“È necessaria una consapevolezza diversa da parte di tutti adulti e minori. Non si tratta di episodi singoli, ma di un vero e proprio fenomeno che come tale, richiede determinati interventi. Serve educare i ragazzi all’affettività, a sopportare le frustrazioni, a accettare i no, al rispetto dell’altro in quanto essere umano. Non basta ricordare le vittime nella singola giornata. Anche perché ormai sono purtroppo davvero tante e se non si inverte la rotta saranno sempre di più”.
Lo afferma in una nota Lucia Anita Nucera assessore all’istruzione del comune di Reggio Calabria.
“L’omicidio di Giulia Cecchettin, ci ha lasciato sgomenti per la crudeltà e lucidità con cui è stato messo in atto e da genitore dico anche pieni di ansia e di paure. La giustizia farà il suo corso applicando la pena prevista per chi ha commesso l’omicidio. Tuttavia -continua l’assessore- una riflessione più ampia deve vedere oltre l’applicazione delle pene, che ovviamente sono necessarie, ma che non risolvono il problema a monte in quanto esercitate nel momento in cui la morte è già avvenuta. Serve invece, avviare un processo educativo che coinvolga i ragazzi e li educhi all’affettività soprattutto nel contesto scuola. Altrettanto necessario è la presenza all’interno degli istituti scolastici della figura dello psicologo che deve essere riconosciuta in maniera costante magari coadiuvata da altri specialisti per i casi più problematici e infine, ancora più importante serve creare una rete, una cultura tra i ragazzi che li spinga a denunciare, anche parlando in appositi sportelli, nel momento in cui osservano un comportamento sbagliato salvando se stessi e possibili vittime. Per fare questo, occorrono fondi da parte del governo per avviare azioni educative sul territorio che coinvolgano i giovani e le loro famiglie, a partire dalle scuole. Aspettare un’altra vittima per poi, chiedersi il perché è purtroppo inutile. Tutta la comunità non può rimanere indifferente. Perché ognuno di noi può essere coinvolto inconsapevolmente e perché come ho detto prima si tratta di un fenomeno. Per questo -conclude Lucia Anita Nucera- è importante garantire interventi nelle scuole che facciano prendere consapevolezza ai ragazzi e alle famiglie che determinati atteggiamenti come la possessività, la gelosia morbosa, il controllo non sono corretti e possono sfociare nel tempo in episodi violenti nel momento in cui a queste limitazioni ci si oppone”.