Oliverio lancia “la prima Zes dell’Europa occidentale”. Punta su Contratto di sviluppo e giura: “Cambiamenti politici a Roma non la stopperanno”

ConfZesOliverios4apriledi Mario Meliadò-Presidente della Regione in scadenza l'anno prossimo, in via di Giunta-ter (dovrebbe seguire a stretto giro di posta il secondo troncone d'Assemblea regionale Pd, in programma per sabato prossimo) e per nulla convinto che sia il caso di lasciar posto ad altri, al di là dello tsunami delle ultime Politiche e del novismo che sta squassando dall'interno anche il Partito democratico, Mario Oliverio sa che, per dirla con alcuni colleghi di partito, «è tempo di raccolta», nell'interesse dei calabresi e per non lasciare la scena. Per cui, è altrettanto consapevole che è decisivo incidere, imprimere un segno forte per quanto attiene a un obiettivo evocativo come la Zes.

Ecco uno dei motivi all'origine del forte desiderio dell'iniziativa odierna a San Ferdinando, nel cuore dell'area portuale di Gioia Tauro: «Noi qui non siamo ad annunciare un'idea futuribile o un semplice progetto da portare avanti, perfezionare e finanziare più avanti negli anni: noi siamo qui ad annunciare che l'iter della Zes è compiuto – argomenta Oliverio –, con uno sforzo diuturno siamo riusciti a esser pronti prima che fossero pronti a Roma, e a questo punto manca solo il decreto di formale istituzione della Zona economica speciale di Gioia Tauro. Che però, appunto, è giusto una formalità, un atto d'ordinaria amministrazione: potrà benissimo firmarlo il Governo uscente, senza perdite di tempo».

ConfZes4aprile2Presidente, ne è sicuro? Come diceva al Dispaccio.it il suo assessore Francesco Russo solo pochi minuti fa, le pastoie burocratiche sono "il Male"... Possibile che la nuova maggioranza in Parlamento e il Governo che verrà diano un colpo di freno a quest'avamposto di sviluppo a Sud?

«Non credo proprio possano esserci "colpi di coda": un nuovo Governo intenzionato a fare retromarcia dovrebbe modificare la legge e tutti i decreti emanati "a valle" della legge ordinaria... Non credo ce ne sia la volontà, ma del resto non credo esistano neanche spazi per poter impedire l'agognato sbocco positivo di un iter che, ormai, ci vede in dirittura d'arrivo».

Presidente, s'è detto a più voci che da sempre la spina nel fianco del Porto di Gioia Tauro, malgrado l'aspro contrasto investigativo alle 'ndrine e i tanti carichi di cocaina intercettati, è la sua sicurezza, in termini di security come di safety. E poi, basta avere un po' di memoria per ricordare le tremende megatruffe per la "488" nella zona retroportuale, puntualmente invasa da "prenditori" senza scrupoli. Droga & truffe: all'estero il porto di Gioia viene visto così. Come proteggerete il prezioso "quartier generale" della Zes?

«Rispetto alla sicurezza al Porto di Gioia, intanto ci muniremo d'impianti di videosorveglianza e saranno ulteriormente potenziati i dispositivi di sicurezza nell'intera area. La stagione delle super-truffe nel retroporto di Gioia Tauro, poi, non tornerà di sicuro, anche perché non potrà più tornare: in questo senso, la normativa in materia di Zes non necessita di blindature ulteriori. Proprio affinché non possa riaffiorare una triste stagione del passato, che ha prodotto anche gravi danni d'immagine per la zona portuale gioiese e per l'intera Calabria, gli incentivi alle imprese sono stati saldamente ancorati alla misura del credito d'imposta. Che, com'è noto, non è erogazione a fondo perduto: ti rimborso affinché produrre risulti particolarmente conveniente per te, sì, ma ti rimborso soltanto in quanto produci».

Di certo, fin qui l'accento s'è posto su doveri e apporti di parte pubblica, anche in ragione del farraginoso iter ormai triennale. Ma che investimenti privati ci attendono?

«Diciamo intanto che la conformazione di questa Zona economica speciale fa presagire che abbiamo all'orizzonte esclusivamente investimenti di caratura medio-alta. In quest'àmbito, strategicamente noi puntiamo molto su agroalimentare, manifatturiero e investimenti innovativi. Del resto, la Zes si coniuga molto bene col Contratto di sviluppo strategico che abbiamo già varato anche per il rilancio delle aree di crisi industriale». E in effetti, già con decreto del 19 dicembre 2016 dei direttori generali per la Competitività e per gli Incentivi alle imprese del Mise (il Ministero per lo Sviluppo economico) sono state individuate le aree di crisi industriale "non complessa" cui indirizzare la ripartizione delle risorse ai sensi della legge numero 181 del 1989, volta al rilancio delle aree di crisi industriale: decine e decine di spicchi di Calabria, nel solo "sistema locale del lavoro (Sll) Gioia Tauro" sono indicati cinque centri (Bagnara, Gioia Tauro, Palmi, Rizziconi e Seminara). «Ma sono tante le località calabresi interessate – evidenzia Mario Oliverio –, partendo da Piano Lago, scendendo a Lamezia Terme, Vibo Valentia e fino a Reggio Calabria. Anche lì abbiamo destinato risorse, il doppio di quelle destinate da Invitalia; e ce ne sono di ulteriori che destineremo, man mano che la domanda si fa avanti. In ogni caso, quanto ai privati, insieme al ministro a Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio stiamo lavorando da tempo affinché ci sia un'assunzione di responsabilità da parte di Medcenter container terminal, il terminalista del porto di Gioia Tauro, e in modo che l'armatore Msc assuma una posizione di rispetto pieno degli impegni e soprattutto di sviluppo del transhipment al porto gioiese: ho visto con piacere che Gianluigi Aponte nei giorni scorsi ha riconfermato un forte interesse per Gioia Tauro e so che in questa chiave il ministro Graziano Delrio l'ha appena sentito. Lo solleciterò a mia volta, anche perché oggettivamente il porto di Gioia Tauro è quello che presenta le caratteristiche più adatte per essere una "porta sul Mediterraneo" per l'Italia e per l'Europa intera: su questo versante stiamo insistendo, la Zes sarà un fattore d'oggettivo rafforzamento del sito, e anche per un allargamento del porto alle attività commerciali».

ConfZes4aprile4Ma non esistono solo responsabilità nazionali o addirittura internazionali... Con un porto senza gateway e senza "rottura di carico" in loco da 25 anni, la Zes gioiese non rischia d'essere assai meno appetibile per eventuali investitori?

«Il ritardo è quello stratificato da molti anni, certo; ma quest'appunto non va mosso a noi. Che, anzi, siamo quelli che stanno rimediando a tutto questo, con la gara per assicurare in breve tempo l'intermodalità al porto di Gioia Tauro e una serie complessa d'ingenti incentivi a investire proprio qui. Del resto, per ottimizzare questi e altri versanti strettamente connessi allo sviluppo esiste un Piano strategico che noi abbiamo già approvato e inviato, e che è già "sul tavolo" del Governo centrale, cosa che insieme alla Campania fin qui siamo gli unici in Italia ad aver fatto. Proprio ieri ho avuto un colloquio al riguardo col ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, per informarlo che abbiamo trasmesso il dossier e per sollecitarlo a chiudere la pratica, anche perché è un atto dovuto: si tratta d'ordinaria amministrazione, assolutamente nelle competenze del Governo attuale, non di quello che verrà. Una volta formalmente intervenuto il decreto governativo, potremo accedere ai primi 100 milioni di euro stanziati per il 2018 col decreto legge numero 91 del 20 giugno 2017 per la crescita economica al Sud, "attirando" in questo modo gli strumenti già previsti, dal credito d'imposta alla leva fiscale e così via. E poi...».

...E poi?

«E poi, noi come Regione stanzieremo ulteriori risorse finanziarie man mano che ci sarà la domanda. E noi siamo convinti che ci sarà. Peraltro, metteremo in campo anche le necessarie iniziative di promozione verso il Pianeta Impresa a livello nazionale e internazionale: anche da questo punto di vista stiamo approntando un'adeguata strategia per intercettare gli investitori del segmento medio-alto».

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ConfZes4aprilecontrattiCome e perché dovrebbe risultare conveniente investire da queste parti, alla luce della Zes?

«Si agisce in direzione della leva fiscale, per creare appunto la convenienza economica per le imprese, e verrà poi introdotta una forte semplificazione burocratico-amministrativa a beneficio delle stesse aziende investitrici. Ma soprattutto, accanto alla Zona economica speciale e alle risorse "ex 181" noi metteremo in campo un terzo fondamentale strumento: il Contratto di sviluppo che abbiamo sottoscritto col ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda l'anno scorso».

Per l'esattezza, era il 17 luglio del 2017. Tramite l'Accordo di programma per il finanziamento dei Contratti di sviluppo con Calabria e Campania, per la nostra regione si profilarono investimenti quantificati in 280 milioni di euro complessivi (per la Campania sono 600) volti a finanziarie 7 Contratti di sviluppo nei segmenti agroalimentare e turismo. Nello specifico, parliamo di 135 milioni di parte privata e 145 milioni di mano pubblica: 80 milioni di fondi strutturali dell'Fsc (il Fondo sviluppo coesione 2014/2020) li metterà il Ministero appunto tramite il Fondo nazionale per i Contratti di sviluppo, 65 milioni la Regione Calabria. «Somme alle quali s'aggiungeranno ulteriori 90 milioni stanziati il 27 febbraio scorso per i Contratti di sviluppo dal Cipe, il Comitato interministeriale per la Programmazione economica, che risulteranno una leva preziosa per il cofinanziamento degli investimenti che le imprese vorranno mettere in campo nelle aree interessate da Zes e "181" – mette in rilievo il Governatore –. E tutto questo, assieme, sarà il collante d'un progetto più complessivo che abbiamo tratteggiato impegnando risorse comunitarie e nazionali del Por, il Piano operativo regionale, e dell'Fsc, ossia il Fondo sviluppo coesione».

Complessivamente, qual è il cronoprogramma? E quanti posti di lavoro "varrà" la Zona economica speciale, in una Calabria affamata di lavoro e con la disoccupazione al 22% ossia, com'è stato giustamente osservato durante la vostra iniziativa a San Ferdinando, esattamente il doppio della media-Paese?

«Importante è prendere il via prima possibile. Appena partiti, vedrete che s'innescherà un circolo virtuoso importantissimo per quella Zona economica speciale che, ricordo, è peraltro la prima Zes in Italia e in tutta l'Europa occidentale. Le ricadute occupazionali naturalmente dipenderanno da mole e qualità degli investimenti privati che arriveranno: nel giro di alcuni anni, noi pensiamo che complessivamente, cioè considerando tutte le aree calabresi interessate alla Zona economica speciale, la misura potrebbe generale 10, fors'anche 15mila nuove opportunità di lavoro. Comunque, avremo un quadro più preciso tra qualche mese, quando avremo il misuratore della tendenza che si metterà in atto».