Dopo 25 anni, giustizia per il brig. Marino: condanne definitive su Barbaro e Papalia

brigadiere marino antoninoA poco più di 25 anni dal delitto, finalmente verità e giustizia per la famiglia del brigadiere dei Carabinieri, Antonio Marino. La Cassazione ha infatti confermato al condanna disposta nel luglio dello scorso anno dai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria che hanno spedito in galera per 30 anni Francesco Barbaro, classe 1927, e Antonio Papalia, classe 1954.

Confermate dunque le condanne già disposte nel giugno 2014 dalla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, presieduta da Roberto Lucisano, che aveva stabilito la condanna a trent'anni di reclusione ciascuno per Francesco Barbaro e Antonio Papalia, entrambi originari di Platì. La condanna per i due imputati arriva nel processo d'appello per far luce sull'omicidio del brigadiere dei Carabinieri Antonino Marino, ucciso a Bovalino, nella Locride, il 9 settembre 1990. La Procura Generale aveva invocato la condanna per Francesco Barbaro e per Antonio Papalia. accusati di essere gli ideatori del delitto in cui perse la vita il brigadiere dei Carabinieri, Antonio Marino.

La Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, presieduta da Roberto Lucisano (Marialuisa Crucitti a latere) aveva disposto la riapertura dell'istruttoria dibattimentale nel procedimento per far luce sulla morte del brigadiere Antonino Marino, assassinato nel 1990 nella Locride. In particolare, la Corte aveva disposto l'acquisizione ai fini della trascrizione di un'intercettazione contenuta nell'indagine "Platino", condotta sulla 'ndrangheta del milanese. La Corte aveva disposto l'acquisizione su richiesta del sostituto procuratore generale Fulvio Rizzo, aggiornando il procedimento ai prossimi giorni per poter affidare l'incarico per la trascrizione dell'audio.

A parlare sono Agostino Catanzariti, storico uomo della cosca Barbaro-Papalia, e l'anziano boss Michele Grillo. In una conversazione intercettata, i due farebbero riferimento all'omicidio del carabiniere, intransigente e tenace nel combattere le 'ndrine della Locride nel corso della propria attività a Platì. Sulla morte del carabiniere indagherà la Dda di Reggio Calabria, anche sulla scorta delle dichiarazioni di Antonino Cuzzola, che molti anni dopo rispetto all'omicidio (avvenuto a Bovalino, nel periodo della festa del paese) raccontando che ad ordinare l'omicidio del brigadiere sarebbero stati i boss di Platì Antonio Papalia, Giuseppe Barbaro (cl. 48), Francesco Barbaro e Giuseppe Barbaro (cl. 56). Ma in sede giudiziaria le accuse del pentito non saranno ritenute sufficienti per arrivare a una condanna né in primo grado, né in appello. Ora l'intercettazione nell'ambito dell'inchiesta "Platino", che chiarirebbe anche le motivazioni, registrate dalla viva voce dei boss trapiantati al nord: "Il movente, perché dice che, nel paese, che perseguitava la famiglia Barbaro e menava sopra i "Castanu" e sopra di lui e di suo padre "Che dopo è stato ... deciso per ammazzarlo, l'hanno trasferito e dopo ... e là...".

Marino sarebbe stato ucciso per la propria intransigenza investigativa nei confronti delle cosche della Locride. Verrà dunque trasferito nella Piana di Gioia Tauro, ma i boss della jonica decideranno comunque di eliminarlo e attueranno il piano la sera del 9 settembre del 1990 a Bovalino Superiore, in occasione dei festeggiamenti per l'Immacolata. Il brigadiere stava ammirando i fuochi d'artificio insieme alla moglie e al figlio.