Miramare, cdx: “Superficialità e malafede”. E Lamberti rivendica quadri di Campolo

confcdxmiramaredi Valeria Guarniera - La vicenda "Miramare" continua a tenere banco nel dibattito cittadino. Oggi è toccato all'opposizione che – dopo la conferenza stampa di venerdì scorso, in cui il sindaco ha  provato a chiarire (almeno dal suo punto di vista) i diversi interrogativi che stampa, politica e cittadini gli avevano posto – la minoranza continua a nutrire diversi dubbi e si dichiara "turbata per la superficialità con cui giunta Falcomatà sta gestendo la cosa pubblica". Lucio Dattola, Massimo Ripepi, Mary Caracciolo, Antonino Matalone, Luigi Dattola, Antonino Maiolino tutti d'accordo con le parole di Pasquale Imbalzano: "La vicenda dell'assegnazione ad personam dello storico albergo Miramare non fa altro che dimostrare che i concetti di partecipazione, condivisione delle scelte, ritorno alla normalità, trasparenza sono del tutto inesistenti e appaiono oggi come ipocrite declamazioni dal sapore propagandistico. Assistiamo ad una gestione della cosa pubblica che và a braccetto con i personalismi, con rapporti che siano consolidati e privilegiati in assenza – almeno in questo caso – della concorrenzialità che dovrebbe doverosamente governare l'azione dell'amministrazione pubblica".

Un vero e proprio lavoro di intelligence – come lo ha definito Lucio Dattola nel corso della conferenza stampa – quello fatto dai consiglieri per scovare la verità, analizzando carte e documenti.

L'attenzione è puntata innanzitutto sulla delibera di giunta 101/2015, "Assegnazione in via provvisoria e sperimentale dell'albergo Miramare", adottata il 16 luglio scorso e pubblicata sull'albo pretorio del Comune di Reggio Calabria il 5 agosto: "Ci sono voluto venti giorni – sottolinea Imbalzano – perché si riuscisse a condurre in pubblicazione una decisione di giunta peraltro scarna e carente sia nei riferimenti normativi che nelle valutazioni di merito e di opportunità dell'agire amministrativo". Nella delibera si fa riferimento solo all'art. 118 della Costituzione, sul principio di sussidiarietà orizzontale "tanto per irrobustire i contenuti di una delibera giuridicamente debolissima e politicamente inopportuna, ma certamente caratterizzata da un eccesso di potere e da una violazione di regole. In sostanza avrebbero dovuto indicare attraverso un'evidenza pubblica modalità e criteri di scelta cui i soggetti coinvolti devono attenersi".

Tre le domande a cui la minoranza, attraverso "un vero e proprio lavoro investigativo" ha provato a rispondere: a quale titolo i soggetti che erano dentro i saloni del Miramare effettuavano interventi di ripristino se non esisteva – a quella data – nessun titolo giuridico che legittimasse questa facoltà? Chi ha consegnato le chiavi dell'immobile ai rappresentanti dell'associazione "Sottoscala"? Esiste un verbale di consegna? "Alla prima domanda – spiegano – la risposta è stata il silenzio. Sulla seconda ci sono notizie scottanti che, se confermate, creerebbero un fortissimo imbarazzo all'amministrazione: pare infatti – sottolineano - dai documenti che abbiamo, che ad essere in possesso delle chiavi fosse l'assessore alla Sicurezza Giovanni Muraca. Di conseguenza, può averle consegnate solo lui. Non esiste assolutamente un verbale di consegna. Inoltre – per tornare all'assegnazione – l'associazione aveva presentato, oltre i termini, domanda per manifestazione di interesse per l'Estate Reggina. Peccato – ribadiscono – che questa manifestazione non contemplasse il Miramare". Per Lucio Dattola questi atteggiamenti non possono essere figli di una semplice (anche se grave) superficialità: "Questa è malafede – ha tuonato – si riempiono la bocca di parole come innovazione e svolta, ma siamo sempre alle solite. E' davvero la fiera dell'ipocrisia". La soluzione, secondo Mary Caracciolo, starebbe in una "revoca per sopravvenuto interesse pubblico. Stiamo assistendo allo scempio di quelli che sono i principi basilari dell'agire pubblico. E per quanto riguarda le consulenze, abbiamo già chiesto accesso ai curricula di questi "volontari" e ve ne daremo conto".

Presente alla conferenza stampa – per chiarire un'altra questione importante che è strettamente legata alla vicenda "Miramare" – l'assessore provinciale alla Legalità e Cultura, Eduardo Lamberti Castronuovo: "In merito alla questione Miramare l'amministrazione provinciale ritiene essa si debba dirimere nella sede più opportuna, che è quella sovrana del consiglio Comunale. Tuttavia – ha spiegato Lamberti – il nostro Ente non può esimersi dal fare delle aperte considerazioni visto che è stato chiamato in causa, indirettamente, in ragione dell'incomprensibile richiesta avanzata alla sezione di prevenzione del Tribunale, da parte del Comune di Reggio, per cedersi assegnate le opere pittoriche oggetto del famoso sequestro Campolo". L'umore di Lamberti và tra lo sconcerto, l'imbarazzo e la rabbia: "Ci sembra il caso di ricordare che l'idea e la conseguente determinazione di chiedere l'assegnazione dei quadri fu dell'assessorato alla Cultura. Richiesta che condusse alle prescrizioni del Tribunale per l'adeguamento dei locali destinati ad accoglierli, situati nel palazzo della cultura, ex Brefotrofio. Adeguamenti – sottolinea con amarezza – costati all'erario provinciale più di un centinaio di migliaia di euro". I lavori di adattamento e messa in sicurezza dei locali sono terminati e consistono in opere massicce di costo elevato: "Non ci risulta che le sedi indicate dal Comune possano essere considerate idonee a garantire la sicurezza delle opere esposte". Per Lamberti il rischio conseguente a questa mancanza di dialogo è grosso ed evidente: "Finirà che il Governo vorrà affidare questi quadri alle varie pinacoteche d'Italia, magari per completare le gallerie dedicate ai diversi autori. Chi ci dice che non dovremo avviare una seconda guerra dei Bronzi?".