Martedì 9 aprile u.s. si è svolto presso l’Unical un interessante convegno dal titolo “criticità finanziaria e amministrative nei comuni della Calabria”. Il convegno aveva la finalità di illustrare il sesto rapporto Ca’ Foscari sui Comuni 2023. Dal rapporto Ca’ Foscari è emerso, tra l’altro, che nel nostro Paese si sono verificate dichiarazioni di riequilibrio assunte in assenza di appropriate valutazioni e in presenza di patrimoni disponibili di notevole valore. Questo giudizio può riguardare anche il comune di Rende con riferimento agli atti posti in essere dal Commissario Dr. Valiante nel biennio 2012/2014. Pensiamo, pertanto, sia giunto il momento di fare chiarezza sulle finanze del Comune di Rende.
La nostra comunità ha subito l’incontrollato potere di un commissario prefettizio che ha dichiarato il predissesto senza che ne ricorressero le condizioni, determinando danni forse irreparabili ai cittadini di Rende. Ma andiamo con ordine.
Il dott. Valiante, nel dichiarare il predissesto, ha elaborato un piano di riequilibrio di 16 milioni di euro, di cui 9 per debiti fuori bilancio, 3 per disavanzo e 4 per accantonamento di risorse per eventuali soccombenze in giudizio, a seguito di procedimenti avviati da privati. Già l’importo del piano di riequilibrio, di modesta entità, per un comune con le caratteristiche del nostro, la dice lunga. Ed, infatti, Rende ha la titolarità di un patrimonio immobiliare e mobiliare del valore di oltre 200 milioni di euro, in parte non destinato a funzioni pubbliche essenziali e, quindi, alienabile per riportare le finanze in equilibrio. Inoltre, all’epoca (2013), il Comune di Rende era titolare di una enorme massa creditoria, accertata come esigibile dalla Maggioli per un importo pari almeno a 16 milioni di euro. Cosa fa il Commissario Valiante? Nella delibera di avvio della procedura di predissesto il Valiante afferma che, nel predisporre il piano di riequilibrio, non ha tenuto conto né del patrimonio, né delle imposte (nel frattempo innalzate al massimo livello), né dei crediti esigibili, tra i quali i 16 milioni di euro di cui si è detto; questi crediti sono stati cestinati dal dott. Valiante, senza porre in essere alcuna azione per il loro recupero. Si è curiosi di sapere se è corretto predisporre un piano di riequilibrio di 16 milioni di euro senza prendere in considerazione il patrimonio alienabile, l’entità dell’imposizione fiscale e i crediti esigibili, come tali accertati (16 milioni).
Il danno causato alla collettività rendese, dall’incauta richiesta di predissesto da parte del Commissario Valiante, è enorme. Sarebbe bastato impegnarsi seriamente alla riscossione di quanto accertato dalla Maggioli, con l’aggiunta della alienazione, a prezzo di mercato, di qualche cespite cedibile per evitare il predissesto. Valiante prima di lasciare l’incarico, intervistato da Gianfranco De Franco, ricoperto per circa un anno, dichiarava al “Quotidiano” che il bilancio era sano e che venivano pagati i creditori entro 30/60 giorni (da Il Quotidiano di Giugno 2014). Gli indirizzi, alla base delle decisioni dell’allora commissario, hanno guidato la gestione decennale della giunta Manna, determinando come conseguenze:
- Un aumento esponenziale della imposizione fiscale;
- L’accensione di decine e decine di milioni di euro di mutui per ripianare i bilanci e pagare i crediti liquidi ed esigibili; (buona parte creati dall’ultima amministrazione comunale).
Tutto ciò, invece, poteva essere evitato:
- se si fosse recuperata l’enorme massa creditoria esigibile;
- se si fosse proceduto ad una corretta dismissione, a valore di mercato, di beni immobili;
- se si fossero concessi a privati beni pubblici con canoni adeguati e non irrisori come, per esempio, per il complesso dei campi da tennis, per il Parco Acquatico, per il palazzetto dello sport e per l’area mercatale, con evidente danno erariale.
Ulteriore danno alle casse comunali è stato causato dalla mancata estinzione dei mutui scaduti contratti prima del 2013 con la Cassa Depositi e Prestiti per la realizzazione di opere pubbliche (scuole, strade, ponti, parchi, musei, chiese, piazze ecc.).
Con riferimento ai predetti mutui (“debito buono” per dirla con Draghi), essi sono tuttora, per la gran parte, in corso, poiché alla scadenza sono stati tutti rinegoziati, al fine di ottenere dalla Cassa Depositi e Prestiti somme utilizzabili, non per procedere a nuovi investimenti, ma per impinguare i capitoli di spesa corrente, spesso per procedere alla stipula di convenzioni o per erogare contributi di sapore clientelare (vedi le numerose consulenze legali, giornalistiche e per contributi vari). Dunque, l’ammontare del debito con la Cassa Depositi e Prestiti è rimasto tuttora rilevante. Purtroppo, di fatto detti mutui rinegoziati vengono dal Comune pagati due volte. Tutto ciò senza che siano stati accesi nuovi mutui per opere pubbliche.
Con riferimento ai documenti di bilancio a tutto il 2022 si registra a favore dell’Ente comune una massa creditoria per circa 42 milioni di euro non riscossi, a riprova dell’inefficienza politica ed amministrativa del settore finanziario.
Giova, inoltre, riflettere per un attimo, sulla circostanza che la Nuova Rende è stata costruita in soli 30 anni e che il Comune eroga servizi a circa 80.000 utenti, a fronte di trasferimenti statali rapportati a 35.000 residenti. Ciò evidenzia che in soli 35 anni, non solo si è realizzata dal nulla una nuova città, munita di tutte le infrastrutture civili, sociali, economiche e culturali, utilizzando fondi propri, mutui accesi con la Cassa Depositi e Prestiti (che avrebbero già dovuto essere estinti) e fondi statali, regionali ed europei, ma si sono assicurati, inoltre, servizi efficienti ad una utenza superiore al doppio dei cittadini residenti. Dunque, nel 2013 le finanze del Comune, non solo erano in buona salute, ma erano addirittura in uno stato eccellente, in considerazione di quanto realizzato e dei servizi offerti.
Oggi, a seguito della strada tracciata da Valiante e percorsa da Manna, registriamo la sussistenza di ben 42 milioni di crediti non riscossi, un debito con la Cassa Depositi e Prestiti, a causa della rinegoziazione, praticamente immutato e, tutto ciò, nonostante la dismissione di alcuni “gioielli di famiglia” a prezzi calmierati. A voler tacere della concessione a privati di importanti beni pubblici (parco acquatico, palazzetto dello sport, campi da tennis e area mercatale) per attività che rendono centinaia di migliaia di euro all’anno, mentre il Comune incassa canoni irrisori.
È evidente che bisogna mettere mano a numerosi dossier nell’interesse della collettività rendese, con particolare riferimento alla riscossione dell’enorme massa di crediti esigibili ed alla revisione dei canoni di concessione di importanti beni pubblici a privati.
Restiamo in attesa di tranquillizzanti notizie.