Buzzi nega rapporti con la ‘ndrangheta: “I Mancuso nemmeno li conosco”

buzzisalvatoredi Claudio Cordova - Ripercorre fasi lontane. Dalla costituzione della Cooperativa 29 giugno fino agli appalti vinti. Poi spinge fino all'attualità: i rapporti con l'ex terrorista nero, Massimo Carminati, e vari soggetti politici di Roma. Salvatore Buzzi è uno dei personaggi principali del fitto sistema di corruzione di "Mafia Capitale", su cui la Procura di Roma, retta da Giuseppe Pignatone, e il Ros dei Carabinieri del Colonnello Stefano Russo, stanno stringendo il cerchio.

E' il 31 marzo scorso quando Buzzi parla per diverse ore al cospetto del procuratore aggiunto, Michele Prestipino, e del sostituto Giuseppe Cascini.

Le affermazioni di uno dei principali indagati dell'inchiesta "Mondo di mezzo" ha anche modo, però, di interloquire circa i suoi presunti rapporti con la 'ndrangheta e, nello specifico con la 'ndrangheta dei Mancuso, storico e potentissimo casato di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia.

Secondo la Procura, infatti, accanto alle ruberie che avrebbero contraddistinto la vita recente della Capitale, si sarebbe mossa anche la longa manus della 'ndrangheta: "Poi la, la, la cosa, quella che volevo chiarire è quella con Campennì perché mi prende, con Campennì, con Campennì, perché lì c'è sempre sta 'ndrangheta, l'associazione mafiosa. Allora il rapporto con Campennì è limpidissimo Dottore: noi nel 2007, tanto è verbalizzato, nel 2007 siamo chiamati dalla Prefettura di Vibo Valentia ad andare come CNS, a fare i lavori di raccolta rifiuti perché c'è una situazione disastrosa, la ditta uscente era fallita, insomma c'erano cumuli di rifiuti come a Napoli. La, la Prefettura chiama il CNS per operare, che era un primario impresa, e CNS sceglie l'impresa che voleva fare questo servizio e sceglie, praticamente, ci andiamo noi formalmente, perché nessuno degli aderenti a CNS voleva andare a Vibo Valentia per gli ovvi motivi che ci potevano essere a Vibo Valentia, ma non tanto per la 'ndrangheta Dottore, ma per il fatto che non ti pagano al Sud, c'è sempre stato il problema che non ti pagano mai i lavori".

Niente 'ndrangheta, dunque, ma solo i "normali" problemi del Sud: "Noi andiamo, andammo ad operare in pieno di agosto a Vibo Valentia, io a quel tempo ero il Presidente di Formula Ambiente, e tra i vari subappaltatori che c'era, che c'aveva la vecchia impresa e che avemmo, prendemmo anche noi, perché noi operavamo soltanto per sei mesi, perché non volevamo fare la gara definitiva per Vibo Valentia, quindi c'erano tra i vari subappaltatori, c'era anche Campennì con la sua impresa. Noi abbiamo mandato le cose alla Prefettura, ci hanno autorizzato e quindi è nato questo rapporto con questo signore. Poi avevo scoperto che era stato detenuto quindi tutte queste cose sono venute fuori, è nato un rapporto amicale, quando noi abbiamo finito con Vibo Valentia, credo che abbiamo finito a dicembre del 2007, perché quando uscì la gara noi non la facemmo proprio per evitare di vincerla, non facemmo proprio la gara. Quindi CNS ha fatto la gara con altre imprese e l'hanno vinta, noi abbiamo preso e ce ne siamo ritornati in, con Formula Ambiente, in Emilia, e io sono ritornato a Roma".

A Buzzi, però, tocca spiegare la natura di una lunga serie di conversazioni che gli inquirenti capteranno nel corso delle indagini: "Si era creato questo rapporto con Campennì quindi faceva delle telefonate "che fai, che non fai", insomma, un rapporto di amicizia. Nel 2008 c'è l'emergenza nord-Africa, governo Prodi, ci chiama il Ministero degli Interni per aprire un centro di accoglienza in emergenza a Cropani Marina, dentro una struttura con la Prefettura di Catanzaro. Noi accettiamo, perché dalla sera alla mattina ci chiamarono giovedì per aprire il lunedì, e io non c'avevo nessuno in Calabria, mi ricordai di Campennì, lo chiamai e dissi "guarda, ci potresti fare una cortesia? Vuoi venire a lavorare con noi in un centro di accoglienza come magazziniere?". Perché bisognava fornire tanto materiale agli immigrati. Campennì venne e abbiamo aperto questo centro di accoglienza che è stato aperto da marzo 2009, no, mar...è stato aperto da ottobre 2008 a marzo 2009. E Campennì ha lavorato, regolarmente assunto, il nome dato in prefettura come tutti gli altri. Quindi il rapporto si è, si è cementato perché quando noi siamo andati via, lui praticamente m'aveva manifestato questa situazione: che lui praticamente era contiguo, c'aveva dei familiari, era parente, ecco, fa... non mi ricordo bene la parentela, lui era parente di questa famiglia mafiosa dei Mancuso".

Campennì, secondo il racconto fornito da Buzzi alla Procura di Roma, avrebbe quindi "subito" la pesante parentela con il clan Mancuso di Limbadi. Una delle cosche che appartengono al gotha della 'ndrangheta: "C'aveva sempre paura che lo arrestassero perché dice "io non c'ho niente a che fare con loro ma il fatto che solo c'abbiamo sta parentela, io c'ho sti problemi relazionali, vorrei andare via dalla Calabria, vorrei andare via dalla Calabria". E sta cosa me l'ha ripetuta nel 2010, nel 2011, nel 2012, ce l'ha ripetuta sempre. Quando l'abbiamo concretizzata? L'abbiamo concretizzata nel 2014 perché nel 2014 lui c'aveva quel figlio più grande, ah, nel frattempo ci frequentavamo come famiglie, lui veniva ogni tanto da me a Roma, nel 2014 c'aveva il figlio più grande che andava all'università, allora io gliel'ho detto "allora scusa, Giovanni, allora facciamo una cosa, ti fai una Cooperativa nuova, così è la Santo Stefano, una Cooperativa nuova Santo Stefano, io ti faccio aprire un conto in banca dalla Dottoressa Cervoni, regolare, te lo apri regolare eccetera, e noi ti affidiamo un lavoro da 15.000,00 euro al mese, no di...(parola inc.le ndt) 15.000,00 euro di fatturato" che è il lavoro di pulizia del mercato di Piazza Vittoria, quindi nemmeno lì c'è una gara, un lavoro privato che c'aveva il Consorzio Eriches e l'avrebbe affidato a Santo Stefano. Questa cosa l'abbiamo concretizzata nel lu, giugno-luglio 2014, 2014 e poi la cosa ha iniziato a...la cosa però è andata subito male, perché mentre noi, io ho creato una Cooperativa dove il presidente prende poco di più degli operai, e io all'inizio della mia storia io ho firmato le fidejussioni personali su una mia casa, infatti mio padre me lo diceva sempre "tu ti giochi la casa con la Cooperativa", perché ovviamente la 29 Giugno, nata a Rebibbia, chi gli faceva credito Dottore? Ora è facile che c'abbiamo, c'avevo 25 milioni di affidamenti ma all'inizio è stata durissima, però detta così è facile".

E' un fiume in piena, Buzzi. Nel corso dell'interrogatorio proverà a scagionarsi e a dare una spiegazione circa le gravi accuse mossegli con riferimento al sistema di "Mafia Capitale" e tenterà di dare una spiegazione alle varie manovre che le cimici del Ros riusciranno a cristallizzare: "Quindi io firmavo le mie fidejussioni bancarie per fare il credito alla Cooperativa, e io non è che prendevo una lira perché facevo ste fidejussioni bancarie, io lo facevo perché ero il presidente della cooperativa, era giusto che lo facessi come leader di questo movimento di liberazione di detenuti dal carcere. Invece Campennì non era questa cosa (ride ndt) quindi dice, lui diceva "io metto i soldi e l'utile è tutto mio", quindi questa cosa andò subito in disaccordo con gli altri operai, addirittura siccome erano i soci, nemmeno gli voleva pagare lo stipendio".

Niente patti illeciti con i Mancuso, nessun particolare appoggio alla candidatura di Gianni Alemanno. I riferimenti alla 'ndrangheta, secondo Buzzi, sarebbero stati solo scherzosi: "Tanto è vero che sorsero anche dei problemi tra di loro, perché io poi gli ho, gli avevo detto, c'avevo tanti...i nostri non ce la fanno con uno stipendio normale a vivere perché hanno bisogno di 1.200, 1.300, non ce la fai proprio, allora tanti fanno il doppio lavoro, ho detto "guarda, questa è un'occasione per tanti", tutti questi amici calabresi che c'avevamo in Cooperativa, dico "fate un lavoro con Giovanni, calabrese a come voi, vi capite, fate...". Io tanto è vero, che lo dico scherzosamente "fate la cooperativa della 'ndrangheta", "vi mettete insieme e tentate di lavorare insieme". La cosa non andò subito d'accordo perché ovviamente Giovanni c'aveva l'impostazione patronale, non cooperativistica, cooperativistica come la intendo io bolognese, e quindi diceva "i soldi li metto io, l'utile è mio". Tanto è vero che sorsero dei problemi, allora Rocco Rotolo, Salvatore Ruggiero, Vito Marchetto...Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero proprio non ci andarono mai a lavorare, invece Vito Marchetto che ci andò, c'aveva dei problemi perché nemmeno gli pagava lo stipendio. Tanto è vero che facemmo una riunione in Cooperativa, che voi la dovreste avere agli atti perché c'era una cimice in Cooperativa, in cui emerge proprio questo dissenso, io cerco di farlo ricomporre però non si ricompone, e praticamente, e praticamente c'è questo disaccordo".

I Mancuso, Buzzi lo ripete a più riprese, non avrebbero avuto alcun ruolo: "Quando c'è la famosa intercettazione che è stata depositata agli atti, questa qui che poi dicono "i Mancuso lo ammazzano" mica ce l'hanno con me eh? Loro ce l'hanno con lui, non pensano minimamente che, perché io non c'ho nessun legame con questa famiglia mafiosa, non l'ho mai conosciuti. Nel 2007 e nel 2008 io conosco solo Campennì e i traffici che facevano con loro non mi riguardavano...".

L'uomo della Cooperativa 29 giugno nega con forza di essere mai sceso in Calabria per trattare con la 'ndrangheta: "Il problema è questo, quando io gli dico a loro, perché c'avevo fatto...il fatto è questo, nel 2013 quando Gio... ogni tanto Giovanni veniva su e straparlava, c'era Ro, Salvatore Ruggiero che è una povera vittima del sistema, Dottore, perché già si è fatto 20 anni da innocente, si è fatto 20 anni da innocente, noi lo sappiamo, voi no, ma noi lo sappiamo...però non ha mai voluto dire chi era stato, era uscito dal carcere ed era venuto a lavorare con la Cooperativa 29 giugno, era venuto con noi, e lui c'aveva una grande venerazione per la 29 Giugno che l'aveva tirato fuori dal carcere. Poi lui subisce il trattamento Panzironi, quando Panzironi ci leva quel subappalto del Verano, lui prende e transita con la Roma Multiservizi, che si prende tutto il subappalto nel 2009. Però lui è sempre stato riconoscente, veniva a trovarmi una volta ogni 2 mesi, una persona affettuosissima, e ultimamente stava in serie difficoltà economiche tanto è vero che noi gli avevamo dato da fare la guardiania nel nostro deposito, dove abbiamo più di 150 camion, la domenica perché la domenica è il giorno che non lavoravamo, la domenica, di giorno, e quindi lui facevamo fare questa guardiania, tanto è vero che si prendeva 400 euro al mese, tutti i soldi che prendeva la Multiservizi. L'anno prima che Giovanni veniva su, quando Giovanni veniva su, ci parlava loro, ci Parlava Rocco, ci parlava Ruggiero, facevamo queste, questi incontri, Ruggiero doveva cambiare la macchina allora Emilio Gammuto che c'aveva la...la compagna che doveva dare indietro una macchina, gli disse "guarda, Salvatò, prenditi la macchina di...mo' non mi ricordo come si chiama, di, della mia compagna", mo' vi dico delle cifre che magari non sono vere, "a 5.000,00 euro", allora c'era lì Giovanni e dice "ah, no, 5.000,00 è tanto, vale di meno", tanto è vero dice "ma fatti gli affari tuoi no? Fagliela vendere", dice "no no, te la procuro io, te la procuro io questa macchina". Quindi Ruggiero non si compra più la macchina di Emilio a 5.000,00 euro rateizzati, Giovanni doveva dare questa macchina ma Giovanni la macchina non gliela dette più perché se lo scordò praticamente, e il povero Ruggiero si fece tutto l'inverno del 2013 o del 2014 con la vespina. Pensi un po', questo uomo di 60 anni con la vespina, perché non c'aveva nemmeno i soldi per la macchina".

Parla quasi di scopi umanitari, Buzzi.

Tutte le attività si sarebbero quindi mosse nel lecito, per aiutare persone in difficoltà: "Quindi quando io poi gli prospetto "vabbè ora lo dico a Giovanni, gli facciamo questa Cooperativa di modo che esce dalla Calabria, incomincia ad operare con la legalità, non c'avete più problemi nella 'ndrangheta eccedera, incominciate a lavorare con lui", lui dice "guarda, io vado a chiedere, diciamo, non mi interessa lavorare con uno così". Quindi quando nell'estate del 2014 loro vanno in vacanza che tornano giù nel loro paese di origine, chiedono informazioni su chi cavolo era questo Giovanni, e quando tornano su e mi chiamano mi dicono (ride ndt) "che è sto mafioso eh?". Ecco che è tutta interpretata male quell'intercettazione. Tornano su e dicono queste cose, perché noi quando abbiamo operato nel 2007 siamo andati con la Prefettura di Vibo Valentia, e nel 2008 con la Prefettura di Catanzaro, noi operavamo sotto il controllo della polizia quindi non c'avevamo il minimo problema, poi tu te lo ricordi che mi avevano chiesto (si rivolge all'avvocato ndt). Quindi noi non c'abbiamo mai avuto problema con loro, anzi volevamo che Giovanni venisse su e uscisse fuori da questa, perché era diventato un amico, da questa situazione relazionale che c'aveva giù. Quindi Ruggiero, è lui che si va a chiedere informazioni per capire chi era questo, e siccome non lo ritiene poi affidabile, uno che si comporta così, che voleva dare una macchina e se lo scorda, e poi i soldi li metto io quindi l'utile era tutto mio quando invece l'utilità era della 29 Giugno...lo sa Dottore quanto guadagnava la 29 Giugno? 6 milioni di euro l'anno eh? Di quei 6 milioni di euro, non è che prendevo una lira, tutti e sei i milioni andavano, oltre che pagate le tasse, andavano tutti al patrimonio. Questa cosa mi sono scordato di dirvi: il bilancio che abbiamo chiuso nel 2013 o 2014 non lo so, 6 milioni di utile, due milioni e mezzo sono andati per il pagamento delle imposte, 600.000,00 euro distribuzione di utile ai soci sotto rimodulazione di storno e rivalutazione, siamo l'unica cooperativa del centro-sud che lo fa, e tutto il resto sta al patrimonio. Buzzi di 6 milioni non ha preso una lira. E questa, perché è facile dice "io non rubo" ma io, io potevo rubare e non ho rubato. Io ho fatto i reati come uno stupido perché ora che sto in carcere me lo dicono tutti, mi prendono tutti in giro, perché ovviamente stando dentro dice "ah, chissà dove hai nascosto i soldi", ho fatto "si ce li ha Cascini", che gli dico, "i soldi"...(ride) "ce li ha Cascini o Pignatone" perché non ci crede la gente, veramente non ci credono qui dentro. Cioè "chissà dove c'hai i soldi" e io invece facevo tutto per rafforzare la Cooperativa, ovviamente più la Cooperativa cresce, più cresce anche il mio reddito, è ovvio. Però non è che io abbia rubato. Invece Giovanni, che c'aveva sta cosa che la cooperativa era la sua, allora "io metto là i soldi, io metto". Quindi praticamente il rapporto era, è stato limpidissimo".

Per Buzzi, dunque, sarebbe tutto un equivoco. Un'errata interpretazione, da parte degli inquirenti, delle conversazioni: "Io i Mancuso nemmeno li conosco" dice con forza l'indagato.