Cafiero de Raho ai reggini: “Reagite, per la vostra terra, per i vostri figli”

cafieroderahofederico17aprdi Valeria Guarniera - "La mattina potreste trovare più confusione, c'è un via vai continuo di persone che mi vengono a cercare. Il pomeriggio sono un po' più libero e potrei ricevere più facilmente. Tuttavia, a prescindere dall'orario, la porta del mio ufficio è sempre aperta e chiunque voglia venire a parlarmi lo può fare". Non smette di sorprendere il Procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho ed in ogni occasione si rivolge direttamente ai cittadini, senza intermediari e dando loro appuntamento, guardandoli in faccia. Lo ha fatto anche oggi, in occasione della tappa reggina della Carovana nazionale antimafia organizzata da Arci, Libera, Avviso Pubblico insieme ai sindacati e a Ligue de Einsegnement. Si è parlato di abusivismo edilizio, di come sia necessario che i cittadini si riprendano gli spazi, di quella cappa che opprime questa città e del ruolo fondamentale della memoria: "Voltandoci indietro dobbiamo guardare avanti" ha detto il Procuratore. Poco spazio agli equivoci: le parole di De Raho sono chiare, semplici, quasi elementari: "Le coste calabresi sono l'esempio di una cultura urbana sbagliata, illegale – ha detto – se ciò negli anni è accaduto significa che qualcuno lo ha permesso". Si riferisce al ruolo delle Istituzioni che dovevano vigilare sul territorio: "Non vi è stato un serio contrasto perché si è voluto, a volte per paura e a volte per interesse".

Lo dice sempre e lo ha ribadito anche in questa occasione: "L'obiettivo – ha sottolineato De Raho – è capire quali sono i livelli alti che consentono alla 'ndrangheta di mantenere questi livelli di controllo sul territorio".

Parole inequivocabili, che si riferiscono alla cosiddetta zona grigia che punta a mischiare le carte alimentando quella strategia della confusione che mira a disorientare i cittadini, annullando il senso dello Stato, creando incertezza e un terribile senso di sfiducia nei confronti delle Istituzioni. E' da un anno a capo di una delle Procure più difficili d'Italia e nella sua carriera ha conosciuto storie difficili,territori stremati dall'illegalità e circostanze inusuali eppure Cafiero De Raho - tra quelle carte che ogni giorno studia, leggendo nomi evidentemente fin troppo ricorrenti- trova ancora il modo di stupirsi: "Qui ci sono fatti strani – ha spiegato – ho notato che da almeno cinquant'anni le famiglie più o meno coinvolte in fatti più o meno illeciti sono sempre le stesse". Una circostanza che per il Procuratore rappresenta la più grande differenza tra la 'ndrangheta e le altre mafie: "In Sicilia e in Campania le grandi famiglie che operavano negli anni '80 sono state distrutte o, quantomeno, notevolmente indebolite. Qui no. Perché a Reggio questo non è avvenuto?".

Ma, com'è solito fare, l'appello più importante lo ha rivolto ai cittadini. Perché sì: le Istituzioni sono state assenti, hanno fatto finta di non vedere e ancora oggi a volte si girano dall'altra parte. Ma se anche il loro lavoro fosse ineccepibile – lo ha ribadito il Procuratore – da soli non ce la potrebbero fare: "E' il momento di partecipare. Non occorre necessariamente esporsi, capisco che a volte si ha paura o si è bloccati da qualcosa. Ma qualcosa di più grande – l'amore per la vostra terra, la rabbia per il futuro rubato ai vostri figli – dovrebbe farvi reagire". Un'esortazione ai cittadini a riprendersi ciò che gli appartiene, a non fare finta di niente delegando a qualcun altro il compito di sistemare le cose: "Semplici segnalazioni (anche senza denuncia) dimostrerebbero una reale presa di coscienza. Se ognuno fosse vigile dell'illegalità che lo circonda – ha concluso De Raho – e lo segnalasse si potrebbe intervenire quasi in tempo reale nella lotta alla criminalità organizzata"