Bando regionale nui nuovi FLAGs, il Gac: “Povera Costa degli Dei”

Come GAC Costa degli Dei, abbiamo sentito doveroso scrivere il presente articolo per cercare di rendere noto quanto di spiacevole e soprattutto di incomprensibile sta accadendo al tratto di costa che va da Nicotera a Nocera Terinese. Sono circa una novantina di chilometri di costa, una porzione di territorio calabrese famosa ed apprezzata in Italia e nel mondo. Quest'area inoltre comprende due siti portuali importanti: quello di Vibo Marina (porto commerciale, turistico e peschereccio) e quello di Tropea (porto turistico e peschereccio). Su questa costa inoltre vi sono poi numerosi "approdi" dove, legalmente ma a volte da qualcuno in forma non proprio corretta (pesca abusiva) viene esercitata una pesca artigianale strettamente costiera. Insomma un'area che raccoglie, considerato il limitato sviluppo della pesca calabrese, un'importante produzione ittica. Quest'area è stata quindi proposta ed accettata per costituirne un GAC, cioè un Gruppo di Azione Costiera nato con lo scopo di stimolare l'imprenditoria locale legata al mare, ed in particolare al mondo della pesca, individuando, per conto delle Regione Calabria, progetti da finanziare a piccole imprese, associazioni e comuni rivieraschi che avessero voluto sviluppare progetti legati al mare ed alla sua cultura.

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Su questo mandato, e nonostante le difficoltà iniziali, il GAC Costa degli Dei si è molto impegnato ad individuare progetti ed a seguirli nel suo iter per portarli a buon fine. Riteniamo che quanto fatto da questo GAC sia stato un lavoro apprezzabile dove solo alcuni comuni, che godevano tra l'altro di un finanziamento del 100% a fondo perduto, per problematiche interne non sono riusciti a completare i progetti assegnati nei tempi previsti. Quindi, in un ipotetico schema che faccia riferimento a: Fondi disponibili – Spesa impegnata - Progetti portati a termine – Contenziosi in corso, abbiamo ragione di ritenere che il nostro GAC si sia comportato più che dignitosamente avendo portato a termine numerosi progetti (concreti e non "carta") ed in assenza di contenziosi.

In questo clima quindi di regolare attività in costante rapporto con i funzionari regionali preposti che, tra l'altro, quando volevano mostrare in vari consessi le "buone pratiche" effettuate dai GAC calabresi mostravano un video sulla nostra attività lungo la Costa degli Dei, non si spiegano alcuni eventi. Il primo si è verificato a seguito di un progetto a regia dello stesso GAC che ha applicato una specifica, innovativa tecnica (messa in pratica presso l'Università della Tuscia di Viterbo), condotta sotto la direzione accademica dal Direttore Tecnico del GAC, Prof. Roberto Minervini, inerente la verifica della percentuale di neonata di sarda e di alice (svolta nell'ambito di un progetto di cooperazione con la marineria di Civitavecchia che ha fornito il materiale biologico), non sarebbero pertinenti o meglio coerenti con le indicazioni di spesa.

Ancora oggi appare veramente singolare che tali interventi di collaborazione con enti di ricerca, che dal FARNET (European Fisheries Areas Network che sovrintende in ambito FEAMP, all'operato dei GAC/FLAGs) sono addirittura raccomandati, sono invece dalla Regione Calabria fortemente penalizzati. E' solo il caso di menzionare quanto evidenziato nell'ultimo bollettino FARNET (Agosto 2016) dove Laura Calinaiu (LIFE Platform) testualmente dice: "Una stretta collaborazione fra ONG, pescatori, ricercatori ed Amministratori locali, non può più essere un'opzione, ma un obbligo ed i FLAGs (GAC) sono chiamati ad essere di supporto a questo processo continuo".

Lo stesso intervento sul bianchetto è, tra l'altro, frutto delle sollecitazioni di un incontro nel Comune di Nicotera del 19 febbraio 2015, allorquando, all'indomani delle pesanti proteste dei pescatori, legate proprio ai vincoli comunitari in materia, la Regione Calabria, nella persona dell'On. Scalzo, prese importanti impegni alla presenza dei massimi vertici istituzionali dello Stato. Nell'occasione vi fu anche la partecipazione del nostro GAC/FLAG e del Dr. Cosimo Caridi, dirigente regionale del Settore 5, tutti chiamati a compiere ogni sforzo per risolvere le gravi situazioni sociali che avevano dato luogo a preoccupanti episodi di turbamento dell'ordine pubblico (anche con qualche arresto) proprio dovuti alla pesca illegale del bianchetto. Forse la colpa del GAC Costa degli Dei, agli occhi del Settore 5 della Regione, è stata quella di aver fatto sul serio? Di aver cioè tradotto in interventi concreti, pratici ed operativi, i numerosi impegni assunti? Di aver individuato nella "questione bianchetto", nella pesca professionale illegale e nel "mare sporco" le problematiche principali della pesca (e non solo!) della costa calabra?

L'impressione che si ha, vedendo i comportamenti di alcuni amministratori regionali nei confronti del GAC/FLAG Costa degli Dei, l'unico tra l'altro in Calabria che annoveri un Direttore Tecnico con esperienza pluridecennale nella Pesca e nell'Acquacoltura, è che manchi in Regione una struttura tecnica in grado di indicare, a funzionari poco esperti nelle complesse materie della Pesca e dell'Acquacoltura, quali scelte siano compatibili con la "filosofia" d'intervento dei GAC/FLAGs. Lo scambiare per pura ricerca scientifica, ad un costo poi di meno di 7'000€ erogato ad un qualificato Dipartimento universitario, per verificare l'importante possibilità di sapere, per rapide e per nulla costose procedure analitiche, i rapporti percentuali nel bianchetto tra l'alice (soggetta a gestione degli stocks, e quindi a divieto delle catture dei pesci inferiori ai 9 cm) e la sarda (non soggetta a gestione), è basilare per ottenere dalla UE le eventuali deroghe alla Regione Calabria per la cattura del bianchetto ed è veramente inspiegabile come mai questa regione, che ha inventato "la neonata", non abbia ancora queste deroghe. Deroghe che invece sono state concesse ad altre regioni italiane.

Il paradossale risultato finale di questa vicenda è che è toccato allo sfaff dirigenziale del GAC Costa degli Dei rifondere la Regione Calabria, con fondi personali, per le spese di questo intervento tecnico operato dal GAC per contribuire a risolvere la grave questione del bianchetto. La prima motivazione addotta dalla Regione è stata che "la fattura dell'Università... non è ritenuta ammissibile in quanto riguarda l'indagine genetica del bianchetto ed essendo riferita ad una specie vietata non risulta di competenza del GAC. Abbiamo dovuto far notare che il "bianchetto" non è una specie, ma si compone di giovanili di sarda e di alice e quindi non sono specie vietate, ma controllate nella taglia di cattura. Si è persa quindi l'occasione di essere primi nel trovare una soluzione semplice, pratica e non costosa per risolvere un complesso problema del mondo della pesca calabrese.

Analogo discorso, anche in questo caso con rimborso con fondi personali, per aver partecipato al Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, strumento introdotto abbastanza recentemente anche in Calabria. Il GAC/FLAG Costa degli Dei ha promosso, sempre nell'ambito del finanziamento ricevuto, il Contratto di Fiume per il Bacino Imbrifero del Mesima e dei suoi affluenti idrografici, per affrontare in maniera strutturale e non più emergenziale, l'annosa questione del "mare sporco" in quella parte di costa tirrenica di competenza del GAC. Nonché il primo Contratto di Costa italiano, sottoscritto anche da parte della Regione Calabria dall'Assessore regionale: On. Prof. Franco Rossi, presentato con notevole interesse e successo di pubblico nell'ambito delle iniziative del Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, essendo quello calabrese il primo Contratto di Costa promosso in Italia. Anche in questo caso non ci sono state riconosciute le spese di trasferta dello staff del GAC (un giorno), ma solo quelle di una persona. Tutto questo ci ha fatto comprendere che evidentemente le strategie degli uffici regionali preposti erano "distanti" se non prevenuti dal nostro modo di vedere il ruolo dei GAC in Calabria e ne abbiamo avuto conferma, in tutto questo anno di attesa per la nuova programmazione, in quanto stranamente mai convocati in regione "attorno ad un tavolo", ma solo in due occasioni formali di tipo convegnistico. Oggi veniamo a sapere che qualcuno ha diffuso false notizie circa la scomparsa del GAC Costa degli Dei e che si è mosso a fare shopping di comuni nell'area del nostro GAC. Addirittura un Comune del GAC, Briatico, il cui Sindaco Andrea Niglia, anche attuale Presidente della Provincia di Vibo, ha emesso una ufficiale delibera di appartenenza al GAC dello Stretto e non al Costa degli Dei, addirittura il 7 di Agosto, cioè ben 6 giorni prima che si avesse notizia del Bando per la nascita dei nuovi GAC (oggi FLAG). Come mai? E poi come mai il Presidente della Provincia di Vibo ritiene opportuno aderire al GAC del reggino? Sono domande spontanee a cui non troviamo risposta e ci auguriamo che il prossimo futuro ci dimostri che si è trattato solo di un ingarbugliato equivoco.

D'altro canto, anche volendo sorvolare questi delicati aspetti procedurali, non si capisce perché l'ufficio regionale abbia imposto quattro GAC, di enorme superficie, di cui si fa fatica a trovare le basi tecniche. La parte infatti del Tirreno Meridionale (indicata dalla Regione come T2) andrebbe da Pizzo Calabro (compreso) fino a Melito Porto Salvo, comprendendo quindi circa la metà del Costa degli Dei ed il 100% del GAC dello Stretto ed oltre ancora. Quest'area comprenderebbe il 70% della produzione ittica regionale, ma che senso ha? Quando la pianificazione FEAMP parla di "programmazione dal basso dei GAC e di ragionata ripartizione delle aree GAC".

Si creerebbe un GAC monster che forse soddisfarebbe le pretese egemoniche ed espansionistiche di qualcuno, ma in assoluto contrasto con le regole comunitarie. Un simile GAC riteniamo che sarebbe assolutamente contrario anche ai desiderata delle Associazioni di categoria della pesca che non potrebbero accettare una tale concentrazione di intenti programmatori (e forse anche di risorse) in un solo GAC. Gli altri GAC della regione sarebbero invece "spalmati" su territori enormi, con poche risorse (almeno per ora) e con scarsissima presenza del modo della pesca.

In un tale contesto, che appare veramente poco meditato dagli organi preposti, si rischia di far scomparire il GAC Costa degli Dei, una fine davvero ingloriosa e più che mai ingiusta che necessita al più presto di una pronta correzione di rotta, altrimenti sarà cosa davvero dura spiegarla al territorio vibonese, già mortificato dalla fine sofferta della Provincia, delle Comunità montane, della Camera di Commercio, della soppressione della sede distaccata del Tribunale di Vibo Valentia a Tropea, della morte dopo la nascita del Parco Marino e di numerosi Uffici del Giudice di Pace. Insomma, un territorio infelice dove la riqualificazione della spesa pubblica ha il segno di un trasloco dello Stato e dei suoi apparati, lasciando inutili accorpamenti com'è quello che si vuole riservare alla plurimillenaria storia della Costa degli Dei, dei suoi pescatori e degli operatori del suo mare.

La speranza è che queste righe, sincere e non volutamente polemiche, contribuiscano ad un cambio di rotta prima politico e poi conseguentemente tecnico, anche per evitare annosi ricorsi e spiacevoli contenziosi. Il tutto non per sterile esercizio di orgoglio locale, ma per amore di giustizia e verità verso la nostra terra di Calabria.