“Riteniamo di fondamentale importanza per il futuro del nostro Paese l’attesa decisione della Suprema Corte a Sezioni Unite, che dovrà chiarire definitivamente se la condotta consistente nel protendere in avanti il braccio nel cosiddetto “saluto romano” e nel rispondere “presente” alla chiamata, evocativa della gestualità tipica del disciolto partito fascista, integri la fattispecie di reato riconducibile alla discriminazione razziale, etnica e religiosa oppure ad una gestualità fascista, nonché se le due cose possano concorrere o meno (art. 2 d.l. 26 aprile 1993, n. 122, convertito dalla legge “Mancino” del 25 giugno 1993, n. 205, oppure quella prevista dalla legge 30 giugno 1952, n. 645, art. 5 nota come legge Scelba)”.
Lo affermano in una nota congiunta il sindaco Franz Caruso e la Presidente della Commissione Legalità di Palazzo dei Bruzi, Chiara Penna, preoccupati per i possibili rigurgiti fascisti che sempre più spesso si registrano in tutto il nostro Paese, con manifestazioni ed atti di odio e di discriminazione che vengono portati avanti, peraltro, con arroganza e sfrontatezza spesso da gruppi organizzati che intendono diffondere ideologie discriminatorie che hanno simbolismi e metodi ben riconoscibili.
“E’ indispensabile- proseguono il sindaco Franz Caruso e la presidente Penna – assicurare l’uniformità dell’interpretazione tra la tesi “Mancino” e l’opzione “Scelba”. Questo perché periodicamente al centro del dibattito ci sono sentenze di tribunali che assolvono oppure condannano persone che fanno il saluto fascista in luoghi pubblici. Ed allora è opportuno fare chiarezza e stabilire a quale fattispecie di reato si riconduca il c.d saluto romano, se per parlare di apologia al fascismo debba sussistere il pericolo di riorganizzazione di un nuovo partito fascista (vedremo se astratto o concreto) o se il saluto romano debba riferirsi al perseguimento di finalità antidemocratiche e discriminatorie. Ma appunto, a certificarlo di volta in volta saranno i singoli magistrati tenendo conto della pronuncia che verrà formulata dalla Corte Suprema chiamata a esprimersi sul processo che riguarda otto militanti del movimento CasaPound, denunciati per violazione della legge Mancino a causa delle braccia tese in cui si erano esibiti il 29 aprile 2016″.
“Detto ciò- concludono Franz Caruso e Chiara Penna – riteniamo che bisogna guardate con attenzione a determinati tipi di movimenti che hanno una concezione totalitaria della società.
Gerarchie, capi, militarizzazione delle masse, organizzazioni capillari erano di grande attualità degli anni 30 ma certamente non ora. Quello che però può essere riscontrato nei movimenti attuali ed è in comune col passato è l’idea di risolvere i problemi con la violenza nonché la concezione della supremazia della razza e l’ossessione per “i nostri usi e costumi”. La Suprema Corte, con la prossima pronuncia, potrà quanto meno offrire una lettura univoca sul piano giuridico della gestualità evocativa del ventennio da condannare”.