a formulare conclusioni così gravi.
PROPOSTA: ALBO NAZIONALE COMMISSARI APERTO ANCHE AD EX SINDACI
A questo proposito, vorrei concludere con una mia idea riguardo la questione della riforma della legge. È giunto il momento di affrontare il tema dei Commissari Straordinari. Per eliminare qualsiasi dubbio su possibili speculazioni legate ai commissariamenti facili, propongo l’istituzione di un albo nazionale dei Commissari Straordinari, aperto esclusivamente agli ex sindaci. Questo albo, regolato da norme precise e trasparenti, permetterebbe di attingere a figure di comprovata esperienza e integrità in caso di situazioni di crisi. Una tale previsione, oltre a scongiurare possibili abusi, valorizzerebbe una delle risorse più preziose del nostro Paese: la competenza e la sensibilità dei sindaci, messi finalmente a disposizione delle comunità in difficoltà, in maniera continuativa e a tempo pieno.
Riflettiamo seriamente su queste proposte. Anzi, riflettete voi! Ci rivediamo presto, con un nuovo capitolo di questa moderna inquisizione”.