di Paolo Ficara – In questa assurda e demenziale estate che contrappone i destini sportivi di Reggina e Brescia, si è spento proprio l’allenatore che indirizzò in un certo senso i destini degli amaranto, ad inizio secolo, a vantaggio delle Rondinelle.
Era l’estate del 2000. La Reggina, entusiasta per la salvezza ottenuta alla sua prima storica partecipazione in Serie A, vedeva andare via quintali di qualità con Andrea Pirlo – fine prestito dall’Inter – e Roberto Baronio, la cui comproprietà veniva risolta a favore della Lazio a suon di milioni. L’idea di Lillo Foti e Gabriele Martino è di appostarsi in attesa che volino definitivamente gli stracci tra Marcello Lippi e Roberto Baggio, all’Inter. Con l’addio a parametro zero del Divin Codino.
Un lungo corteggiamento della appassionata Reggina al titubante Pallone d’Oro. Fin quando Carlo Mazzone non prende il telefono, chiede al presidente del Brescia di contattare Baggio, e Gino Corioni risolve i dubbi di carattere geografico al più grande talento del calcio italiano. Ponendo gli amaranto in condizione di accontentarsi di Zanchetta e Paulo Costa, come tocchi di fantasia. Retrocedendo a fine anno.
Nonostante ciò, non siamo mai riusciti a portare rancore a Carletto Mazzone.
Personaggio troppo genuino e spontaneo anche per quel calcio romantico. Figuriamoci adesso. Anzi, uno dei rimpianti nell’epopea in Serie A della Reggina, è proprio quello di non aver mai accarezzato l’idea di affidargli la panchina. Lui, allenatore di provincia. Capace di dialogare col campione affermato, così come di svezzare il Pirlo di turno. Fu infatti proprio Mazzone, sempre in quella stagione a Brescia, a trasformarlo in regista dopo l’esperienza da mezzala a Reggio.
Di recente, un film sulla sua vita ha confermato ed ampliato ciò che già si sapeva. Trovare un calciatore che parli male di Mazzone è quasi impossibile. Da Guardiola a Totti, chi è passato dalle sue grinfie ne è uscito sempre migliorato come uomo e come calciatore.
Ci piace pensare che magari abbia atteso fino all’ultimo, all’età di 86 anni, una chiamata per la panchina che avrebbe meritato: quella della Nazionale italiana, appena assegnata a Luciano Spalletti. Buon viaggio mister Mazzone, avversario leale, mai banale e spesso sottovalutato per abilità tecnica: prosegua adesso quella indimenticabile e spontanea corsa dopo il 3-3 tra Brescia e Atalanta, stavolta nessuno la fermerà.