Le novità sugli alloggi popolari a Reggio, Falcomatà: “Niente più ombre”

Confcasepopolari1settembredi Anna Zaffino - "In un Comune che proviene da uno scioglimento è compito dell'amministrazione rimuovere non solo la macchia, ma qualsiasi ombra che ci può essere sulle procedure che il Comune sta portando avanti". Queste le parole del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà che stamattina a Palazzo San Giorgio afferma e promette a più riprese di voler avviare "una rivoluzione" all'interno dell'edilizia residenziale pubblica. Un settore il cui stato dell'arte necessita ancora di chiarimenti più specifici, di numeri e dati sui quali ragionare e di cui ancora non si ha precisa cognizione. Un settore caratterizzato da grossi e atavici problemi, per ammissione anche del consigliere comunale delegato Giovanni Minniti che assicura la volontà forte di intraprendere la lotta a "privilegi e speculazioni".

Ma qual è il percorso che l'amministrazione comunale promette di portare avanti sulla gestione degli alloggi popolari?

"Restituiremo alla straordinarietà – spiega Falcomatà – l'art. 31 della legge n.32 del 1996 che prevedeva l'assegnazione fuori bando per situazioni di emergenza abitativa, uno strumento è invece è diventato l'ordinarietà". Il sindaco poi annuncia anche che "all'interno del piano triennale delle opere pubbliche verranno stanziate delle somme per la manutenzione degli alloggi" .

A proposito invece della domanda abitativa, Minniti non ci sta e precisa che, a fronte di una forte domanda di alloggi popolari, occorre salvaguardare i diritti di "chi ne ha davvero bisogno". In quest'ottica, si sta pensando di procedere all'assegnazione delle case popolari agli aventi diritto del bando del 7 marzo 2005 (la cui graduatoria è stata pubblicata nel 2012). E soprattutto sarà presto (nessuna data di massima è stata comunicata) pubblicato – perché lo dice la LR 32/96 – un nuovo bando generale.

Stretta poi dell'amministrazione comunale sulla legalità in una città in cui l'impunità regna sovrana. Nelle intenzioni c'è la lotta serrata all'occupazione abusiva degli alloggi popolari perché "procederemo – afferma Minniti – a monitorare costantemente la situazione". E per farlo si dovrebbe avviare presto la creazione di una task force finalizzata a un miglior controllo del territorio: "Costituiremo con l'aiuto della Prefettura un gruppo di lavoro tra vigili urbani e altre forze dell'ordine".

Poi la gestione del rapporto con gli assegnatari. "C'e un problema culturale" ammette il consigliere comunale affermando che "alcuni chiedono i diritti" ma poi non ottemperano ai doveri arrivando "a non pagare neanche canoni di locazione di 7 euro al mese". Poi l'appello ai dirigenti: "E' un loro onere, per costringere a pagare occorre applicare la legge. E chi non paga deve decadere dell'assegnazione". Sul punto anche Falcomatà riflette su una pratica troppo consolidata in città: "Non si può vendere il proprio alloggio e poi chiedere l'assegnazione di un altro".

Entro la fine dell'anno verrà realizzata inoltre la "Carta dei Servizi" , una sorta di "istruzioni per l'uso", infarcita di diritti e doveri, sia per gli assegnatari sia per colori i quali vorrebbero accedere all'assegnazione.

Linea dura anche sulle richieste di cambio alloggio, che risultano frequenti soprattutto della zona di Arghillà. E applicazione rigida dell'art.5 della legge 80/2014 per la lotta all'occupazione abusiva di immobili.

Altro tema "caldo" è la dismissione del patrimonio edilizio. Le novità sul tema vanno nella direzione di dare un'accelerata alla vendita degli alloggi inseriti nei piani vendita: "Verrà superato – annuncia Minniti – il limite temporale per le domande di acquisto e sarà abolita la caparra di 1000 euro". In questo caso gli obiettivi sono due: "Dare la possibilità – spiega Falcomatà – a chi dopo tanto tempo vuole acquistare la propria casa di poterlo fare e consentire al Comune di liberarsi di immobili che oggi rappresentano un costo".

L'amministrazione inoltre "apre" all'Aterp con cui assicura di voler collaborare sinergicamente anche nell'ottica della realizzazione della città metropolitana.

Una grande partita poi si gioca anche sui beni confiscati. "La legge – sottolinea il primo cittadino – consente nell'ottica di restituzione alla legalità di beni che sono frutto di attività criminose anche la possibilità di utilizzarli a scopo abitativo. Tuttavia, molti di questi beni giungono al Comune in condizioni disastrose". Falcomatà spinge proprio su questo punto, evidenziando la necessità di un concreto utilizzo dei beni confiscati. "Stiamo portando avanti una battaglia seria per far sì che tutti i proventi della gestione delle procedure inerenti il sequestro e la confisca dei beni non vadano in maniera indifferenziata al Fug (Fondo unico giustizia), ma una quota rimanga sul territorio per poter essere utilizzati per riqualificare e poter destinare a uso abitativo beni che oggi sono dei ruderi. Gli Enti pubblici devono essere messi nelle condizioni di utilizzare questi beni, dobbiamo averne gli strumenti".