Se il traffico illecito di beni culturali è tra i maggiori mercati illegali, secondo solo dopo ad armi e droga, indagare il mercato dell’arte significa mettere le mani sul business illegale più redditizio a livello mondiale.
Degli strumenti di tutela per il patrimonio culturale, degli interessi delle mafie sul settore delle opere d’arte e della loro restituzione alla collettività si è parlato nel corso dell’evento “L’arte recuperata l’arte restituita. Gli strumenti di tutela per i beni culturali“. L’incontro pubblico si è svolto nell’ambito della mostra “Visioni Civiche. L’arte restituita” promossa dalla Fondazione Trame ETS presso il Museo Archeologico Lametino, inaugurata nel corso dell’ultima edizione di Trame Festival e visitabile gratuitamente fino al 28 luglio negli orari di apertura del Museo.
Proseguono, dunque, le attività legate al progetto espositivo, inserendosi all’interno di una collaborazione, tra la Fondazione Trame e il Museo Archeologico Lametino, ormai consolidata nel tempo.
Sul tema del recupero del patrimonio sottratto illecitamente hanno riflettuto il presidente della Fondazione Trame ETS Nuccio Iovene, la direttrice del Museo Archeologico Lametino Simona Bruni, la neopresidente dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro Stefania Mancuso, il Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Capitano Giacomo Geloso.
Le organizzazioni mafiose traggono vantaggio dal fatto di operare in una pericolosa linea d’ombra tra commercio legittimo e illegittimo difficile da indagare. Del resto, il traffico e il furto di opere d’arte e di reperti archeologici sono meno rischiosi di altri, con minore sorveglianza e tracciabilità, pene inferiori, facilità di accesso ai siti.
Nel corso dell’evento si è parlato in particolare dell’attività capillare dell’arma dei Carabinieri con il Nucleo Tutele, ma anche di strumenti per comunicare e valorizzare il patrimonio, oltre la restituzione alla collettività.
“Non basta soltanto lo strumento di tutela – ha analizzato la direttrice del Museo Simona Bruni – Bisogna valorizzare per restituire e per dare una consapevolezza civica alla collettività, che deve godere della restituzione e deve diventare essa stessa strumento di tutela e valorizzazione dinamica del patrimonio archeologico, architettonico, dei dipinti, dell’arte, come la mostra realizzata in collaborazione con Trame. Strumento di diffusione e disseminazione di quello che noi possiamo fare come cittadini, perché possiamo segnalare, perché possiamo tutelare come fossimo ispettori, consapevoli del valore del nostro patrimonio, della dispersione di cui oggi si deve dare atto. C’è una percezione ridottissima di queste situazioni. Per questo, tutti i giorni dobbiamo continuare a fare rete, con le istituzioni, le fondazioni, le associazioni, la cittadinanza. É questo è il messaggio che dobbiamo continuare a mandare“.
“Sicuramente dobbiamo distinguere due azioni di tutela – ha chiarito l’archeologa Stefania Mancuso, alla sua prima uscita pubblica come presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro – quella coercitiva e l’azione di sensibilizzazione del valore del patrimonio, che non è un valore canonico, ma un valore di tipo culturale, per quello che rappresenta, dall’antico al contemporaneo, e come strumento di comunicazione. Questa è per me l’azione che può incidere rispetto a qualunque altra azione forzata, repressiva, che è giusto che ci sia laddove ci sono misfatti. Però bisogna lavorare nelle scuole con gli studenti, far capire qual è veramente il senso di andare in un museo, fa comprendere il segno di civiltà che il patrimonio culturale testimonia nelle diverse fasi”.
Il comandante Geloso ha approfondito le attività e gli strumenti di indagine del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. “In termini economici e culturali nel nostro Paese il traffico illecito delle opere d’arte ha un peso importantissimo, nel senso che il business del traffico di arte è il più fiorente ed è il settore in cui la criminalità organizzata ha aumentato gli interessi. Da questo punto di vista, la Calabria rappresenta un museo a cielo aperto – ha spiegato – Le indagini che sono state condotte ci hanno dimostrato con certezza che la criminalità organizzata ha orientato i propri appetiti criminali nel settore dei beni d’arte. La legislazione però è adeguata. Posso precisare che nel 2022 il legislatore ha emanato una legge che ha previsto un inasprimento significativo di quelle che sono le pene previste per i reati specifici dei beni culturali. E lo ha fatto introducendo 17 nuovi articoli, con una parte dedicata proprio ai delitti contro il patrimonio”. “Soprattutto in tema di beni d’arte – ha continuato Geloso – attraverso le esposizioni di opere sequestrate alla criminalità organizzata, come la mostra realizzata da Trame al Museo, rappresentano una restituzione alla collettività dei beni d’arte, che altro non sono che la manifestazione dell’arte, che è un bene proprio della collettività. Attraverso le indagini e le successive confische, le opere vengono riportate alla fruibilità di tutti i cittadini”.
Proiettato in apertura dell’incontro il trailer del documentario-inchiesta “Follow The Paintings” (2016) diretto da Francesca Sironi, Alberto Gottardo e Paolo Fantauzzi e attualmente disponibile su Sky. Il film, come spiegato dal presidente della Fondazione Trame Nuccio Iovene, mette in luce come l’arte sia divenuta uno strumento economico e finanziario efficace per la criminalità organizzata, attraverso casi concreti. Uno di questi riguarda le tracce che legano la criminalità romana, l’eversione nera e l’arte contemporanea, coinvolgendo un personaggio tristemente noto, Gennaro Mokbel.
Attualmente proprie alcune delle opere sequestrate a Mokbel sono esposte a Lamezia.
Ed oggi, grazie al successo straordinario ottenuto dalla mostra “Visioni Civiche. L’arte restituita”, che in un solo mese ha registrato oltre 1.400 visite, “siamo candidati ad essere uno dei possibili luoghi in cui destinare le opere della raccolta che non hanno ancora una propria sede” – ha detto Iovene.