Puniti anche in Appello i familiari di Cetta Cacciola e l'avvocato Pisani

cacciolamariaconcettaLa Corte d'Appello di Reggio Calabria ha emesso la sentenza del procedimento "Onta" sui fatti che porteranno alla morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, la giovane donna di Rosarno che morirà per ingestione di acido muriatico nell'estate 2011. Si tratta dello stralcio dei soggetti che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. L'unico a scegliere l'ordinario (venendo condannato in primo grado) è stato l'avvocato Gregorio Cacciola, uno dei soggetti chiave della vicenda. In quest'altra parte del procedimento, invece, vi era l'altro legale, Vittorio Pisani, nel frattempo divenuto collaboratore di giustizia.

Nel dettaglio, la Corte ha condannato i genitori di Maria Concetta, Michele Cacciola (a 8 anni e 8 mesi) e Anna Rosalba Lazzaro a 5 anni e 6 mesi e il fratello Giuseppe Cacciola a 7 anni e 4 mesi. Condannato a 2 anni e 8 mesi anche l'avvocato Pisani, che rimedia 2 anni e 8 mesi. Per il penalista sono state riconosciute le attenuanti generiche ed è stata disposta l'immediata scarcerazione.

Per mesi, sulla stampa, il fango aveva provato a ricoprire la dignità di Maria Concetta Cacciola e dei pm della Dda di Reggio Calabria. Articoli di stampa, insinuazioni, chiacchiericcio con cui veniva paventato che nella morte della testimone di giustizia avrebbero potuto pesare le presunte pressioni effettuate dagli inquirenti.

La Corte ha dunque avvalorato quanto disposto in primo grado dal Gup di Reggio Calabria, che aveva accolto la tesi portata avanti dai pm Giovanni Musarò e Giulia Masci, che avevano chiesto la condanna per tutti gli imputati.

Secondo le indagini svolte dai pm Musarò e Masci (nell'inchiesta ha operato anche il pm Alessandra Cerreti), nella morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, deceduta nell'agosto 2011 in seguito all'ingestione di acido muriatico, sarebbero coinvolti anche i due legali, Vittorio Pisani e Gregorio Cacciola.

Maria Concetta morirà dopo una vicenda molto complicata, che vedrà la giovane rendere dichiarazioni accusatorie contro la sua famiglia e poi ritrattare. Ma dietro quelle ritrattazioni vi saranno violenze e angherie di ogni genere.

I due legali avrebbero avuto un ruolo fondamentale in relazione alla ritrattazione (e alla fase che l'ha preceduta) della giovane Maria Concetta. La testimone di giustizia renderà dichiarazioni a partire dal maggio 2011, collegando i propri familiari alla potente cosca dei Bellocco di Rosarno. Morirà poi ad agosto, dopo settimane di violenze fisiche e psicologiche. Le manovre della famiglia, dunque, sarebbero partite fin da subito con l'obiettivo di stoppare le affermazioni della giovane. E in tal senso si inquadrerebbe il ruolo fondamentale svolto dagli avvocati Gregorio Cacciola e Vittorio Pisani. I genitori di Maria Concetta, infatti, penseranno fin da subito di far scrivere una lettera di ritrattazione alla figlia, accusando i magistrati di pressioni indebite: e qui si sarebbero avvalsi dell'avvocato Cacciola. Nonostante la ritrosia della giovane a rimangiarsi tutto, la famiglia insisterà e si affiderà ai servigi dei legali Cacciola e Pisani. Sarà una microspia nello studio dei legali a far emergere il grave quadro indiziario dei due avvocati, nell'attività di costrizione alla ritrattazione messa in atto nei confronti di Maria Concetta: una ritrattazione finalizzata – è evidente – allo scopo di favorire i Bellocco, tirati in ballo dalle dichiarazioni rese alla Dda: le conversazioni nello studio Cacciola, infatti, dimostreranno, a partire da ottobre 2013 la contiguità del legale con la 'ndrangheta

Due avvocati al servizio della famiglia, dunque. Cacciola perché legato da vincoli di parentela, Pisani perché legale storico della cosca Bellocco, clan ampiamente colpito dalle dichiarazioni di Maria Concetta e quindi sul piede di guerra. I due legali avrebbero avuto un ruolo determinante nelle pressioni che la famiglia Cacciola farà sulla figlia Maria Concetta, al fine di indurla a interrompere la collaborazione a ritrattare quanto già affermato ai pubblici ministeri.

Un materiale probatorio che verrà composto soprattutto grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Successivamente, ad arricchire il quadro delineato dalla Dda, anche la collaborazione di Pisani. Nel processo ordinario, peraltro, il pm Musarò si avvarrà anche delle dichiarazioni del medico Marcello Fondacaro.