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Funerale della madre negato al detenuto: il sindaco di Rende Manna interviene a muso duro e invita al voto per il referendum del 12 giugno

“Apprendiamo con sgomento quanto perpetrato ai danni di un detenuto nel carcere di Cosenza, al quale è stato impedito di poter partecipare al funerale della madre e darle l’ultimo saluto”, così il sindaco di Rende Marcello Manna, intervenuto alcuni giorni fa proprio sui quesiti referendari che verranno votati il prossimo 12 giugno e che annuncia una azione di invito al voto da parte dei sindaci Anci Calabria.

Il primo cittadino ha infatti dichiarato: “É doveroso riaprire una serie di considerazioni in merito alla funzione del carcere e al ruolo del personale penitenziario, degli organi di tutela dell’esecuzione penale e dei diritti dei detenuti, le cui valutazioni in merito  alla professionalità e alla competenza non possono continuare ad essere operate dal CSM. Difatti la sovrapposizione di ruoli  tra chi controlla e chi è controllato vanifica ogni attendibilità di giudizio favorendo logiche corporative. Con il referendum del 12 giugno si vuole estendere anche ai rappresentanti dell’Università e dell’Avvocatura nei Consigli giudiziari la possibilità di esprimersi in merito a vicende che come quella del detenuto nel carcere di Via Popilia meritano la massima oggettività”.

“Crediamo fortemente nella salvaguardia e alla tutela dei diritti fondamentali: come pensiamo o trattiamo i condannati delinea il nostro essere civili, il nostro essere persone all’interno di una comunità. I fatti denunciati dall’Associazione Yairaiha O.N.L.U.s che ringraziamo per il costante impegno a favore degli ultimi, sono estremamente gravi purtroppo però la storia di Francesco non è un caso isolato”.

“Lo scopo del carcere dovrebbe essere la rieducazione  così come sancito dalla nostra Costituzione. Troppe volte tuttavia è necessario battersi per far valere gli strumenti che l’ordinamento giuridico, nonché quello penitenziario, mettono a disposizione al fine di permettere ai detenuti e alle detenute di rientrare in società e di ricostruirsi un’identità, una vita dignitosa. É anche a causa dei troppi diritti negati che è difficilissimo per chi ha commesso degli errori tornare dalla parte del bene. Da un lato  la grave carenza e l’inadeguatezza dei servizi assistenziali e dall’altro il  fallimento delle politiche di risocializzazione non può che riprodurre il classico schema di carcere come luogo dalle porte girevoli dal quale si esce per poi inevitabilmente rientrare”, ha infine aggiunto Lisa Sorrentino, assessora ai diritti civili del comune di Rende.

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