L'appello-denuncia di Corbelli (Diritti Civili): "Perché non vengono concessi a Gianluca Callipo i domiciliari, neppure in questo momento di drammatica emergenza coronavirus?"

"Perché continuano ad essere ancora negati, anche in questo momento drammatico per l'emergenza coronavirus, i domiciliari all'ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, che grida la sua innocenza, mentre sono stati scarcerati, a decine, gli altri indagati dell'inchiesta 'Rinascita' della Dda di Catanzaro e, per altre indagini, anche magistrati importanti, accusati (e in alcuni casi, rei confessi) di gravi e odiosi reati? Perché gli hanno rigettato, nei giorni scorsi, anche una nuova istanza? Perché non lo fanno ritornare nella sua abitazione dove lo aspettano la moglie e i suoi due bambini di 5 anni e di 18 mesi, che vivono scioccati e adesso anche in situazione di seria difficoltà economica?". E' quanto afferma, in una nota, Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, che ritorna, con un nuovo appello, sulla vicenda dell'ex sindaco di Pizzo e sul dramma delle carceri, sua vecchia storica battaglia garantista che conduce da oltre 25 anni, chiedendo "un atto di giustizia e di umanità per tutti quei detenuti che, per le loro precarie condizioni di salute, rischiano in cella il contagio e auspicando per loro la concessione dei domiciliari, nel rispetto delle norme di sicurezza e di tutela della salute". "Per quanto riguarda la vicenda dell'ex sindaco di Pizzo, un mese fa sono state rese note le motivazioni del rigetto dell'istanza per la sua scarcerazione. E', come mi aveva comunicato allora la moglie dell'ex sindaco, incredibile quello che è stato scritto. Ovvero che Callipo anche dai domiciliari avrebbe potuto continuare a delinquere! ' Lo hanno trattato alla stregua del peggiore dei mafiosi, un ragazzo di 37 anni che in 10 anni di attività politica non aveva mai ricevuto nemmeno un avviso di garanzia', mi aveva scritto in un messaggio la moglie dell'ex sindaco(che ho sentito di nuovo ieri, domenica, tramite wa), continua Corbelli.

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La moglie di Callipo, che mi ha ieri descritto il loro dramma e le loro grandi difficoltà, anche economiche, mi ha informato che è stata respinta, nei giorni scorsi, anche un'altra istanza per la concessione dei domiciliari di Callipo e che il suo legale ha, da poco, fatto ricorso. Al di là delle incredibili motivazioni mi chiedo se ha più senso oggi, con la drammatica emergenza del coronavirus, tenere ancora in carcere Callipo, dove si trova dal 19 dicembre. Un giovane, onesto amministratore già colpito da un destino crudele per la perdita di entrambi i suoi genitori, morti in un incidente stradale quando lui, Callipo, aveva solo 8 anni. Tralasciando comunque finanche principi meramente umanitari, in nome di quale Giustizia Giusta e di quali (inesistenti!) esigenze cautelari continua ad essere, oggi, in piena drammatica emergenza coronavirus, confermato il carcere, visto che si è subito dimesso da sindaco, non sussiste quindi più né la possibilità di reiterazione del reato, né di inquinamento delle prove (o presunti tali e comunque già acquisite), né certamente, in questo particolare momento, di fuga! E allora perché non lo si manda a casa, come si sta giustamente chiedendo di fare in Italia anche per migliaia di altri detenuti, come lui socialmente non pericolosi? Chiedo la concessione dei domiciliari per lui e per tutti quelli che si trovano nella sua stessa situazione. Io, ribadisco, non conosco personalmente Callipo e gli altri indagati – aggiunge – ma continuo a difenderlo, a non dimenticare il dramma, la sofferenza di quest'uomo e della sua famiglia, per questo sento il dovere di far sentire, forte, ancora una volta, e senza alcun timore da parte di chicchessia, la mia voce di civile protesta, soprattutto oggi di fronte alla minaccia del coronavirus che rischia di dilagare anche nelle carceri. Io chiedo solo che si ponga fine alla detenzione e che si dia la possibilità a Callipo, così come agli altri indagati, ancora detenuti, che proclamano la propria innocenza, di potersi difendere, da cittadini liberi, in un'aula di Tribunale. E se condannati in modo definitivo che scontino la pena, così come prevede la Legge. Così come dovrebbe essere in uno Stato di diritto e in un Paese civile! Mi chiedo, infine, solo una cosa e rabbrividisco: se, come sono convinto, Callipo dimostrerà la sua assoluta innocenza, chi mai potrà risarcirlo del danno e dolore devastanti, irrimediabili, subiti da lui e dalla sua famiglia?"!