Il presidente Francesco Arillotta: “Rappresentare, anche solo per 365 giorni, la Cultura Italiana, cioè la Civiltà Italiana, è un intento che fa onore alla Comunità reggina; un impegno che questa Comunità è in grado di onorare, proprio grazie al grande, immenso, eccezionale patrimonio culturale che la caratterizza sotto tutti i punti di vista.
Quella che segue, è una elaborazione promozionale che l’Associazione ‘Amici del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria’, ricca dei suoi 66 anni di continua, intensa e proficua attività, presenta; ed è solo una contenuta parte di ciò che Reggio Calabria potrebbe e deve evidenziare.
Naturalmente, si fa riferimento alla sua Storia, e a quanto, e a come, questa sua Storia, riesca a rappresentare la esatta dimensione dell’apporto che Reggio ha dato e continua, nel suo certo Futuro, a dare a quella Cultura Mediterranea, di cui Essa è stata spesso, e vuol continuare a essere, brillante e determinante crocevia.
Nell’auspicio che l’odierno impegno sia valida occasione per presentare il nostro Futuro, fatto di innovazione tecnologica, agricoltura d’avanguardia, turismo di livello internazionale.
Non è ricordata l’Arte reggina, sotto tutte le sue innumerevoli accezioni, da Ibico a Oreste Lionello, da Klearkos ad Alessandro Monteleone, da Nosside a Gilda Trisolini e a Leopoldo Trieste.
Così come non ci si appella a quella Natura che, pure, come giustamente ricorda Leonida Repaci, nella nostra Terra è benedetta: per gli onirici panorami che offre dalla cima di Montalto e per gli incontri straordinari con la maliziosa e sfuggente Fata Morgana.
Manca anche la voce ‘Enogastronomia’, certamente elemento importantissimo sello scenario socio-economico- culturale della nostra Città.
Ma…unicuique suum.
Con questa segnalazione, l’Associazione ‘Amici del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria’, tutta insieme: Presidente, Consiglio Direttivo e Soci, dichiara la sua disponibilità a partecipare al grande sforzo che la Società Reggina dovrà compiere, nell’immaginare e nel proporre, prima, un progetto vincente, e nel realizzarlo poi, nei dodici mesi dell’anno 2027.
Fra le tante condizioni che il bando pone per perché si dia risposta favorevole alla domanda di riconoscimento di Capitale della Cultura Italiana del 2027, c’è ne sono due che crediamo siano fondamentali: coinvolgimento del territorio e proiezione del programma nel tempo. Si vuole, cioè, che l’intero territorio provinciale venga coinvolto nelle iniziative culturali che si programmano. Inoltre, si chiede che più voci del programma prevedano effetti duraturi nel contesto culturale e sociale della città che si candida.
Quello che segue vuol essere solo un esempio di coinvolgimento delle strutture presenti nel circuito della Città Metropolitana. E con la proposta dei grandi percorsi storici, si vuol suggerire la realizzazione di servizi culturali di lunga applicazione, capaci di trasformare completamente l’offerta turistico-culturale della Civica Istituzione.
Avanziamo, quindi, qualche ipotesi di convegni, mostre e altre iniziative culturali promozionali da organizzare nel corso dell’anno 2027.
Crediamo sia fondamentale coinvolgere innanzitutto le maggiori Istituzioni culturali
cittadine, a cominciare dall’Università (Dipartimento di Agraria: «Il bergamotto di Reggio Calabria» – Dipartimento di Architettura: «Il liberty di Reggio Calabria» – Dipartimento di Ingegneria: «Reggio sismica). E, a seguire, il Conservatorio Musicale: (festival di musiche di Francesco Cilea).
E ancora: l’Accademia di Belle Arti (far venire da tutto il mondo le opere di Antonello da Messina), nonché «cento opere d’arte su San Giorgio».
Altre mostre, di grande impatto: «Le colonne lignee medievali di Terreti» conservate al Victoria and Albert Museum di Londra; «Il volume originale del ‘Commento al Pentateuco’», anch’esso in prestito dalla Biblioteca Palatina di Parma; «La lapide reggina del culto ad Apollo, Diana e Vesta» giacente al British Museum di Londra.
Coinvolgere, per esempio, anche la Stazione Sperimentale delle essenze, per un convegno su «Erbe aromatiche e piante officinali: la biodiversità reggina».
O chiedere alla Società Ponte dello Stretto di organizzare un convegno e una mostra su «La Storia dell’attraversamento dello Stretto di Messina».
Fondamentale, sarebbe, ripetiamo, programmare la continua fruibilità dei grandi percorsi turistico-culturali della Città Metropolitana: «I musei (che sono 20, fra statali e non) e le aree archeologiche (che sono ben 15)»; «I nostri luoghi religiosi storici» (da Polsi a San Fantino, dalla cattedrale di Gerace all’Eremo della Consolazione);«I castelli (da Bagnara a Monasterace, da Scilla a Reggio Calabria), e le torr (da Torre Galea alla Torre di Donna Canfora, da Torre Cavallo a Torre San Fili».
Tutto quello che precede è soltanto un piccolo stralcio di quello che Reggio Calabria può offrire.
E auspichiamo che così sia.”