Omicidio Soumaila Sacko, il padre di Pontoriero ai feriti: "Non voglio sapere nulla". La famiglia provava a scagionare l'assassino

arrestopontoriero5Nei pressi della fornace di San Calogero, la sera dell'omicidio di Soumayla Sacko, il maliano 29enne ucciso con un colpo di fucile, c'era anche Fortunato Pontoriero - padre di Antonio, l'uomo sottoposto ieri a fermo con l'accusa di essere l'autore del delitto - proprietario di un terreno adiacente, il quale, alla richiesta di aiuto da parte dei due feriti, avrebbe riposto "che non ne voleva sapere nulla".

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A riferirlo ai carabinieri della Compagnia di Tropea è stato Madhieri Dramé, il maliano che era insieme a Soumayla e ad un altro connazionale, al momento degli spari. Sentito subito dopo il delitto, il migrante racconta ai carabinieri che nella zona si trovavano altri due loro connazionali che vivono in un casolare posto sul terreno di Fortunato Pontoriero. Adesso, quel racconto è confluito nel decreto di fermo emesso dalla Procura di Vibo Valentia nei confronti di Antonio Pontoriero.

"Mentre eravamo sul tetto intenti a prelevare dei pannelli - riferisce l'uomo - abbiamo udito un colpo di fucile che ci ha allarmati. Avendo percepito da dove arrivasse, mi sono girato e ho visto un uomo a distanza, in posizione sopraelevata che ci osservava puntandoci il fucile contro. Ho avvertito Sacko di ripararci ma lui è stato colpito alla testa. Quell'uomo si è poi spostato per avere una migliore visuale. Vidi che l'altro mio connazionale Fofanà, venire attinto e subito dopo allontanarsi lo sparatore". Dal decreto di fermo emergono anche i tentativi dei familiari di Pontoriero, una volta convocati dai carabinieri dopo la notifica del sequestro della Fiat Panda del congiunto (difeso dall'avvocato Franco Muzzopappa) e intercettati, di concordare delle versioni facendo cenni di togliere il colpo dopo aver sparato ("quando sparano tolgono il colpo, toglilo questo colpo"), il cui riferimento, secondo l'accusa, sarebbe collegabile alla circostanza che sulla scena del crimine sia stato rinvenuto un bossolo finito nel cespuglio di fianco al punto di esplosione dei colpi. In un altro passo della conversazione captata emergerebbe la volontà della sorella dell'indagato di "coprire" il fratello non raccontando nulla: "Io non 'canto', gli dico che mio fratello è un lavoratore".

Tra i familiari dell'uomo inizia anche a farsi largo la preoccupazione per la rilevanza mediatica che il fatto sta prendendo, valutando la possibilità di orientare l'informazione mediante qualche "giornalista buono": "Dobbiamo trovare il giornalista giusto .. per questo ci impegniamo .. adesso vediamo le cose come vanno, qua adesso ci sta troppo movimento".