Vibo, Galati (Sel): "Politica e civismo, ecco la via da seguire"

"Coniugare politica e civismo, due concetti apparentemente inconciliabili, può essere la vera sfida della vita pubblica dei prossimi anni. La politica senza civismo diventa casta, anche quando non vorrebbe e quando non lo è, agli occhi della gente comune; il civismo senza politica si riduce ad associazioni animate di buone intenzioni ma confinate nei localismi, limitate da particolarismi e a volte anche da personalismi. Per non parlare del "civismo elettorale": quello visto in scena pochi mesi fa a Vibo, con schiere di candidati a infarcire liste civiche, opportunamente e sapientemente distribuite nel territorio e tra le famiglie, che sono poi evaporate all'indomani delle elezioni, dopo aver consegnato i loro pacchetti di voti all'uomo-della-provvidenza, che ora sta scoprendo che i miracoli si possono promettere ma non realizzare. Sarebbe prematuro contestare al Sindaco e all'amministrazione la mancata soluzione dei problemi atavici di Vibo in così poco tempo; però in campagna elettorale il dott. Costa l'ha lasciato credere e ha trattato, con superficialità e faciloneria rassicuranti, questioni come l'acqua pubblica, lo smaltimento dei rifiuti e lo stato di dissesto delle casse comunali. D'altra parte, anche dal presidente Oliverio, aspettiamo fiduciosi la messa in atto del buongoverno, dopo gli scivoloni che lo hanno visto protagonista nella formazione della giunta.

Siamo preoccupati, però, perché la Calabria sta rimanendo indietro anche rispetto alle altre regioni meridionali e, all'interno della nostra regione, la provincia di Vibo Valentia è quella che versa nella situazione di maggiore criticità e declino. Che fare allora? Rassegnarsi, scappare da questa terra, rifugiarsi nell'individualismo e/o nel familismo del clan (i clan non sono solo mafiosi), aspettare la manna dal cielo della politica clientelare, sfogarsi con chi sta peggio di noi e magari scappa da una guerra, sono opzioni che non consideriamo; i nostri valori sono piuttosto il bene comune, la legalità, la solidarietà, il rispetto per l'ambiente, i diritti civili e la partecipazione.

Quest'ultima deve essere la parola-chiave, il punto di partenza per un processo di innovazione politico-culturale che ci porti a riprendere in mano i nostri destini, o quantomeno a far sentire la nostra voce a chi a Roma sta imponendo "riforme" politico-economiche regressive, anti-meridionali, lesive dei diritti dei lavoratori e della libertà d'insegnamento, che non rispettano l'ambiente terrestre né marino, che cancellano le funzioni del Senato ma non i suoi costi, che puntano a una legge elettorale che consenta di governare da solo a un partito col 30%.

La Costituzione Italiana fornisce ai cittadini l'arma dei referendum; alcuni di essi rappresentano delle conquiste fondamentali nella storia italiana, la stessa Repubblica è figlia di una consultazione popolare del genere. Volando più bassi, i referendum del 2011 sull'acqua pubblica e sull'energia nucleare sono stati l'ultima esperienza significativa di partecipazione popolare e di vitalità della sinistra italiana. Il movimento arancione era riuscito a mettere insieme il rosso dei partiti tradizionali, il verde degli ambientalisti, il rosa dei diritti civili, il bianco e il giallo della società civile e del cattolicesimo sociale: una bella sintesi! Sono passati quattro anni e la sinistra italiana è prigioniera di una segreteria nazionale del PD che la conduce verso il liberismo e il conservatorismo, facendole credere che non esistano alternative, né in Europa (dove la Grecia è stata vilmente lasciata sola in primo luogo dai Socialisti Europei), né in Italia, dove a sinistra ci sono solo partitini residuali e di testimonianza. Non era questo il progetto di SEL: è nata come sinistra di governo, riformista e ambientalista, e lo ha dimostrato nei fatti, con esperienze come quelle di Vendola in Puglia, Pisapia a Milano e Speranza a Lamezia. Sempre in alleanza col PD, sia chiaro; ma è evidente che da due anni a questa parte il PD nazionale ha preso una direzione che non ci piace, ultraliberista e antisindacale, che punta al centro e non sa ascoltare neanche i suoi storici bacini elettorali come i lavoratori della scuola. Capiamo bene i limiti di un piccolo partito di sinistra, ma non capiamo come si possano fare "battaglie politiche dal di dentro" in un partito come il PD, dove i più sono pronti ad assoggettarsi al comandante di turno. Le elezioni degli ultimi quindici mesi hanno dimostrato che la Sinistra italiana e calabrese, anche quando faticosamente riesce a unirsi, non va al di là del 4%; percentuale che "frutta" tre eurodeputati, un consigliere regionale, qualche singolo consigliere comunale: troppo poco per incidere come vorremmo, anche quando si fa parte della maggioranza. Speriamo di essere smentiti dalla Regione Calabria e vedere accolta la proposta di legge regionale sul reddito minimo garantito avanzata dal consigliere Nucera: crediamo che in questa fase storico-economica, di deindustrializzazione e fuga di cervelli, nonché di vera e propria miseria, il reddito minimo garantito non sia assistenzialismo, ma una misura necessaria per tamponare una crisi senza precedenti e contrastare fenomeni quali l'emigrazione, la criminalità e il clientelarismo. Le recenti elezioni comunali hanno visto nascere interessanti progetti, come a Siderno, dove si è avviato un interessante percorso di amministrazione di sinistra, ma complessivamente hanno sancito la difficoltà di affermazione dei temi della sinistra, sia dentro che fuori dal PD. Il centrosinistra ha perso a Lamezia e Vibo e SEL non è riuscita a eleggere suoi consiglieri né a Vibo né a Limbadi, nonostante l'entusiasmo e l'impegno dei suoi candidati e dei suoi militanti. Il caso di Vibo deve far riflettere, ci sono tutti gli ingredienti del piatto tipico della sconfitta. Primarie ultra-partecipate che hanno illuso di avere consensi quando invece hanno creato lacerazioni, cambio di casacca di un concorrente delle primarie che poi ha giocato con il centro-destra, battaglia a sinistra tra chi è con il PD e chi invece preferisce il Forum delle Associazioni.

SEL ha creduto nel progetto-Lo Schiavo con convinzione, e ci crede ancora, mettendo in campo uomini, idee e iniziative che però non hanno portato ad un risultato soddisfacente. Il lusinghiero risultato delle primarie non si è poi trasformato in spinta propulsiva dal momento che non siamo riusciti ad eleggere un nostro consigliere. SEL a Vibo ha una storia molto positiva, che proviene dalle battaglie di Sinistra Democratica, ed è sempre stata presente e ricca di donne e uomini di cultura e di militanza. Se i giovani hanno rivitalizzato il nostro partito e sono un patrimonio da cui ripartire, bisogna prendere atto che SEL da sola non ha avuto la forza di entrare nel consiglio comunale; non ci è riuscita neanche CambiamoVibo, nonostante le diverse anime, civiche, politiche e associazionistiche, che l'hanno alimentata. E' evidente che dovevamo dialogare di più e meglio, abbandonando i personalismi dentro e fuori SEL; non è mai troppo tardi, comunque, e chissà che questa sconfitta non serva per gettare le basi di un nuovo progetto comune. Perché, al di là del caso specifico vibonese, in tutto il territorio nazionale c'è la necessità di far nascere un nuovo soggetto politico; spesso è necessario che siano i territori a spingere, perché la convergenza su temi di interesse comune porti all'affermazione di movimenti dal basso nel quale non trovino spazi rancori e personalismi. La sinistra del futuro dovrà farsi portavoce di un cambiamento, prima di tutto culturale, che metta al centro della propria azione la dignità delle persone e la difesa della democrazia e ridia speranza a chi non crede più nella politica come strumento di riscatto sociale, economico e culturale della propria esistenza. E' questo il cammino che SEL tenta di percorrere, sperando di trovare molti compagni di strada invitando altri partiti di sinistra, dirigenti, militanti ed elettori delusi del PD, associazioni e movimenti, ma soprattutto liberi cittadini". Lo afferma in una lunga nota stampa Alfonso Galati, coordinatore provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà di Vibo Valentia.