Chiesto rinvio a giudizio ex sindaco e vicesindaco di Nardodipace (VV)

vibo procura500La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex sindaco di Nardodipace, Romano Loielo, del suo vice, Romolo Tassone, di un ex assessore, Maurizio Maiolo, e di altre 15 persone, tutti accusati di avere messo in atto una truffa ai danni dell'Unione europea e della Regione. Il gup ha fissato l'udienza preliminare per il 23 marzo prossimo. L'inchiesta era stata avviata tra la fine del 2014 e gli inizi del 2015 dai carabinieri ella Stazione del piccolo borgo delle Serre vibonesi e della Compagnia di Serra San Bruno portando alla luce un presunto sistema illegale di percezione delle risorse comunitarie. Un'associazione a delinquere secondo la prospettazione accusatoria nella quale il sindaco Loielo avrebbe assunto, secondo l'accusa, "il ruolo indiscusso di promotore, nonché 'capo' ed 'organizzatore' del sodalizio avendo, in virtù della pubblica funzione, la possibilità di accesso rapido e privilegiato alle informazioni relative all'esistenza di bandi riguardanti gli incentivi".

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Il vicesindaco Tassone, figlio del presunto boss di Cassari, Rocco, Fabio Rullo e Mario Carrera avrebbero invece ricoperto il ruolo "di intestatari delle ditte e associazioni destinatarie dei benefici economici, mentre tutti gli altri erano soggetti strumentali a rappresentare alla Regione l'operatività delle imprese e dei sodalizi fittiziamente creati la cui formale assunzione, anche a tempo indeterminato, come nel caso della moglie di Loielo, come borsista nella società Allarese, rappresentava il presupposto inderogabile per l'ottenimento dei benfici. In buona sostanza mogli, parenti e amici assumevano il ruolo di partecipi all'associazione a delinquere". Associazioni che, sulla carta, avrebbero dovuto occuparsi di sostegno al reddito, di cultura e anche di volontariato, come la "Dolmen" (in riferimento ai preistorici megaliti presenti nel territorio), creata con gli obbiettivi che solitamente si pone la Protezione civile e gestita dallo stesso sindaco. Così come l'Allarese calcio, la cui sede é stata individuata nell'abitazione dell'ex vicesindaco Tassone. O ancora, un circolo sociale Acli, o un'associazione di volontariato nei cui locali operava in tranquillità un dentista pur non avendo le attrezzature idonee, e infine un pub, "l'Ascot", che, nonostante, non fosse mai stato avviato, risultava avere aperto i locali a tutti gli effetti. Sodalizi che rappresentavano, dunque, una sorta di scatole cinesi messe in piedi tramite i soldi erogati dalla Regione finiti, secondo l'accusa, nelle tasche degli indagati.