Pietro Mennea: “Born to run”, il Sud degli anni ‘70

giudicedascola menneadi Fulvio D'Ascola - Il tempo. Può dilatarsi in secoli, anni, giorni, ore,minuti, secondi. Può anche essere un marchio che dura per decenni ,scalfito nella memoria,stampato sugli annali sportivi e sui libri.19"72, diciannove secondi e settantadue centesimi:record mondiale sui 200 mt di Atletica Leggera. Il filo di lana si spezza,nell'aria rarefatta di Città del Messico.La corsa, la fisicità, i muscoli ed il volto che si tendono verso un traguardo che nasconde decenni di silenti corse,decenni di cronometri fermati,decenni di partenze,scatti brucianti e medaglie olimpiche. E' lui, l'antitesi della fisicità dei "colored" americani e degli atleti da laboratorio made in U.S.S.R.. Immagini rapide. L'Olimpia Stadium di Monaco di Baviera è un catino di gente,è l'anno 1972 ,tra il pubblico c'ero anche io da bambino io ,mio padre era giudice internazionale di Marcia ed avevamo l'accesso gratuito allo stadio. Pietro Mennea scende in pista tra i grandi,il suo esordio è il gioco di sguardi con Valeri Borzov, il sovietico dominatore sui 200 metri. Il tempo sfiora i venti secondi, dopo la curva e lungo il rettilineo, la canottiera azzurra guadagna posizioni e la "Freccia del Sud", centra il colpo della medaglia di bronzo. Lampi d'azzurro e di podio, in una Olimpiade consegnata alla storia per il primo grande e grave episodio della lunga lotta tra palestinesi e israeliani,con l'assalto di un commando al villaggio olimpico, che uccide diversi atleti israeliani. Da li inizierà la storia del gruppo terroristico palestinese "Settembre Nero". Il braccio destro alzato verso il cielo con l'indice che simboleggia e sembra gridare "Primo,sono il Primo". Nasce così un personaggio, che con la forza dell'interiorità e con il segno del "predestinato", corre e lotta contro il tempo,con un fisico esile in confronto agli atleti americani, sovietici o giamaicani. In lui c'è tutto il Sud degli anni settanta .anni che si aprono ai cambiamenti deviati,nei flussi migratori interni,ancora lontani dal mondo degli extracomunitari. Gli extraitaliani sono i meridionali,forza lavoro nelle fabbriche del nord,ma sempre un po' vassalli della cultura dominante. A volte basta una canzone ,una squadra di calcio o un campione sportivo per essere simbolo di riscatto del Sud. Pietro Mennea è un mondo sotterraneo,nel corso degli anni la sua forte personalità crea attriti nella FIDAL,l'atleta si ritaglia spazi universitari,corre stracciando tempi su tempi,il palmares sportivo si riempie con il primo oro sui 200 m. agli Europei di Roma del 1974 ,conquistando in futuro altre medaglie olimpiche. L'apoteosi statistica si vive alle Universiadi di Città del Messico del 1979,in cui partecipò quale atleta iscritto a Scienze Politiche .Vince i 200mt fermando il tempo a 19" 72 . E' il nuovo record del mondo e durerà per 17 anni,battuto dal grande velocista giamaicano Usain Bolt. Gli anni passano,l'atletica è sempre preminente,in alti e bassi e dopo il ritiro dall'attività agonistica i secondi divengono anni. Vissuti in un mondo distante dallo sport,Pietro Mennea si laurea in scienze politiche e prosegue con le lauree in giurisprudenza,scienze motorie e lettere. Non si ferma mai,dalla Sisport di Torino,la sua vita si svolge tra studi e aule universitarie come docente. Conosce anche l'agone politico,diventando deputato europeo ,fonda un'associazione Onlus a suo nome e diventa quasi un "brand" di sè stesso. Sempre di corsa,correndo,stracciando le piste di tartan con i chiodi delle scarpette. Scattando lento sui blocchi di partenza, ma sfrecciando in progressione fino al traguardo. Immagini e metafore della vita, tra sudore, sacrifici, ribalte mondiali in pantaloncini e canottiera ,che poi diventano un vestito professionale con giacca e cravatta. E' un po'l'emblema di riscatto del sud ,è un frammento di mondo sportivo creativo e indelebile,come la Lazio dello scudetto o come Chinaglia e Re Cecconi. Basteranno le immagini di una fiction televisiva per fermare il tempo su Pietro Mennea,le sue corse contro il vento, o un sottofondo sonoro vestito dalle note di "Born to Run" di Bruce Springsteen? Forse è questo che manca ai nostri giorni, il nascere per correre per sconfiggere il tempo,senza rimanere immobili sulle autostrade multimediali.