Omicidio boss Patania, il pentito conferma: “Dopo delitto doccia nella coca cola”

polizianewFecero la doccia con la coca cola per cancellare le tracce della polvere da sparo i due killer dell'omicidio di Fortunato Patania, considerato il boss dell'omonima cosca di Stefanaconi, ucciso nel settembre del 2011 nella faida tra cosche vibonesi.

E' un particolare contenuto nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato stamane all'arresto di Francesco Labella, 42 anni, ritenuto uno dei killer, e Michele Russo, 26 anni, accusato di essere il complice. Una terza persona, Salvatore Tripodi, 44 anni, ritenuto il mandante del delitto è attualmente ricercata.

L'utilizzo della coca cola era già stato ipotizzato dagli investigatori, e la circostanza è adesso stata confermata dal nuovo collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, di 25 anni, accusato di aver partecipato materialmente, insieme a Labella, all'omicidio.

Moscato, dopo l'arresto (avvenuto il 6 marzo scorso) ha deciso di collaborare con i magistrati della Dda di Catanzaro ed ha rivelato tutti i particolari relativi alla faida tra le cosche della 'ndrangheta del vibonese.

Secondo quanto raccontato dal pentito, l'omicidio di Patania fu la risposta all'uccisione di Michele Mario Fiorillo assassinato alcuni giorni prima a Francica (Vibo Valentia). Sempre secondo quanto riferito da Moscato, il presunto boss della 'ndrangheta Fortunato Patania, doveva essere sfigurato con un kalashnikov per vendetta. L'omicidio di Patania, secondo l'accusa, fu eseguito materialmente da Francesco Labella e dallo stesso Moscato. Labella era armato di un kalashnikov ed aveva il compito di sfigurare il boss perché doveva essere ben riconoscibile che si trattava della risposta all'uccisione di Fiorillo). Durante l'agguato il Kalashnikov imbracciato da Labella si inceppò e Patania fu ucciso solamente con i colpi di pistola sparati da Moscato. Dopo l'omicidio, Michele Russo prelevò lo zio, Francesco Labella, con un motorino per riportarlo a casa. Russo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe visto lo zio che era armato del kalashnikov oltre l'incendio dell'automobile usata per l'agguato mortale nei confronti di Pantania.

I particolari delle indagini sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa dal Procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, dall'aggiunto Giovanni Bombardieri, dal Questore di Catanzaro, Giuseppe Racca, dal capo della squadra mobile del capoluogo calabrese, Rodolfo Ruperti, e dai vertici della polizia di Stato di Vibo Valentia. "Le dichiarazioni di Moscato - ha detto il Procuratore - ci hanno consentito di ricostruire in modo dettagliato la faida che ha interessato tutte le cosche del vibonese che stavano cercando di stabilire un nuovo equilibrio. Le dichiarazioni di questo nuovo pentito, inoltre, aprono uno squarcio sulla criminalità organizzata vibonese e ci forniscono importanti elementi".

Il Questore di Catanzaro Giuseppe Racca ha evidenziato che "l'operazione compiuta stamane è importante perché fa piena luce su un efferato delitto commesso in una faida tra cosche mafiose". Il procuratore aggiunto del capoluogo Giovanni Bombardieri ha affermato che "siamo riusciti a ricostruire passo dopo passo la preparazione e l'esecuzione dell'omicidio di Patania. Con le dichiarazioni del nuovo pentito si riesce a fornire una chiave di lettura a molte vicende che sono già alla nostra attenzione".