“La sentenza della corte di appello di Reggio Calabria nei confronti di Mimmo Lucano ha modificato sostanzialmente quella di primo grado di Locri stravolgendo, di fatto, l’impostazione dell’impianto di accusa. In modo assolutamente vistoso con una soluzione che obbliga ad andare ora in Cassazione per l’unico reato ancora contestato.
Una impostazione, quella degli inquirenti, che pare fare politica o comunque avere contatti con essa, in un continuo gioco delle parti, in cui i ruoli si scambiano o sovrappongono.
Alcune volte -e in Calabria pare accadere un po’ troppo spesso- la magistratura inquirente sembra sostituirsi alla politica, criminalizzando ogni aspetto dell’agire degli amministratori.
Che ci sia una certa politica più vicina agli inquirenti che a chi, quotidianamente, lavora e si spende per il bene comune, è un dato di fatto.
Perché è visibile a tutti come il legame tra alcuni ambienti politici e inquirenti sia divenuto perverso e profondo.
Le falsificazioni della storia costellano da sempre la narrazione della nostra terra, così come il mancato esercizio di garantismo a favore di gogne mediatiche e macchine del fango abilmente costruite.
Il caso Lucano ci mostra in maniera evidente come la battaglia politica sfoci in ambito giudiziario, come amministrare senza appoggi di certa politica sia oggi particolarmente arduo.
Quella del sindaco di Riace è una vicenda che ci tocca da vicino, che, nostro malgrado, viviamo e subiamo impotenti.
È la dimostrazione che Lucano era sindaco e sindaco doveva rimanere.
Sì è trattato di un artavo ai principi democratici e al lavoro degli amministratori, alla volontà popolare.
Questa sentenza infonde coraggio e speranza contro una politica esclusivista, spesso troppo vicina al potere inquirente.
Un automatismo che non funziona e che va rivisto perché lede le funzioni degli amministratori in maniera incomprensibile.
Solo una politica autorevole, che può e deve provenire da coloro che affrontano quotidianamente le emergenze della nostra terra, può incidere su questo percorso, mutandolo.
La difesa dei diritti Costituzionali, i presidi di democrazia e di libertà, devono essere tutelati attraverso una incisiva azione, facendo fronte comune, affinché si realizzino completamente i principi della nostra Carta costituzionale.
Riacquisti, dunque, la politica l’autorevolezza che le e propria senza inseguire indagini giudiziarie fallaci e che hanno quasi sempre altre finalità”. Lo afferma in una nota Marcello Manna, ex sindaco di Rende.