Reggio, Azione Nazionale ad Alfano: "Stato dimostri impegno nella lotta a criminalità"

"Signor Ministro, Ella oggi giunge in una città che versa in uno stato di grande difficoltà dopo una gestione commissariale disastrosa, la cui iniquità, anche alla luce di quanto deciso per il comune di Roma, è sotto gli occhi di tutti.
Non sorprende che la recrudescenza della criminalità organizzata si innesti in un processo di arretramento che riserva a Reggio l'impressionante ed innaturale esodo dei suoi giovani, spinti altrove dall'esigenza di allontanarsi da un contesto territoriale gravato dall'opprimente presenza degli uomini del disonore e dall'utopia che caratterizza il tentativo di inserirsi nel mondo del lavoro". Lo scrive Azione Nazionale Rc nella lettera aperta al Ministro Angelino Alfano, oggi in città.

"Senza ricorrere a giri di parole, è bene informarLa che la comunità reggina, il cui 60% ha disertato le urne nel 2014, oggi si riscopre vieppiù pervasa da una generalizzata rassegnazione che dice molto di una preoccupante e diffusa perdita di fiducia nei confronti dello Stato.
In riva allo Stretto, l'attuale contesto rischia paradossalmente di rafforzare la ndrangheta, soprattutto in termini di consenso e di controllo del territorio.
Questa pericolosa spirale va senza indugi spezzata, prioritariamente, con un recupero di credibilità delle Istituzioni che riaccenda ed alimenti nei cittadini la fiamma della Speranza, altrimenti gli archivi sono pronti a registrare oggi l'ennesima passerella di una legalità sterile, capace solo di generare autoreferenzialitá, di singoli e di gruppi.
L'auspicio, pertanto, è che la Sua visita a Reggio Calabria sia l'occasione per individuare strategie idonee a ripristinare un virtuoso connubio tra Istituzioni e cittadini, trattandosi dell'unico motore in grado di assicurare efficace energia ad un'azione di reale contrasto alla 'ndrangheta.
Sarà anche uno sforzo straordinario per lo Stato, ma è bene porre alla Sua attenzione che le Istituzioni periferiche potranno adeguatamente contrastare il pericolo del radicamento della mala pianta solo a fronte di un deciso potenziamento degli organici dei nostri tribunali, dove nessuno potrà ipocritamente negare il risalente collasso, prima ancora di quella penale, della giustizia civile, sistematicamente denegata nella sua irrinunciabile funzione di presidio della vita quotidiana del cittadino comune.
Lo stesso, mirato investimento dovrà essere assicurato alle Forze dell'Ordine, rivitalizzandole in termini di uomini, mezzi e risorse economiche idonee a renderle competitive nell'ottica di un supporto tale da consentire alle stesse di mettere a frutto un patrimonio di professionalità altrove difficilmente riscontrabile.
Del pari irrinunciabile, il sollecito irrobustimento degli organici della Prefettura, se davvero si intende rendere sostenibile ed effettiva l'attuazione delle leggi sul versante dei pubblici appalti e del dilagante fenomeno della corruzione.
Potenziare gli organici dell'Ufficio Territoriale di Governo equivarrebbe ad assicurare un qualificato, moderno ed adeguato supporto di protezione all'attività dei nostri amministratori che ridurrebbe drasticamente gli atti intimidatori cui gli stessi sono fatti oggetto con impressionante cadenza.
Il compito al quale lo Stato è chiamato dalle contingenze è senz'altro eccezionale, richiede il coinvolgimento delle più qualificate professionalità a disposizione, e lo schieramento, in questa delicatissima partita, di uomini e donne le cui credenziali siano di per sé garanzia che il servizio che essi andranno ad assicurare sul territorio sarà il contributo offerto ad un sistema efficiente, senza ridursi ad una occasione di carriera.
E' il momento di assicurare su questo versante una risposta chirurgica, incisiva e che non sia più, solo ed indiscriminatamente, repressiva.
Le scenografiche soluzioni tampone si sono rivelate peggiori del male, come è avvenuto con l'eccesso di ricorso alla normativa sullo scioglimento dei comuni: una legge che, lungi dal portare benefici o dal conferire autorevolezza all'apparato statale, si è dimostrata un incivile strumento di contrapposizione politica grazie al quale sovvertire la volontà popolare, tanto da ispirare serie perplessità presso elevati profili istituzionali che ne hanno, già da tempo, evidenziato l'inadeguatezza in uno alla necessità, ormai pressante, di una profonda rivisitazione che recuperi anche il nostro territorio alla pienezza della Democrazia.
La nostra comunità si attende, dunque, che la presenza e l'autorevolezza dello Stato si manifestino, dunque, diversamente.
Qui, più che altrove, si avverte, anche, il bisogno di azioni fortemente simboliche dello Stato, e se in un recente passato è stato salutato con soddisfazione l'ingresso della parola "ndrangheta" nella legislazione antimafia italiana, oggi non Le si tace, anzi Le si consegna, la preoccupazione che l'allarmante recrudescenza del fenomeno mafioso coincide con il paventato spostamento della sede principale dell'Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati a Roma, nonostante a Reggio Calabria esista uno straordinario e articolato patrimonio di professionalità maturate quotidianamente sul campo del quale il Paese potrà solo beneficiare in vista del recupero effettivo all'economia legale del frutto marcio dell'economia criminale.
Lo Stato dica oggi alla comunità reggina se intende incentivare e supportare con tutti i mezzi quelle realtà che, in un territorio cosí complicato, sono orientate a principi di legalità, onestà e trasparenza.
È questa la partita che si deve giocare per scongiurare che possa consolidarsi nella nostra Comunità il dubbio alvariano che vivere rettamente sia inutile".