Dal pentito De Rosa nuove accuse a Plutino: "Era intrinseco alla 'ndrangheta"

plutinogiuseppedi Claudio Cordova - Già prima, non era affatto facile provare a uscire di prigione dopo diversi anni di custodia cautelare. E, già prima, non era facile ribaltare la condanna rimediata in primo grado a 12 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, per i rapporti con la 'ndrangheta del rione San Giorgio Extra. Sul conto dell'ex assessore comunale di Reggio Calabria, Giuseppe Plutino, cadono ora nuove accuse, direttamente al collaboratore di giustizia Enrico De Rosa, l'immobiliarista del clan Caridi, che da mesi sta raccontando diversi particolari interessanti ai pm Stefano Musolino e Rosario Ferracane: "Pino Plutino, era intrinseco alla cosca, io se avevo un problema, prima di conoscere Nino Caridi, se avevo un problema a San Giorgio, io mi rivolgevo a Pino non è che mi rivolgevo a un passante. Lui conosceva tutti era vicino ai Caridi...(...) Sapendo che aveva un colloquio diretto, senza intermediari, direttamente con la cosca". Le dichiarazioni di De Rosa sono state presentate dalla Dda di Reggio Calabria nell'ambito dell'udienza davanti al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria: i legali di Plutino - Andrea Alvaro e Marco Gemelli – hanno infatti chiesto la revoca della misura in virtù di una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha allargato la discrezionalità dei giudici per quanto concerne la custodia cautelare anche per i reati mafiosi.

Sull'ex assessore comunale della maggioranza di centrodestra, però, cadono nuove accuse da parte del pentito De Rosa che, tra la fine di ottobre dello scorso anno e il gennaio del 2015, che, dopo essere stato l'immobiliarista del clan Caridi, attivo nel quartiere San Giorgio alla periferia Sud della città, riverserà il proprio patrimonio conoscitivo nella disponibilità della Dda: "Bruno Caridi- ha detto De Rosa- mi riferì che tutto il loro gruppo avrebbe appoggiato a Pino Plutino. Bruno Caridi mi ha detto che loro avrebbero appoggiato a mio cugino, dice "appoggiamo a mio cugino Pino". [...] È il cugino di Domenico Condemi e di Filippo Condemi, è esponente della famiglia Caridì per quanto riguarda il piano politico".

Conoscenze vaste, quelle di De Rosa, in virtù del proprio ruolo di testa di ponte del boss Nino Caridi (genero di Mico Libri) nel settore immobiliare: "Io a Pino lo conosco da quando avevo 10 anni, quindi è una persona che io conosco non bene, benissimo [...] Pino Plutino lo ritrovavo con i Caridi...ci stava se me lo ritrovavo una volta, due volte, tre volte, se io, in tutto il mio crescere a San Giorgio, me lo sono ritrovato sempre la...vuol dire che..era sempre al bar dove stavano gli altri, al circolo "Caccia e Pesca", al bar San Giorgio Extra".

Non facile uscirne ora, per Plutino. Proprio ora che De Rosa lo indica come avamposto istituzionale dei fratelli Domenico e Filippo Condemi, a loro volta legati al clan Libri: "Cioè mi ricordo che una volta venne, io avevo 15 anni-14 anni, venne Pino Plutino a casa mia per dire a mio padre che si doveva dimettere da Presidente di Circoscrizione perché Giovanni Caridi, zio di Nino Caridi, che era consigliere, un emerito analfabeta, dove non sapeva mettere due parole di fila, doveva...voleva diventare lui Presidente. Perché mio padre, questa è un'idea che mi sono fatto io, che è stato così, ci sono le carte che parlano, mio padre una sera venne angosciato, si è dimesso dalla carica di Presidente (...) dopo... mio padre, da quella volta in poi, non ha più voluto sapere niente, tipo, di politica, proprio, niente, niente, proprio totale (...) quindi, io faccio tutto questo collage e capisco,tipo, che capisco, si vede che Pino Plutino era intrinseco alla cosca".