"La mia lotta civile contro Equitalia". Concetta Nunnari ha denunciato gli esattori: "Ma dico no alla violenza"

equitaliabisdi Benedetta Malara - Suicidi, attentati e sequestri di persona. Un bilancio da bollettino di una guerra mai dichiarata fra gli italiani ed Equitalia la società pubblica - 51% Agenzia delle Entrate e 49% Inps - incaricata della riscossione nazionale dei tributi. Ed è proprio il pagamento di questi tributi – recapitato comodamente a casa sotto forma di cartella esattoriale da pagare entro cinque giorni – ad aver provocato, in tutta Italia, un clima di tensione sociale che raramente si era percepito così forte ed uniforme nel territorio. Milano, Roma, Napoli, Livorno, Catanzaro. Da nord a sud episodi inquietanti e tragici sono all'ordine del giorno, spesso diventano notizie principali dei tg nazionali, per poi sparire il giorno dopo, sostituiti da un episodio analogo ma accaduto diversi chilometri più a sud o più a nord. Ma che nella gente provoca la medesima reazione. Senso di fallimento, paura, impotenza, disperazione. Imprenditori e lavoratori suicidi, padri commercianti che sono stati costretti a licenziare i figli e non ce l'hanno fatta a reggere il peso della loro scelta obbligata, titolari di imprese che hanno dovuto chiudere perché non ce la facevano a pagare le famose cartelle, e in preda alla disperazione hanno trovato più facile conforto in una pistola o peggio, come nel caso di un cassaintegrato di Lecce, nel darsi fuoco davanti alla Commissione Tributaria. Padri, madri, mogli e mariti, che si sono visti portar via la casa, pignorata senza poter fare niente, congelati i conti correnti senza preavviso, e da un giorno all'altro hanno creduto di non poter più dare da mangiare ai loro figli, e per questo si sono arresi e hanno scelto di morire. Altri invece, invece di cedere alla disperazione, si sono lasciati vincere dalla frustrazione e dall'ira. Come Luigi Martinelli, imprenditore di origini calabresi che ha o meglio aveva costruito la propria fortuna in Brianza. Il tre maggio scorso, equipaggiato di un piccolo arsenale - un fucile a pompa, due pistole cariche e un coltello di circa 10 centimetri – è entrato in una sede dell'Agenzia delle Entrate di Romano in Lombardia, nel bergamasco, ed ha sequestrato per quasi un'intera giornata il personale. Qualche giorno fa, a Milano il gestore di un impresa, Giuseppe Neletti, ha aggredito due ispettori di Equitalia, prendendoli a calci e pugni. E quotidianamente, in tutta Italia,  cittadini comuni manifestano contro quella che ormai per molti sembra essere una persecuzione. Malcontento che spesso sfocia in tafferugli, come a Napoli. O in gesti simbolici, molto più preoccupanti. A Roma è stata spedita un busta contenente polvere da sparo nella sede di via Grezar. A Livorno invece due molotov sono state lanciate contro la sede di Equitalia di Via dell'Indipendenza, in pieno centro.

Eppure c'è chi alle cartelle di Equitalia ha deciso di ribellarsi, ma senza ricorrere a gesti eclatanti o alla violenza. Ma alla forza della legge – che la stessa Equitalia invoca – e delle carte bollate. Lo spiega al Dispaccio l'avvocatessa Concetta Nunnari, recentemente protagonista della cronaca regionale – e subito dopo di quella nazionale – per aver denunciato, dopo oltre undici anni di cause, Equitalia e i suoi massimi funzionari per associazione a delinquere, stalking, abuso d'ufficio, in ottemperanza delle sentenze per i provvedimenti dell'autorità giudiziaria e falso in atto pubblico.

La storia di Concetta Nunnari inizia nel 2001, l'anno della prima cartella impugnata davanti al giudice di pace, con conseguente vittoria. Una vittoria a quanto pare solo formale. Dopo quattro anni e ancora nel 2010, la stessa cartella le viene recapitata per essere pagata. Entrambe le volte, Nunnari presenta un ricorso e vince, le cartelle vengono archiviate. Ma la storia si ripete. Ancora e ancora. Sono dieci anni in cui Equitalia bussa continuamente alla porta dell'avvocatessa, pretendendo il pagamento di cartelle esattoriali per i più disparati motivi, finché lei stessa non si ritrova a dover fare ricorso alla commissione tributaria perché la società aveva posto un'ipoteca sulla casa. Nel 2011 arriva la cartella di annullamento dell'ipoteca, Equitalia non si costituisce in giudizio e la cartella viene prescritta per mancata impugnazione. Ma poi qualche giorno fa – precisamente il 9 maggio – arriva la goccia che fa traboccare il vaso, che ha poi portato la dottoressa a denunciare la società. Le viene notificata un'istanza di vendita del suo appartamento a Catanzaro, sulla base del mancato pagamento di alcune cartelle che però erano state annullate o sgravate dopo tutte le cause vinte. L'ipoteca, inoltre, non esisteva neanche più. Ma per Equitalia dieci anni di ricorsi e cause legali era come se non fossero mai esistiti. "Sono stati dieci anni estenuanti – racconta Nunnari – la società mandava sempre le stesse cartelle, ed ero costretta a fare ricorso anche davanti a quattro autorità giudiziarie. Poi non ce l'ho fatta più, e ho deciso di denunciarli. E quando l'ho fatto ho chiesto al pubblico ministero che venissero adottate delle misure coercitive o interdittive nei confronti dei funzionari di Equitalia che avevano permesso tutto ciò che è successo.  Sono una professionista, ho contatti con la stampa, e ho deciso di sfruttare tutto ciò per mettermi dalla parte di chi non può fare la stessa cosa che ho fatto io, perché non può permetterselo o perché non sa a chi rivolgersi. Penso a tutte queste persone che si sono suicidate, e mi chiedo quante di loro dovessero davvero pagare e quante, invece, erano vittima di qualcosa di simile a ciò che è successo a me, e ne sarebbero uscite fuori con poco. Mi rifiuto di accendere la televisione e sentire di persone disperate che si suicidano, o di pensionati a cui congelato i conti e pignorano la pensione o addirittura l'accompagnamento. È una cosa che mi fa indignare".

Un episodio del genere è accaduto nei giorni scorsi a Catanzaro, quando alcuni cittadini si sono ritrovati con i depositi bancari congelati, perché Equitalia aveva pignorato i conti correnti, trattenendo anche pensioni e stipendi.
Qualche giorno dopo la conferenza stampa, Nunnari ha ricevuto una telefonata dal direttore regionale di Equitalia, che le ha assicurato la risoluzione del suo problema. "Mi chiedo – dice – se sono stata chiamata per la mia posizione, perché posso dare fastidio, o se invece avrebbero chiamato qualsiasi altro contribuente che avesse protestato pubblicamente. Da quando sono iniziate le contestazioni – precisa – non ho mai sentito di nessuno che sia stato chiamato da Equitalia."

Effettivamente Equitalia non è nota per chiamare a casa dei contribuenti, ma solo per recapitare pile di cartelle esattoriali a breve scadenza, spesso già pagate o che riportano importi non dovuti, e fino a qualche anno fa senza neanche citare il tasso di interesse. "Vorrei dire a queste persone che, nonostante il ministro Cancellieri dica che Equitalia è lo Stato, in questo caso non è lo Stato che sbaglia, ma i funzionari che recapitano cartelle errate o superflue, e spesso la disperazione nel leggere di dover pagare migliaia di euro entro meno di una settimana porta poi a gesti disperati, quelli che stiamo vedendo in questi giorni in tutta Italia. Chi sbaglia – precisa Nunnari – è chi lavora senza fare attenzione. Molti pensano che Equitalia sia nata dal nulla, o che agisca per volere autonomo, ma non è così. Tutto ciò che fa è perché è autorizzata da una legge dello Stato, che andrebbe soltanto riformata perché si arginassero le tensioni di questo periodo. Vanno modificate le normative sugli interessi, sulla riscossione. La politica deve cambiare, i decreti di urgenza servono anche per aiutare i cittadini, non vanno usati solo per interessi che riguardano chi sta in alto. Non bisogna arrivare alla violenza – dichiara Nunnari in merito agli attentati e le contestazioni in strada contro Equitalia – e  a quello che sta succedendo in Italia, prendersela con i singoli non serve a niente ed è illegale, si rischia la galera. Bisogna rivolgersi alle autorità e avere fiducia nella magistratura, le cause è vero che sono lunghe, ma alla fine si riesce a venirne fuori".

Ed è qui probabilmente che si arriva al nocciolo della questione. Rivolgersi alle autorità, ma quali? E a che prezzo? Spesso in molti, quando ricevono cartelle esattoriali, magari con cifre di poche centinaia di euro, non controllano neanche per cosa siano dovute e pagano, perché pensano che la spesa legale non valga i soldi risparmiati. Ma non è così. Lo Stato prevede infatti una assistenza giuridica gratuita per chi non superi una determinata fascia di reddito "Quando arrivano le cartelle esattoriali bisogna recarsi da un avvocato e da un commercialista – spiega Nunnari –  ma per chi non ha la possibilità esistono le associazioni dei consumatori – Codacons, Adiconsum –  che danno una mano, che possono aiutare. Non bisogna sentirsi persi e senza speranza, la soluzione non sta in una pistola. Il cittadino deve sapere che per qualsiasi tipo di attività giudiziaria si può avere accesso, tramite avvocato o commercialista – e se non si supera la soglia di reddito di undicimila euro l'anno –  al patrocinio a spese dello Stato. Se invece si superano le soglie minime ci si può recare alle associazioni dei consumatori e, pagando la quota associativa, ottenere assistenza. Non bisogna perdere la fiducia, la legge prevede delle tutele, basta mantenere la calma e rivolgersi a delle figure qualificate che possono aiutare".

Nella maggior parte dei casi, occorre dirlo, le cartelle spedite sono già state pagate, e basta davvero poco per risolvere il problema. Viene da chiedersi allora perché ogni giorno vengano spedite cartelle errate di tributi pagati da decenni. In realtà, la risposta è molto più semplice di ciò che si pensi. Il sistema è tutto informatizzato, e nel momento in cui viene prescritto un debito, l'ente creditore – come ad esempio il Comune –  dovrebbe eliminare il debito, per non fare più risultare nulla nei registri di Equitalia, ma il procedimento non viene effettuato nel 90% dei casi. "In verità – per Nunnari – l'evasione si sa dov'è e si sa come fare per stanarla, ma viene fatto ben poco. Viene invece prediletto il modo più facile per fare cassa, pignorando i piccoli imprenditori, gli impiegati e i pensionati. È vero che i soldi devono essere recuperati, ed esistono tempi e modi prestabiliti. Ma è anche vero che quando si tratta di personalità, quali possono essere personaggi famosi di vario calibro, che devono soldi al fisco, non sempre questi termini vengono rispettati, perché in nome della loro notorietà in molti vengono agevolati. C'è disparità di trattamento, e quando c'è ingiustizia sociale si arriva alla violenza. C'è troppa fame, troppa disperazione. È inutile mandare l'esercito – dice Nunnari, commentando la recente proposta del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri e del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – il nostro non dev'essere uno Stato di polizia. Mandare l'esercitò porterà ad una tensione sociale ancora più grave".

È una dura lotta alle ingiustizie di Equitalia quella che si profila, ma lo Stato non sembra essere d'accordo. Dopo le dichiarazioni del ministro Cancellieri e del Presidente Napolitano, anche Il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli, aggiunge: "E' sbagliatissimo prendersela con Equitalia che non è il nemico ma è lo Stato. Il processo di lotta all'evasione è una questione di doveri verso lo Stato e verso i propri concittadini. Equitalia non è un antagonista, Equitalia è lo Stato che cerca di tutelare tutti i cittadini. Che tutti paghino ciò che è dovuto. Errori possono capitare e ci scusiamo, però non è possibile pensare che se lo Stato chiede ai cittadini di pagare ciò che devono pagare, venga accusato come un nemico". Anche Equitalia ci tiene a precisare il suo disappunto per ciò che accade, attaccando la superficialità di chi associa la società con i suicidi: "È inaccettabile continuare a scaricare irresponsabilmente su Equitalia la colpa di gesti estremi e situazioni drammatiche, che hanno invece origini diverse e lontane e che stanno esplodendo solo oggi a causa della crisi economica". Eppure in Italia si continua a morire di cartelle esattoriali.