Reggio, confermata in Appello condanna per Gianrocco Foti: uccise due rumeni

fotigianroccoLa Corte d'Appello di Reggio Calabria ha confermato i 16 anni di reclusione inflitti in primo grado a Gianrocco Foti, impiegato incensurato accusato del duplice omicidio dei due rumeni, Ioan Lacatus e Ionela Hoholea, ritrovati cadaveri all'interno del bagagliaio di un'automobile in bilico sul pontile di San Gregorio, periferia sud della città nell'ottobre 2013. I giudici di Piazza Castello hanno dunque confermato quanto disposto in primo grado dal Gup Adriana Trapani, che per Gianrocco Foti aveva escluso la premeditazione, ma, soprattutto, riconosciuto la seminfermità mentale, condannandolo quindi a una pena tutto sommato "mite". Era stata la Polizia di Stato a condurre le indagini sul duplice omicidio. Subito dopo il ritrovamento dell'Alfa Romeo in bilico sul pontile di San Gregorio, infatti, la Squadra Mobile retta da Gennaro Semeraro inizierà una lunga serie di audizioni, soprattutto nell'ambito della comunità rumena. Fin da subito verrà individuata la figura di Gianrocco Foti, che aveva avuto un legame sentimentale con una prostituta un tempo fidanzata di Lacatus. Dopo aver identificato l'uomo, la Polizia effettuerà una perquisizione domiciliare, nel corso della quale verrà rinvenuta e sequestrata una Beretta 9x21: un'arma assolutamente compatibile con i bossoli rinvenuti all'interno dell'autovettura e con le ferite sul corpo delle due vittime. La comparazione, infatti, verrà effettuata in tempi record dal Gabinetto di Polizia Scientifica: gli uomini di Diego Trotta forniranno ai colleghi della Mobile un elemento fondamentale per le indagini, proprio quando Foti era già in Questura pronto a rispondere alle domande degli investigatori. Nel corso del formale interrogatorio svolto dagli inquirenti, Foti non potrà che confessare di essere l'autore materiale del duplice omicidio: l'uomo indicherà agli investigatori anche il cassonetto dell'immondizia dove recuperare gli indumenti sporchi di sangue, indossati al momento dell'omicidio. Una triste storia di degrado. Alla base del movente, infatti, vi sarebbe la relazione avuta con una prostituta rumena, che era riuscita, con vari stratagemmi, a farsi consegnare da Foti, a più riprese, oltre 25mila euro. Una volta troncato il rapporto, però, Foti cercherà di recuperare i propri soldi da Lacatus, sapendo dell'amicizia dell'uomo con la prostituta. Da qui, dunque, l'incontro dell'1 ottobre in tarda serata: in quell'occasione Lacatus, insieme alla 35enne Hoholea, avrebbe condotto Foti a San Gregorio a bordo dell'Alfa Romeo, con il pretesto di prendere il denaro. Qui, però, la situazione sarebbe precipitata. Secondo quanto riferito da Foti nel corso della propria confessione, i due rumeni lo avrebbero aggredito a bordo dell'auto, insieme ad altri tre connazionali che avevano accerchiato dall'esterno. Allora l'uomo avrebbe sparato diversi colpi di pistola (quattro o cinque) attingendo sia Lacatus, sia la Hoholea. Nulla si sa, invece, degli altri tre rumeni. Nella notte, dunque, Foti avrebbe caricato i cadaveri nel bagagliaio, cercando di gettare in mare l'autovettura, con l'ausilio di un grosso palo. Da qui, dunque l'esclusione della premeditazione. A pesare, invece, sulla dichiarazione di seminfermità mentale una consulenza disposta dal Gup al dottor Francesco Chimenz, che descriveva l'imputato come un soggetto con un deficit mentale.