“L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari” - Antonio Gramsci
HomeAgoràAutonomia differenziata, i sindaci calabresi uniti contro la legge Calderoli: "Così si...

Autonomia differenziata, i sindaci calabresi uniti contro la legge Calderoli: “Così si spacca l’Italia, Mezzogiorno non si riprenderà mai”

di Gaia Serena Ferrara-

Ripartire dall’unità dei sindaci.

E’ in questa affermazione che si condensa tutto il senso dell’incontro svoltosi ieri a Catanzaro, voluto e promosso dal sindaco Nicola Fiorita che ha chiamato a raccolta i sindaci delle quattro province per introdurre una discussione partecipata e più strutturata a proposito dell’Autonomia differenziata.

Un passaggio decisivo per un sud sempre più isolato e per un paese che è sempre più disgregato. Una sorta di grande elefante nella stanza, per alcuni, per altri un grande imbroglio, per altri ancora una dichiarazione di guerra alla nostra Costituzione.

Il confronto di ieri ha preso le mosse dalla constatazione di una situazione di fatto innegabile: che, se approvato, il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata rischierebbe non solo di sancire definitivamente la secolare frattura, mai davvero sanata, fra Nord e Sud ma, con ogni probabilità, penalizzerebbe il Mezzogiorno in modo catastrofico e irreversibile, azzerando e annientando qualsiasi possibilità di ripresa.

“Di per sé – ha spiegato Fiorita nel corso del suo intervento – il termine ‘autonomia differenziata’ è un termine neutro e anzi in verità concettualmente rappresenterebbe anche qualcosa di positivo, perché è dal lontano 1993 che si sente parlare della necessità di maggiore indipendenza dei territori. Il problema sorge nel momento in cui il termine viene usato per nascondere la reale posta in gioco e le reali intenzioni di questo Governo, ossia quelle tese a rimodulare e impiegare le risorse e i finanziamenti del sud a proprio piacimento”.

La contraddizione più evidente, in questo senso, è che se questo disegno di legge intende promuovere una sana competizione fra le Regioni, al contempo esclude le condizioni di parità e uguaglianza in cui questa dovrebbe avvenire. “L’autonomia premierebbe chi già si trova nelle condizioni più agevoli”.

In ogni caso, nonostante la molteplicità dei punti di vista e degli argomenti affrontati (che hanno riguardato i Lep, l’alta velocità, il Pnrr, la deriva ultra-nazionalista che il paese sembra aver intrapreso), ad accomunare tutti e armonizzare il confronto la convinzione comune e condivisa che le Regioni del Sud non debbano restare a guardare ma anzi debbano agire nel concreto per impedire gli effetti nefasti di una riforma dai più definita “scellerata”.

“Un primo passo concreto in questo senso lo abbiamo voluto dare con questo appuntamento di oggi” ha spiegato ancora Fiorita, dicendosi particolarmente entusiasta della presenza al tavolo del Presidente Nazionale dell’Anci Antonio Decaro la cui partecipazione testimonia tutta l’urgenza e la preoccupazione che accompagna il disegno di legge sull’autonomia differenziata.

“Siamo preoccupati per diversi motivi. Innanzitutto abbiamo a che fare con una legge che, se approvata, assegnerebbe alle Regioni delle funzioni gestionali e amministrative che competono ai Comuni. In sostanza ogni Regione diventerebbe come una sorta di piccolo Stato con potere decisionale su materie molto delicate, come la sanità, l’istruzione, i trasporti”.

“Secondariamente, questo disegno non farebbe che cristallizzare un divario e un gap in virtù del quale i ricchi diventerebbero ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri” ha puntualizzato Decaro, richiamando anche l’articolo 3 della Costituzione in virtù del quale “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e dell’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Decaro non è stato il solo a richiamare una serie di valori e principi comuni che l’autonomia differenziata metterebbe a rischio.

Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, da poco reintegrato nel suo ruolo di Primo cittadino ha sottolineato come: “I diritti non sono merce di scambio, non siamo pronti a barattarli con niente, perché qui è di diritti fondamentali negati che si parla”.

Falcomatà allarga il senso della discussione, trascendendo da una logica puramente meridionalista: “Sarebbe banale definire l’Autonomia differenziata un tema squisitamente del sud. Si tratta di un tema che interessa l’intero Paese, è una questione di portata nazionale e infatti la contraddizione più grande è proprio a livello nazionale che si ravvisa”.

In un momento storico di grande debolezza del nostro Paese, di fatti, in un sistema-paese che vede nella divisione e nella disgregazione il suo senso più alto, è significativo ed emblematico che l’iniziativa parta dal “basso” ossia dalla concertazione condivisa dei sindaci di un territorio.

“Un Governo che parla sempre di unità nazionale e di tricolore sul petto intende portare avanti una riforma che spaccherebbe in due l’Italia. Per di più nel momento in cui l’Europa cerca di colmare questo gap nazionale, destinando fondi e finanziamenti al sud, mentre il nostro Governo nazionale si dirige da tutt’altra parte depredando il Sud delle poche risorse che ancora ha a disposizione” spiega ancora Falcomatà insistendo sul senso di responsabilità che i sindaci hanno nei confronti delle comunità che li hanno eletti.

 

Sulla disgregazione, la frattura e la frammentarietà a cui il Paese andrebbe incontro, non sono certo mancati altri interventi importanti.

“Immaginate – ha affermato nel suo intervento il sindaco di Cosenza Franz Caruso – cosa significherebbe avere un’Italia divisa in 20 piccole Repubbliche, verrebbe meno il presupposto fondamentale che tiene insieme un paese ossia l’unione e la condivisione di valori e di intenti che dà vita ad una comunità”.

Più concreto invece il discorso introdotto dal sindaco di Crotone Vincenzo Voce il quale ha portato all’attenzione una serie di esempi concreti: “Oggi ci si ritrova addirittura ad essere incapaci di garantire ai nostri cittadini dei servizi essenziali. Per non parlare dello stato in cui versa il bilancio comunale dal quale non è neanche possibile far uscire finanziamenti atti a contrastare la disoccupazione giovanile o il dissesto territoriale”.

Insomma una riforma sbagliata, scellerata, come anche è stata definita la posizione del Presidente Occhiuto in merito: “E’ un dato politico significativo– incalza Caruso – che il Presidente della Regione più a Sud dell’Italia possa dire si ad un disegno di legge che penalizza il Mezzogiorno. Per di più lo subordina all’individuazione e indicazione dei Lep, ma oggi dove sono i Lep e qual è il dibattito intorno ad essi? Non si sa, sono stati abbandonati”.

 

I riferimenti, tuttavia, non hanno interessato soltanto i Livelli essenziali delle Prestazioni, ma anche considerazioni di carattere politico: perché per quanto la battaglia che il sud si trova ad affrontare contro l’autonomia differenziata non abbia uno specifico colore politico, si tratta sempre e comunque di una lotta dall’innegabile significato, nonché risvolto, politico.

Una Regione come la Calabria che dovrebbe essere il cuore dell’Europa si ritroverebbe ad essere penalizzata, declassata e subordinata ad un potere decisionale esterno ed estraneo in tutte quelle “materie” dalle quali dipende la sopravvivenza e la qualità della vita di una comunità: sanità, trasporti, infrastrutture, istruzione, mobilità.

Perciò è forse da qui, dal basso, dalla convergenza di intenti fra i sindaci del territorio, che si rivela opportuno e d’obbligo prendere le mosse per scongiurare i pericoli che la Calabria e tutto il Mezzogiorno corre in relazione all’autonomia differenziata. Non è casuale, infatti, che il confronto di ieri non sia avvenuto a porte chiuse ma alla presenza di tutti i cittadini nella forma di un dibattito pubblico aperto a tutti. In tal senso lo stesso sindaco Fiorita ha concluso affermando e specificando che: “In questa occasione non nasce nessun partito dei sindaci del territorio, non stiamo portando avanti velleità personali o disegni politici particolari, ma stiamo agendo a beneficio delle comunità che ci hanno chiamati a rappresentarle e a tutelarle”

 

 

 

 

 

 

 

 

Articoli Correlati